Gioielliere rapinato e ucciso. Ai raggi X auto e giro di amicizie

TRIESTE. Aldo Carli forse conosceva i suoi assassini. L’ipotesi sta iniziando a farsi largo tra gli investigatori con una certa insistenza: sono vari gli elementi che portano ad accreditare questa pista. Il settantacinquenne è stato trovato senza vita nella sua villa di via del Refosco, a Opicina, mercoledì attorno alle otto di mattina, probabilmente dopo una rapina. I criminali hanno anche tentato di soffocare la madre, una 94enne non vedente. L’hanno aggredita con un cuscino, mollando la presa quando pensavano di averla uccisa. Lei si sarebbe finta morta, riuscendo così a sopravvivere. Non ha visto, ma forse ha sentito abbastanza per capire cosa stava succedendo in casa, nel suo piano, quello che i ladri hanno messo a soqquadro. Cercavano qualcosa.
Ma chi ha fatto irruzione nella villetta probabilmente mirava proprio là: quell’abitazione. È certamente la più isolata dalle altre e la più vicina al bosco, quindi più favorevole per una via di fuga immediata, ma in zona si contano ville ben più appetibili. Non è un caso che gli inquirenti, che hanno iniziando a battere tutte le piste possibili, ora stiano setacciando l’intera rete di conoscenze e amicizie della vittima, familiari compresi. Chi ha visto, chi ha incontrato. Da chi e a chi ha telefonato. Ciò che si sa è che Aldo prima di andare in pensione possedeva una gioielleria in via Donadoni 1, già saccheggiata nel 2001. C’è un legame con questo passato da commerciante? L’uomo custodiva oggetti preziosi tra quei muri di via del Refosco? Soldi? Era in debito con qualcuno?
Ma il mistero è ben più fitto e ora si arricchisce di un altro dettaglio. La polizia scientifica di Trieste e di Padova, che ieri ha analizzato per tutto il giorno gli ambienti interni ed esterni dello stabile con il coordinamento del pm Federico Frezza, ha anche esaminato le due auto della vittima: una Fiat Croma, posteggiata nella villa, e una Punto lasciata fuori. I mezzi sono stati sequestrati. Circostanza, questa, piuttosto importante ai fini investigativi: gli agenti hanno trovato la Croma aperta con lo sportellino del cruscotto spalancato. I documenti riversi sul sedile. Sotto la macchina, stando a quanto viene a galla, sarebbe stato rinvenuto pure il bastone che il settantacinquenne usava sempre per sorreggersi. I criminali hanno dunque portato l’uomo lì dell’auto a caccia di qualcosa di specifico? Per poi picchiarlo, ucciderlo e trascinare il corpo dietro la casa?

La testimonianza della novantaquattrenne, che i ladri cercavano di soffocare con un cuscino, sembra però andare in conflitto con questa versione. Ecco perché: ad accorgersi del cadavere disteso sull’erba sarebbe stata proprio la moglie, la sessantaduenne Zdenka Poh, e non, come pareva finora, gli operai del cantiere accanto. Immaginiamo una possibile scena, usando le testimonianze fin qui raccolte. Sono circa le otto di mattina. La moglie è al piano di sopra e dorme. Non sente che i ladri hanno messo in disordine le stanze del piano sotto, presumibilmente a caccia di qualcosa di valore. Questo almeno secondo la deposizione della donna. Ma quando si sveglia il marito non c’è. Lo cerca e si rende contro del caos. Entra nella camera della novantaquattrenne e la vede sconvolta. «Lei mi ha urlato “hanno ucciso Aldo! Hanno ucciso Aldo!”», pare abbia riferito la moglie agli inquirenti. Se questo è vero, significa che il delitto è stato commesso davanti all’anziana e non all’esterno, vicino all’auto.
Il corpo comunque viene scoperto sotto. Quando Zdenka si imbatte nella salma non sa che fare. «L’abbiamo vista in preda al panico», raccontano i due operai che hanno chiamato la polizia. «Quando noi le abbiamo detto che in giardino c’era un cadavere, lei era già sotto choc...gridava “ci hanno derubato!”».
Il corpo è dietro, in giardino. Steso sull’erba, con gli occhi chiusi e un rivolo di sangue che scende dalla bocca. Il braccio è alzato sopra la testa, il polso ha chiari ematomi: come se l’uomo, ormai morto, fosse stato trascinato di peso. Forse per nasconderlo. Le scarpe erano buttate vicino al cadavere. Aldo indossava camicia e pantaloni, segno che non è stato sorpreso nel sonno. Era un mattiniero, confermano dalla famiglia. Ed è possibile che prima delle otto, cioè prima del rinvenimento della salma, si fosse già vestito.
La scientifica è andata a caccia di prove dappertutto. In casa, fuori. Ma ci sarebbe un ulteriore dato non trascurabile: il cancello della villa era aperto, sembra. Chi è entrato e ha commesso il delitto non avrebbe avuto dunque bisogno di arrampicarsi sui muretti o sulle inferriate. Forse è passato semplicemente dalla porta d’ingresso.
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