Giardini sfiduciato a Dolegna. Il Comune sarà commissariato

Otto consiglieri si dimettono in polemica con il sindaco facente funzioni che però rilancia: «Al 50% mi ricandido a maggio, valuterò la mia squadra»
Dolegna del Collio (GO) 11 Novembre 2018. Cerimonia Falcetto d'Oro. Foto Petrussi
Dolegna del Collio (GO) 11 Novembre 2018. Cerimonia Falcetto d'Oro. Foto Petrussi

DOLEGNA I consiglieri comunali si dimettono quasi in blocco (solo due le eccezioni) e l’assemblea civica di Dolegna decade. Ora arriverà il commissario prefettizio, traghettando la municipalità alle elezioni comunali del prossimo maggio.

Ha del clamoroso quanto avvenuto l’altra sera nella seduta consigliare del più piccolo Comune dell’ex provincia. Una decisione forte, quella dei consiglieri della lista “Terra e Cultura” , l’unica presente tra i banchi del consiglio stesso (cinque anni fa Diego Bernardis corse per la riconferma a sindaco confrontandosi solamente contro il quorum): il motivo è dovuto al netto dissidio tra i consiglieri ribelli ed il sindaco facente funzioni Enzo Giardini, che da maggio aveva preso il posto dello stesso Bernardis una volta che questi era stato eletto come consigliere regionale nelle fila della Lega. Da allora, infatti, le visioni di Giardini e di buona parte dei suo consiglieri (compresi i due assessori Carlo Comis e Sara Monetti), hanno iniziato a divergere pesantemente su parecchi argomenti.

Il clima insomma si è fatto difficile, fino alla clamorosa decisione presa giovedì sera da tutti i consiglieri con l’eccezione di Augusto Bodigoi e Chiara Camussi. Tutti gli altri hanno firmato il documento di sfiducia a Giardini e conseguenti dimissioni: si tratta appunto dei due assessori Comis e Monetti, e poi di Massimiliano Confin, Fabrizio Mascarin, Claudio Scaravetti, Marina Sgubin, Sergio Collarig e Loris Laurencig. Il passo è stato fatto depositando anche una lettera, nella quale i consiglieri dimissionari si dicono «convinti di aver messo a disposizione serietà, abnegazione, capacità, determinazione, lealtà, senso etico e delle istituzioni, nei confronti dell’intera cittadinanza che ci siamo onorati sin qui rappresentare e da cui siamo stati eletti», e sottolineano rivolti a Giardini di «aver provato con umiltà e correttezza, in questi otto mesi di percorso amministrativo in cui lei ha ricoperto il ruolo di facente funzione in seguito alle dimissioni del sindaco per nuovo incarico elettivo, a proseguire nel lavoro ed a mantenere il rapporto collaborativo e di fiducia che sempre avevamo e di cui andavamo fieri».

Ma, proseguono gli otto firmatari del documento, «questo spirito collaborativo, proattivo e di condivisione è venuto via via a mancare sempre più, in questi otto mesi, così come la sfiducia e quasi l’ostilità da parte sua nei confronti dei colleghi assessori che compongono la giunta, segnali palesi e, ahinoi, sotto gli occhi di tutti. La serenità del gruppo è venuta meno con tali atteggiamenti e un clima di tensione, non solo in giunta e consiglio, travalica anche al di fuori degli uffici e del perimetro municipale». Il diretto interessato, Giardini, è sibillino nel commentare la questione-dimissioni: «Ascoltano i guru della politica», ironizza sulla scelta dei consiglieri. «Io invece ho esperienza maturata sul campo, sono uomo della Prima Repubblica» .

E poi guarda all’immediato futuro. «Al 50 per cento mi candiderò a sindaco e per il restante 50 no: non ho ancora deciso, devo vedere la squadra che avrò a disposizione. Non posso certo avere il problema che chi mi sta vicino mi remi contro». –


 

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