Giovani in pensione a 71 anni

L’allarme Ocse mentre alla Camera si tratta su bonus bebè e Ape social. La grana web-tax  
Un ufficio dell'Inps
Un ufficio dell'Inps

ROMA. Dopo l’ok del Senato, la Camera inizia oggi la discussione generale della legge di Bilancio. Nonostante l’appello del governo per evitare il consueto “assalto alla diligenza”, ampi spezzoni della maggioranza spingono affinché vengano modificate alcune misure. Tra i più attivi si segnala Ap che punta a irrobustire gli stanziamenti per le politiche familiari che hanno consentito di rinnovare in extremis l’assegno del bonus bebè, ma in versione light. Ristabilire l’incentivo nella sua versione originale (80 euro di assegno mensile, triennale, per i nuovi nati) sarebbe infatti costato 185 milioni nel 2018 (fondi interamente trovati facendo ricorso al Fondo famiglia e al Fondo spese indifferibili) ma oltre 400 milioni nel 2019 e 2020. Troppi.

Ed è per questo che Palazzo Chigi ha deciso di prorogare il bonus solo per un anno di vita del bambino e con assegno dimezzato (40 euro) a partire dal 2019, riducendo i costi a 135 e 101,5 milioni. L’ipotesi che si fa strada è quella di portare a due anni l’incentivo pieno. Tra le possibili novità, potrebbe esserci un potenziamento dei fondi per ridurre il superticket. La manovra mette sul piatto 60 milioni per esonerare le fasce sociali più deboli dal pagamento dei 10 euro su visite specialistiche e diagnostica, ma buona parte della maggioranza ritiene insufficiente la copertura e vorrebbero aumentare la dotazione per estendere la platea dei beneficiari.

Sul fronte previdenziale resta in ballo la questione dell’eventuale proroga dell’Ape social, legata però all’esito della ricognizione sull’anticipo pensionistico a carico dello Stato in corso in queste ore, che dovrebbe quantificare i fondi non spesi finora da riutilizzare per portare da 11 a 15 le categorie di lavori gravosi che possono accedere: le stesse esonerate dall’aumento dell’età a 67 anni.

Sul tema pensioni c’è intanto l’allarme lanciato dall’Ocse per l’Italia. Secondo i calcoli dell’organizzazione parigina, infatti, l’Italia è il Paese, tra quelli avanzati, che ha per gli uomini l’età di uscita “effettiva” per pensionamento più bassa rispetto a quella di vecchiaia legale. In questo contesto la prospettiva della pensione si allontana per i giovani. Chi ha iniziato a lavorare a 20 anni nel 2016, con l’attuale assetto, potrà andare in pensione solo a 71 anni compiuti.

In tema lavoro, Mdp punta a rendere più costosi i licenziamenti, aumentando da 4 a 8 mensilità l’indennità minima in caso di licenziamento individuale nelle aziende con più di 15 dipendenti. La revisione degli sgravi contributivi per le assunzioni a tempo indeterminato è invece uno degli obiettivi di alcuni emendamenti Pd. Si ipotizza di dimezzare lo sconto dei contributi dal 50 al 25% ma di prolungarne la durata per 6 anni. L’intenzione è di incentivare la stabilizzazione dei lavoratori.

Scoppia la grana web-tax. Secondo i tecnici la proposta introdotta e approvata a Palazzo Madama pochi giorni fa, e ora all’esame dei deputati, va ricalibrata se non si vuole rinunciare a una fetta significativa di transazioni. Il mondo dell’e-commerce rischia infatti di rimanere fuori dal perimetro dall’imposta.

Il governo starebbe inoltre valutando la possibilità di riformare la disciplina dei contratti a termine, per ridurne la durata da 36 a 24 mesi, tagliando anche i possibili rinnovi (ora sono 5). L’obiettivo è quello di spingere le aziende ad aumentare i contratti a tempo indeterminato.

Riproduzione riservata © Il Piccolo