Giovanni Arvedi: «In aprile la decisione sull’area a caldo»

Il proprietario della Ferriera di Servola incontra i dipendenti e annuncia la verifica dei sistemi anti emissioni a primavera

TRIESTE La sorte dell’area a caldo (cokeria, altoforno, macchina a colare) della Ferriera di Servola si deciderà tra marzo e aprile dell’anno prossimo. Lo ha fatto capire il suo stesso proprietario Giovanni Arvedi parlando ieri mattina (affiancato dal presidente di Siderurgica Triestina Andrea Landini), in quello che è stato definito “il primo incontro plenario”, ai dipendenti radunati in sala mensa ai quali alla fine ha dato due successivi appuntamenti: il primo nei giorni immediatamente precedenti il Natale per constatare che tutti i dispositivi per il contenimento delle emissioni nell’ambiente siano stati installati e siano effettivamente operanti; il secondo appunto all’inizio della prossima primavera per verificare la loro efficacia (di cui il presidente continua comunque a dirsi fermamente convinto) o meno.

Da questa verifica dipenderà il futuro dello stabilimento siderurgico con una forbice, rispetto alle due ipotesi, di ben 300 dipendenti. Per il medesimo periodo infatti, e non più per gennaio a causa del ritardo con cui verrà rilasciato il permesso a costruire che non è stato ancora emesso, partirà la produzione del laminatoio a freddo. Se tutti gli impianti rimarranno attivi serviranno 700 dipendenti, se l’area a caldo sarà dismessa si faticherà ad arrivare a 400. Quanto alle attività di banchina, che sono in forte crescita, ieri Arvedi ha accennato alla possibilità che siano esternalizzate a un’altra società.

C’è anche un’altra questione connessa che potrebbe ulteriormente complicare la situazione: affinché l’area a caldo sia economicamente vantaggiosa è necessario che la produzione mensile di tonnellate di ghisa passi dalle attuali 33mila, perlomeno a 46mila, meglio se a 50mila: si tratta in sostanza di aumentare la produzione di oltre un terzo per farla salire a 550-600mila tonnellate all’anno. Questione evidentemente legata ai target da raggiungere che sono previsti per il conseguimento del “premio di risultato” sul quale l’azienda ha raggiunto un accordo con le rsu, accordo del quale lo stesso Arvedi ieri si è rallegrato. Per ora c’è solo la firma di 4 rappresentanti dei lavoratori su 6: quelli di Failms e Uilm. Ieri Umberto Salvaneschi ha precisato che Fim-Cisl non ha rifiutato di firmare, ma ha chiesto «almeno 48 ore di tempo per valutare un documento allegato che è stato consegnato dall’azienda solo all’ultimo momento».

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Nella foto, un residente indica l’impianto e i piedi “neri” di un bimbo di via Pitacco (foto Lasorte)

Al termine dell’incontro Siderurgica Triestina ha emesso un comunicato con l’accento su altri temi. In primo luogo sull’«avanzamento del piano industriale per la messa in sicurezza e il rilancio dell’impianto». Quindi sui risultati delle diverse campagne di monitoraggio biologico effettuate sui dipendenti da una società specializzata: la prima a ottobre 2014 ad avvio della gestione St con gli impianti a regimi ridotti, la seconda ad aprile di quest’anno, cui seguirà una terza ad aprile 2016.

«Il raffronto dei risultati delle prime due campagne - rileva la nota - non ha evidenziato incrementi nei valori degli indicatori biologici analizzati. Al contrario, alcuni parametri sono in diminuzione grazie agli interventi di ammodernamento degli impianti e del sito e grazie alle nuove procedure di protezione individuale (mascherine a carboni attivi, guanti protettivi, eccetera) e collettiva (sul fronte igienico-sanitario).

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