Giovanardi: «Soldi agli esuli per comprare»

Case in Croazia: «L’Italia usi i risarcimenti dei Beni abbandonati»
di Paola Bolis
Rovigno
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TRIESTE Considera «assolutamente importante» che la Croazia abbia aperto il mercato immobiliare agli italiani, anche per «poter ricostruire dopo la caduta delle frontiere un tessuto economico, sociale e culturale» qual era quello prima della guerra. E anzi, dice, «lo Stato italiano con i risarcimenti agli esuli deve mettere chi ha perduto i propri beni in grado di porre mano al portafoglio». E di potere tornare. Carlo Giovanardi, sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, parla alla vigilia dell’incontro che oggi a Trieste lo vedrà presente, alle 18 all’hotel Jolly, a un incontro del Pdl: una «festa di auguri organizzata dall’amico Bruno Marini», il consigliere regionale che sarà accanto al senatore Giulio Camber.


Gli italiani, sottosegretario, potranno comprare casa in Croazia. Furio Radin, presidente dell’Unione italiana e deputato del Parlamento croato, ha esortato anche gli esuli ad approfittarne: per ritornare e rafforzare presenza e identità italiane.

Radin è un grande amico, la penso come lui e non vedo ragione per cui non si debba in qualche modo contribuire a ravvivare un contesto che vive ancora: la storia non è stata cancellata. In Istria e nel Quarnaro l’elemento italiano un tempo conviveva con quello tedesco e slavo: credo sia possibile riparare le ferite della seconda guerra mondiale, mantenendo però dei punti fermi. Il discorso di Rijeka, per esempio...


Che lei ha sottolineato dover essere chiamata Fiume, almeno in Italia?

Sembra una piccolezza, ma è importante per salvaguardare l’identità. Questione di rispetto.


Tra gli esuli c’è chi ha sottolineato di non voler pagare per tornare in possesso di qualcosa che gli fu sottratto.

Capisco bene i loro sentimenti: sono vittime di una tragedia storica che toccò anche altre aree d’Europa. Diciamo che lo Stato italiano, con i risarcimenti, deve mettere in grado chi ha perso i beni di poter ricomprare. Anche perché è evidente che dopo oltre mezzo secolo andare a riconsiderare i singoli beni, con i molteplici passaggi di cui sono stati oggetto, è pressoché impossibile.


Però un mese fa un ordine del giorno del deputato del Pd Rosato, che impegnava il governo a inserire in Finanziaria risorse per un «equo e definitivo indennizzo» è passato nonostante il parere contrario dell’esecutivo rappresentato in aula dal sottosegretario Vegas.

Vegas non è stato in grado di prendere impegni per ulteriori stanziamenti: tutto ciò fa parte del gioco della demagogia. Piuttosto, esaurita la tranche per la legge del 2001, bisognerà fare i conti, vedere quanto è stato erogato finora nel tempo e quantificare seriamente i costi necessari a chiudere storicamente questo discorso. E poi chiuderlo, ma senza giocare a chi la spara più grossa. Entro un anno, un anno e mezzo al massimo dovrebbero essere esaurite tutte le domande. Però bisogna dire la verità: in Parlamento a interessarci di questo tema saremo in cinque... Purtroppo gli anni passano.


Sarebbe utile un gesto di pacificazione come un incontro a Trieste tra i tre Capi di Stato di Italia Slovenia e Croazia?

Tutto quanto serve alla pacificazione è positivo. Del resto, se vogliamo uscire da un nazionalismo stupido, bisogna che nel contesto europeo tutte le minoranze linguistiche - da quella tedesca in Alto Adige a quella italiana in Slovenia e Croazia - abbiano esattamente uguale trattamento: ma non si può negare in casa propria ciò che si rivendica in altro Paese.


Lei oggi viene a Trieste: parlerà dei Popolari liberali, di cui è leader?

In Friuli Venezia Giulia di delegati ne abbiamo già, la nostra è una presenza che arricchisce il Pdl nella tradizione degasperiana.


A marzo lei tornerà a Trieste per la quinta conferenza nazionale sulle tossicodipendenze.

Sarà un momento di riflessione. I paletti che poniamo sono invalicabili: uno, è illecito drogarsi. Due, il drogato è una vittima che va recuperata e non punita, al contrario degli spacciatori. Siamo a favore di tutte le terapie di recupero che non mirino a cronicizzare il malato: niente stanze del buco.

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