“Giovannin”, ferite suturate Restaurata la fontana

L’inaugurazione ieri in Ponterosso. L’intervento di recupero finanziato dall’Inner Wheel Club. Fulvia Costantinides: «Un regalo alla città»
Lasorte Trieste 03/03/12 - Piazza Ponterosso, Fontana, Presentazione Restauro Putto Giovanin
Lasorte Trieste 03/03/12 - Piazza Ponterosso, Fontana, Presentazione Restauro Putto Giovanin

 

La fontana del Giovannin del Ponterosso è stata finalmente restaurata dopo gli atti vandalici che due anni fa avevano danneggiato le mani del celebre puttino. L'intervento di recupero è stato possibile grazie agli sforzi dell'Inner Wheel Club di Trieste, che ha voluto festeggiare il trentennale della sua fondazione facendo un regalo alla città. L'inaugurazione della fontana rinnovata si è tenuta ieri, e per l'occasione è intervenuta anche la fondatrice del club Fulvia Costantinides: «Abbiamo scelto di celebrare il nostro anniversario con uno dei "service" che da sempre contraddistinguono la nostra attività - ha spiegato -, in questo caso con una dimostrazione dell'affetto che il club porta alla propria comunità».

La fontana detta del Giovannin è una delle opere con cui nel corso del Settecento si crearono nuovi accessi all'acqua nel centro città: fu realizzata da Giovanni Mazzoleni a metà del secolo. Di poco successiva la statua del piccolo putto che lo scultore Giovanni Carlo Wagner collocò al di sopra della struttura e che da il nome alla fontana stessa. L'Inner Wheel Club ha sanato le ferite inferte alla statua dei vandali con uno stanziamento di fondi la cui entità viene definita «molto consistente», raccolta grazie al contributo della Cassa di risparmio del Friuli Venezia Giulia e della Banca di Cividale.

Il Laboratorio Restauri d'Arte di Viviana Deffar e Donatella Russo Cirillo ha curato il recupero della statua: «Il lavoro di riassemblaggio ci ha impegnate per circa tre mesi - hanno raccontato le restauratrici -, le mani del putto erano state divelte da diversi atti vandalici». La prima operazione da fare era la pulitura: «C'erano incrostazioni di licheni e alghe, per cui abbiamo dovuto trattare la pietra per eliminare le infiltrazioni di carattere biologico».

Poi si è iniziato il lavoro di ricostruzione vero e proprio: «La mano destra era distrutta in sette o otto frammenti - hanno spiegato -. Alla sinistra mancavano tre dita, e il pollice e l'indice erano staccati». Le sembianze originali delle dita mancanti hanno dovuto essere ricostruite con l'ausilio di materiale fotografico e tramite il paragone con l'altra mano: «Dopodiché le abbiamo riprodotte prima in creta, dalla creta abbiamo tratto lo stampo e con quello abbiamo realizzato la copia». Le nuove dita del Giovannin sono state infine incollate alla mano tramite un pernetto metallico.

«Sono piccoli lavori che portano via molto tempo - hanno concluso Deffar e Russo Cirillo -. Abbiamo ultimato il restauro soltanto pochi giorni fa perché ci hanno chiesto di farlo a ridosso dell'inaugurazione. Il timore era che qualcuno cogliesse l'occasione per vandalizzare di nuovo la statua. Sono atti assurdi: nel 2010 la presero addirittura a martellate»

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