Giorgetti: «Idrogeno l’energia del futuro. In Friuli Venezia Giulia l’unico progetto che include tre Stati»
Il ministro dello Sviluppo economico arriva in regione: «Crisi Flex: necessario sviluppare un polo d’eccellenza»
TRIESTE Spinge sullo sviluppo della “valle dell’idrogeno” transfrontaliera del Friuli Venezia Giulia e guarda alle realtà produttive in difficoltà davanti agli stravolgimenti dello scenario geopolitico. Il ministro dello Sviluppo economico Giancarlo Giorgetti sarà lunedì 23 maggio in visita a Trieste, Gorizia e Monfalcone. L’esponente leghista del governo Draghi assicura impegno per il salvataggio della Flex, profilando anche il possibile coinvolgimento di Invitalia e la creazione di un polo d’eccellenza per l’elettronica. E rispetto alle difficoltà di approvvigionamento per le imprese, sottolinea gli sforzi per diminuire la dipendenza dell’Italia dall’estero, reperendo materie prime e fonti energetiche su mercati alternativi e avvicinando la produzione di componentistica fondamentale come i microchip.
Ma Giorgetti è qui anzitutto per la campagna elettorale e non mancano i complimenti all’operato di governatore del compagno di partito Massimiliano Fedriga, che però «credo possa fare molto anche a livello nazionale».
La sua visita comincia dall’incontro con il collega croato Filipović. Parlerete dell’Hydrogen Valley ideata da Friuli Venezia Giulia, Slovenia e Croazia? Che prospettive può avere il “progetto bandiera” del Pnrr regionale per l’economia locale? Possiamo cominciare a parlare di diplomazia dell’idrogeno?
«Parlerò con il collega dei programmi sullo sviluppo dell’idrogeno, che rappresenta il futuro delle fonti energetiche per l’Italia e per l’Europa più in generale. Ne ho discusso più volte con il governatore Fedriga, con il mio omologo sloveno e con il ministro croato Ćorić. Sono contento che Filipović abbia mantenuto il mio invito a venire a Trieste. Questa “hydrogen valley” è l’unico esperimento di progetto transfrontaliero sull’idrogeno presente in Europa e che coinvolge tre stati. Sicuramente il tema energetico è uno dei grandi spazi di azione di tutta la politica diplomatica e di relazione rispetto all’importante tema che ho più volte sollevato di autonomia energetica».
A Trieste è esplosa definitivamente la crisi della Flex. Cosa si sente di dire ai lavoratori e cosa all’azienda? Il Mise sta coordinando il tavolo: come si può gestire questa emergenza?
«La Flextronics sconta purtroppo problemi irrisolti, datati negli anni, come la situazione dei lavoratori interinali e l’assenza di un reale progetto d’investimento. Per dare una prospettiva concreta al sito triestino è invece necessario sviluppare un polo d’eccellenza tecnologico nel settore dell’elettronica, che tuteli tutte le competenze specialistiche e sia in grado di realizzare progetti da poter finanziare anche con risorse Pnrr. Da parte nostra c’è massima disponibilità al dialogo e nei prossimi giorni sono previsti altri incontri. L’auspicio è che i vertici del gruppo Flex si impegnino, pertanto, a non avviare azioni unilaterali ma a procedere in un confronto costruttivo per salvaguardare la strategicità dello stabilimento. La struttura per le crisi d’impresa del Mise, che sta gestendo il tavolo in stretto coordinamento con le Regione, si è già attivata per individuare tutti gli strumenti disponibili, a partire dal coinvolgimento di Invitalia, per trovare una soluzione alla crisi».
A Trieste arriva Bat, ma Flex si riduce. Qual è il modello di sviluppo che la città deve perseguire e cosa si può fare per generare insediamenti industriali collegati al porto?
«Bat ha investito in maniera importante a Trieste, altrettanto hanno fatto la tedesca Hhla, l’Ungheria con una società appositamente costituita dal governo, più cordate austriache – penso all’acquisizione in piazza Vittorio Veneto a Trieste – e la stessa Arvedi, che con un investimento importante ha continuato a scommettere sul futuro della città. Trieste, secondo i dati più recenti, è prima in Italia per qualità della vita, prima per occupazione femminile, è la città dove si sono trasferiti più italiani nel 2021, a conferma della sua attratività. Tutto questo in un contesto che vede il Friuli Venezia Giulia con un tasso di occupazione mai così alto nella storia, con un pil pro capite in netta crescita e che ha superato regioni importanti in termini di export, diventando la seconda in Italia. La città rimane legata al settore manifatturiero e si può sempre migliorare, ma mi sembra che abbia ben chiare le sue prospettive».
In Friuli visiterà Danieli e Abs. Da una parte l’eccellenza del polo dell’acciaio friulano, dall’altra la difficoltà ad approvvigionarsi di materia prima a causa della guerra. Come se ne esce?
