Giardino Rosmini dedicato agli inviati morti a Mostar

Ieri la cerimonia per l’intitolazione a Marco Luchetta, Alessandro Ota, Dario D’Angelo e Miran Hrovatin. «Caduti per far valere la libertà d’informazione»
Lasorte Trieste 12/05/14 - Piazzale Rosmini, Intitolazione Giardino a Luchetta, Ota, D'Angelo, Hrovatin
Lasorte Trieste 12/05/14 - Piazzale Rosmini, Intitolazione Giardino a Luchetta, Ota, D'Angelo, Hrovatin

Il giardino comunale di piazzale Rosmini è da ieri intitolato a Marco Luchetta, Alessandro Ota, Dario D’Angelo e Miran Hrovatin. «Caduti per l’informazione», si legge sulla targa che è stata scoperta dai familiari al termine di una toccante cerimonia che ha visto una folta partecipazione. Luchetta, Ota e D’Angelo vennero uccisi a Mostar il 20 gennaio 1994. Con i loro corpi fecero scudo per ripararlo dalle granate a Zlatko, un bambino che è stato poi il primo assistito dalla Fondazione che ha preso i loro nomi e grazie alla quale sono stati curati e aiutati già centinaia di bambini vittime delle guerre. Miran Hrovatin venne assassinato in un agguato a Mogadiscio assieme a Ilaria Alpi soltanto due mesi dopo, il 20 marzo 1994. Accanto ai parenti, agli amici, ai colleghi, alle autorità che ieri hanno voluto ancora una volta ricordarli, a vent’anni di distanza, un gruppo di scolari della Morpurgo, accompagnati dal preside e dalle insegnanti. «Un’uscita da scuola che dal punto di vista educativo vale senz’altro qualche ora di lezione - ha voluto esordire il sindaco Roberto Cosolini - perché siamo di fronte al ricordo di chi ha voluto far valere la libertà d’informazione e la volontà di raccontare gli orrori della guerra, della violenza e della sopraffazione fino al sacrificio della propria vita obbedendo a ideali di passione per il proprio lavoro e di professionalità». «La speranza è che passando di qua per andare a giocare in questo bel giardino - ha detto il presidente dell’Assostampa del Friuli Venezia Giulia, Carlo Muscatello - i bambini chiedano ai loro genitori chi fossero questi quattro signori che hanno i nomi sulla targa». E ha ringraziato soprattutto la vicesindaco Fabiana Martini, a propria volta giornalista, che nel giro di soli tre mesi ha risposto alla richiesta di intitolazione di un sito triestino perché come ha detto Daniela Luchetta ricordano il marito, «Marco amava molto questa città». Ma è un discorso che vale anche per tutti gli altri.

A Luchetta, Ota, D’Angelo e Hrovatin, lo ha sottolineato il presidente dell’Ordine regionale dei giornalisti Cristiano Degano, da vent’anni è dedicata una Fondazione e da dieci anni anche un noto Premio giornalistico che quest’anno vivrà la propria serata finale a luglio al Politeama Rossetti. Un breve ricordo è stato testimoniato anche dal vicepresidente della Provincia Igor Dolenc mentre l’assessore regionale Francesco Peroni ha sottolineato come «i giornalisti caduti hanno contribuito a formare la coscienza civile facendo maturare l’aspirazione al raggiungimento della pace e financo alla costruzione dell’edificio della nuova Europa che oggi si avvicina proprio a quelle terre dove tre di loro sono stati uccisi». «Qui celebriamo esempi di giornalismo vero, non di inutile gossip - ha concluso il presidente della Federazione nazionale della stampa Giovanni Rossi (presente anche il segretario Franco Siddi) - ma quello che è accaduto non deve succedere mai più. Chi è delegato a raccontare deve poterlo fare senza mettere a rischio la propria vita». (s.m.)

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