Gioielliere assassinato La teste conferma in aula il traffico illegale di oro

Un traffico di oro sottobanco. Favori sessuali. Truffe. Dietro l’omicidio di Aldo Carli, l’ex gioielliere di 75 anni ucciso nella sua villa di via del Refosco a Opicina nella notte tra il 19 e il 20 dicembre 2017, c’era un mondo torbido e pericoloso.
Un quadro, questo, già emerso nelle settimane successive al delitto su cui aveva indagato il pm Federico Frezza, ma che nell’udienza di ieri in Tribunale è apparso ancora più chiaro con la testimonianza di una quarantatreenne serba, amica di Olivera Ristic Petrovic. Quest’ultima è la donna con cui l’ex commerciante era in rapporti di stretta conoscenza dal 2011 e a cui il settantacinquenne, in passato, aveva prestato 240 mila euro tra contanti e gioielli.
La teste è stata sentita ieri mattina nell’udienza del processo che vede come imputata Ljubica Kostic, la quarantaseienne in carcere con l’accusa di concorso in omicidio. Kostic, difesa dall’avvocato Alessandro Giadrossi, è l’unica del gruppo di quattro serbi che aveva preso parte alla spedizione punitiva, culminata nell’omicidio, a essere finita nelle mani della giustizia italiana. Gli altri sono latitanti (o quasi): oltre a Petrovic e Kostic, c’era poi un uomo, Dusan Pejcic. Il quarto, invece, è un ex poliziotto, Milan Pesic: è in carcere in Serbia, detenuto per altre ragioni.
La quarantatreenne serba interrogata ieri in tribunale (la Corte è presieduta dal giudice Piervalerio Reinotti, giudice a latere Francesco Antoni) ha affermato di aver conosciuto Carli un mese e mezzo prima della sua morte. «Olivera – ha riferito la donna in aula – mi aveva chiesto di mandarle i soldi di Aldo. Poi lo stesso Aldo mi ha contattato per farmi vendere oro in nero. Voleva farmi diventare una sua intermediaria, avrei ricevuto il 10% degli incassi». Come accennato, la vittima e Olivera Petrovic si conoscevano da tempo. «Carli le dava l’oro per rivenderlo – ha confermato la teste – però lei ogni tanto si teneva il ricavato per sé. Lui le dava talvolta due o tre chili, ma Olivera lo truffava. Aldo comunque le voleva bene...e avevano avuto anche relazioni sessuali. E per anni, anche se Olivera aveva un marito e amanti. Poi lei si è messa insieme a un poliziotto serbo corrotto, accusato di aver assassinato una ragazza».
Questo, insomma, il giro in cui si era cacciato l’ex gioielliere di Opicina, che prima del pensionamento aveva un negozio in via Donadoni. Non è ancora stato spiegato dove e da chi Carli riceveva l’oro che poi rivendeva.
L’ex commerciante è stato ucciso in un agguato notturno. La banda di serbi lo ha legato e torturato. Il suo cadavere è stato rinvenuto il mattino successivo nel retro della villa di via del Refosco. —
G.S.
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