«Sono realtà industriali d’eccellenza che ci invidiano in molti Paesi stranieri. Purtroppo il conflitto in Ucraina, oltre a essere un dramma umano, sta provocando conseguenze negative in campo economico. La crisi energetica, la difficoltà di reperire materie prime sono problemi che si sono acuiti e che sono alla massima attenzione del governo. Al Mise abbiamo istituito una task force che è impegnata da settimane nella ricerca di soluzioni alternative, soprattutto per quanto riguarda il reperimento di materie prime, in particolare quelle che ci vedevano maggiormente dipendenti dalla Russia e dall’Ucraina. Qualcosa si sta muovendo negli ambiti dell’argilla e dei materiali ferrosi: sono fiducioso di poter dare delle buone notizie a breve. Sul caro energia abbiamo messo in campo ipotesi che ci rendano maggiormente indipendenti rispetto ai paesi dell’Est e il governo è intervenuto con misure per calmierare i costi delle bollette, per le aziende e le famiglie».
Sempre a proposito di approvvigionamenti, la Electrolux chiude per alcuni giorni per mancanza di componentistica. Che può fare il governo?
«La mancanza di componenti per l’industria, penso ai microchip su tutti, sta mettendo in difficoltà tantissime imprese. Anche in questo settore l’Italia sconta la dipendenza dall’estero. Come Mise guardiamo con grande attenzione alla realtà di Stmicroelectronics, una joint venture italo francese che potrebbe rappresentare una strada per colmare questa grave mancanza. Attraverso gli strumenti che abbiamo a disposizione, penso ai contratti di sviluppo e adeguate misure, l’Italia può tornare protagonista anche in questo settore».
Fincantieri ha appena fatto la rivoluzione dei propri vertici. Che futuro attende la società rimessa in piedi da Giuseppe Bono e che significato ha la nomina di un generale mentre è in atto una guerra?
«Il generale in questione ha competenza non solo nell’industria della difesa, ma ha grande esperienza internazionale ed è quella che serve in una società come Fincantieri. Il futuro è nel solco del grande lavoro fatto da Bono e con grandi opportunità offerte da una domanda in evoluzione, in cui l’industria italiana può avere un ruolo di leadership».
Arvedi conduce un progetto di punta nella riconversione green, ma lamenta ritardi nelle procedure e ha richiesto il terzo anno di Cigs per la Ferriera. Ancora non arriva la firma per la realizzazione dei piazzali e la trattativa col Demanio sulla permuta delle aree è durata un anno e mezzo più del previsto. Perché tutti questi ritardi?
«Innanzitutto vorrei sottolineare che l’Accordo di programma sulla Ferriera di Servola è diventato una best practice a livello nazionale. Tutto quello previsto da questo accordo, in particolare la parte riguardante le politiche attive del lavoro, è stato realizzato nei 24 mesi previsti e il prolungamento della cassa integrazione è legato semplicemente a passaggi burocratici e amministrativi, che competono al Mef e all’Autorità portuale. Auspichiamo a breve si possa concludere l’iter completo».
Dal decreto aiuti agli incentivi auto, il governo sta varando una serie di interventi anticrisi per sostenere le imprese che, anche in regione, scontano gli effetti di pandemia e guerra. È sufficiente? E come si favorirà quella che lei reputa una priorità: la nascita di nuovi imprenditori?
«Abbiamo approvato il decreto Aiuti che prevede ulteriori sostegni anche per le imprese. Ma si tratta di misure eccezionali per tempi eccezionali. In generale, sono dell’opinione che qualsiasi incentivo deve arrivare dopo un’idea, a sostegno di un progetto, per essere efficace. Non esiste un incentivo che riesca a creare un imprenditore: stiamo lavorando per far crescere la cultura dell’impresa, per trasmettere il valore che essere imprenditori è bello e serve al Paese. Ma dato che sono una persona molto pragmatica e concreta, ho cercato di fare ordine nella giungla di incentivi esistenti. Dal 2 giugno sarà attivo il portale incentivi.gov cui potranno accedere tutti gli imprenditori e aspiranti tali. Chi ha un’idea mette dentro chi è, cosa fa e cosa vorrebbe fare e poi un con un click gli usciranno le risposte con 3, 4, 5 misure con le quali il governo può aiutarlo a coronare questo suo sogno».
Nel 2023 si vota per regionali e politiche. Fedriga è presidente del FVg e della Conferenza delle Regioni, ma c’è chi lo rivorrebbe a Roma. Lei che consiglio gli darebbe?
«Il governatore Fedriga ha amministrato benissimo la regione e ha mostrato il suo valore. Penso intenda ricandidarsi per la presidenza del Friuli Venezia Giulia, ma credo possa fare molto anche a livello nazionale». —
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