Giornata nera in Borsa per Fincantieri
TRIESTE. Fincantieri regina in Piazza Affari. Sì, ma regina delle “maglie nere” con un crollo verticale del 13,55%. Ieri mattina, non appena gli operatori hanno letto le indiscrezioni sul “Corsera” riguardo un aumento di capitale da 500 milioni e non appena l’azienda ha informato di un “profit warning” sui negativi risultati della controllata Vard, è iniziata in Borsa una giornata in salita per il titolo, entrato ben presto in asta di volatilità con picchi negativi del -19%.
Riammessa agli scambi verso le 10, Fincantieri ha proseguito nel trend discendente, chiudendo sotto i 60 centesimi. Seduta da dimenticare per una quotazione che nella sua breve storia non è mai riuscita a decollare e che, rispetto all’esordio del luglio 2014, ha perso quasi un quarto del valore iniziale (78 centesimi). D’altronde per una società capitalizzata a 1,1 miliardi di euro, la ventilata entità dell’operazione sarebbe sicuramente ragguardevole.
Verso le 9.30, alla luce della mala parata, Fincantieri ha emesso uno smilzo comunicato nel quale chiariva che «ad oggi nessuna decisione è stata presa e nessun advisor è stato incaricato di studiare tale operazione». Cassa depositi e prestiti, controllante di Fincantieri al 70%, ha ufficiosamente confermato questa linea. Che non ha convinto alcuno, perchè in realtà non smentisce l’eventualità prospettata, e infatti non vi è stata alcuna ripresa del titolo.
La ricapitalizzazione avrebbe una duplice, oggettiva ragione: supporterebbe lo sforzo finanziario del gruppo impegnato in un ampio programma di costruzioni crocieristiche e lo metterebbe al sicuro dal pessimo andamento dell’offshore, di cui Vard è l’alfiere. Equita Sim non esclude comunque che la provvista potrebbe servire a chiudere l’acquisto di Chantiers de l’Atlantique, sito atlantico francese specializzato nelle realizzazioni crocieristiche.
Il forte calo del prezzo del petrolio si è riverberato negativamente sull’indotto del settore, nel quale opera Vard, costruttore di unità specializzate per la ricerca oil&gas. Fincantieri controlla l’azienda norvegese al 55,63%, avendone acquisito la maggioranza durante il 2013 dalla sudcoreana Stx. Oltre alla forte flessione delle commesse, Vard deve fare i conti con gli irrisolti problemi dei due cantieri brasiliani, soprattutto quello più recente di Promar.
Due date concatenate consentiranno di comprendere meglio la salute finanziaria di Fincantieri: il 10 novembre il cda esaminerà i nove mesi del gruppo, mentre il giorno seguente toccherà al board di Vard fare il punto sul terzo trimestre. Gli allarmi hanno risvegliato un po’ di diffidenza tra gli analisti: Equita Sim ha abbassato il giudizio da comprare a tenere, mentre Banca Imi ha posto rating e prezzo «in revisione».
Già la semestrale di Fincantieri non era stata brillante. A fronte di una stagione record sotto l’aspetto acquisitivo (quasi 16 miliardi di ordini), il margine operativo era sceso al 5,8%, il rosso aveva segnato quota 19 milioni, la posizione finanziaria netta era lievitata a 220 milioni.
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