Giorno del Ricordo, il monito di Gorizia che ricorda gli infoibati: «Adesso scriviamo nuove pagine di storia»
GORIZIA «Il nostro obiettivo non è quello di rivangare sempre il passato, la nostra responsabilità è quella di scrivere nuove pagine di storia; e facciamo attenzione, perché quelle che vengono scritte qui, sul confine, assumono un peso maggiore». Nel Giorno del Ricordo Rodolfo Ziberna, sindaco di Gorizia e figlio di esuli, ha voluto guardare al futuro, più che al passato. Ha voluto costruire, più che distruggere. Lo ha fatto ricordando le parole del presidente della Repubblica Sergio Mattarella che, nel suo discorso dedicato alle tragedie degli esuli e delle foibe, ha nuovamente citato Gorizia e Nova Gorica come esempio di integrazione europea. «Siamo la testimonianza dei rapporti di fratellanza e coesione internazionale», ha ammonito Ziberna.
Dopo aver deposto in largo Martiri delle Foibe un omaggio floreale insieme al prefetto Massimo Marchesiello, al presidente del Consiglio regionale Piero Mauro Zanin, all’assessore regionale Sebastiano Callari, alla presidente dell’Anvgd Gorizia Maria Grazia Ziberna e al presidente della Lega Nazionale Gorizia Luca Urizio, il sindaco ha quindi posto l’accento sulla necessità di investire sulle nuove generazioni. «Quando il Parlamento ha istituito il Giorno del Ricordo, solo una porzione ridottissima della popolazione sapeva di cosa parlavamo. In questi 17 anni la fetta è cresciuta, ma la strada maestra è quella delle scuole. Dobbiamo investire affinché fra 10 o 15 anni i ragazzi siano consapevoli. Non dobbiamo dire loro cosa pensare, ma ciascuno dovrà poter trarre le proprie considerazioni. I nostri ragazzi devono avere gli elementi di conoscenza per poter poi esprimere un giudizio. La storia è importante, senza la storia non si può vivere il presente». Ziberna ha quindi concluso con un invito: «Cerchiamo di evitare le provocazioni di chi getta benzina sui rapporti tra le nostre comunità. Cerchiamo di far prevalere la forza del buon senso, la forza della conoscenza, la forza della cultura».
Tra chi si batte per recuperare i resti delle vittime delle foibe c’è la Lega Nazionale. Oltre a fare il punto sulle ricerche che hanno portato a scoprire tra gli infoibati anche 56 minori (27 dei quali nelle zone di Gorizia, Udine e Trieste), Urizio ha ricordato: «Vogliamo portare fuori i corpi e con questo portare la Regione prima e il governo poi a darci i finanziamenti per portarli a casa. Dobbiamo portarli a casa - ha ribadito -. Una cosa che anni fa sembrava un’utopia, oggi è un obiettivo che vediamo sempre più vicino. Non è solo vicino il fatto di fare un lapidario che ricordi queste persone, che ricordi finalmente chi è stato a ucciderle, è vicino soprattutto il momento in cui i loro cari potranno mettere un fiore sulle loro tombe».
In giornata, il prefetto Massimo Marchesiello aveva consegnato dei riconoscimenti ai familiari di quattro deportati: il maggiore dell’esercito Vincenzo Posa, il militare dell’esercito Oreste Stacul, il finanziere Luigi Pantalena e il carabiniere Umberto Abate. «Purtroppo non si è potuto ricordarli pubblicamente in teatro, ma era giusto ricordarli lo stesso», le sue parole. —
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