Gioco del rispetto, l’ira del centrodestra
Il caso, scoppiato alcune settimane or sono, aveva sollevato un’autentica bufera capace di varcare i confini nazionali, con un’eco ripresa da alcuni media inglesi e statunitensi. Adesso, ad un mese di distanza, continua ad infiammare la scena politica locale. Parliamo del progetto educativo “Pari o dispari? Il gioco del rispetto”, destinato alle scuole dell’infanzia, al quale ha aderito il Comune.
A oggi sono cinque le materne che hanno completato il percorso condiviso tra insegnanti e famiglie e dunque pronte a partire con l’iniziativa su un totale di 18 scuole dell’infanzia che hanno provveduto alla formazione degli educatori (78 complessivamente) e che seguiranno a ruota le battistrada.
Ma nel frattempo sono ben tre le mozioni urgenti che saranno discusse in Consiglio comunale e che ieri sono passate al vaglio della V commissione. Due di queste, presentate da Un’Altra Trieste e Forza Italia, chiedono la sospensione del progetto, mentre l’ultima, firmata dal consigliere della Lista Civica Indipendente Maurizio Ferrara, propone una strada alternativa.
«Questi sono i momenti in cui la sinistra torna a fare la sinistra - attacca Alessia Rosolen, Uat -. Agire cioè in modo improvvisato sulle menti dei bambini, rispolverando una visione arretrata sul ruolo delle donne. In questo progetto c’è un’ipocrisia di fondo che si nasconde dietro al pretesto di combattere gli stereotipi».
Sulla stessa lunghezza d’onda Forza Italia: «Questo progetto incarna una “colonizzazione ideologica” che ha come unico fine quello di scardinare la famiglia, attraverso un lavaggio del cervello dei più piccoli - va giù duro il capogruppo Everest Bertoli -. Il diritto dei genitori di educare i propri figli secondo i rispettivi principi deve essere riconosciuto e sostenuto: lo Stato non può sostituirsi alla famiglia su una tema così importante». Manuela Declich (Pdl) dà man forte: «I bambini non devono confrontarsi con le complessità, ma hanno bisogno di regole precise: questo progetto crea soltanto delle divisioni».
Accuse respinte al mittente dall’assessore comunale all’Educazione Antonella Grim: «Si tratta di affermazioni che non rispondono al vero: questo progetto non mira a confondere le differenze di genere, ma al contrario ad abbattere gli stereotipi. Non c’è dunque una posizione ideologica».
Concetti ripresi dal vicesindaco Fabiana Martini: «Il concetto fondamentale è quello dell’uguaglianza tra generi: un obiettivo per raggiungere il quale c’è ancora molta strada da fare. Questo perché alla base c’è un deficit di tipo culturale, che iniziative di questo tipo vanno a colmare». La mozione di Ferrara infine invita l’amministrazione comunale a dare un segnale forte, imboccando un’altra direzione: «Quella cioè di rendere obbligatorio l’insegnamento dell’uguaglianza tra uomo e donna e del ruolo paritario dei sessi all’interno della famiglia e nell’educazione dei figli».
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Riproduzione riservata © Il Piccolo