Giardini inquinati, sarà caccia alle cause
Il Comune di Trieste si impegna a fare tutte le analisi necessarie a identificare le sorgenti inquinanti che hanno contaminato i giardini pubblici della città, dopo la bonifica. Nel mirino ci sono soprattutto gli spazi verdi di Servola e dintorni, e la possibilità che a causare l’inquinamento sia stato l’impianto siderurgico. È il risultato della petizione da 261 firme, raccolte soprattutto tra abitanti del quartiere, che il sindaco Roberto Dipiazza ha fatto propria in aula ieri sera.
Ha presentato la petizione Alda Sancin, portavoce dello storico comitato No Smog. Ha ricordato come le norme europee identifichino il principio secondo cui chi inquina paga. Ha poi aggiunto: «Le analisi dei campioni di terreno, eseguite da Arpa, evidenziano a Servola diossine e furani in quantità quasi doppia rispetto al resto della città». Il 90% dei firmatari della petizione risiede nei rioni di Servola, Chiarbola, Valmaura e nella zona di Monte San Pantaleone, ha detto: «Circostanza questa che attesta come il problema sia particolarmente sentito in tali aree e non possa venir sottovalutato o non approfondito in maniera risolutiva fino all’identificazione delle sorgenti inquinanti interessate». Questa la richiesta: «Che l’episodio non venga definitivamente archiviato come un caso di “inquinamento diffuso” e che di conseguenza, contestualmente alle necessarie ed urgenti operazioni di bonifica ed applicazione del fitorimedio» il sindaco si impegni ad attuare «tutti gli atti opportuni e necessari al riconoscimento delle sorgenti inquinanti». Sorgenti che vanno identificate nei particolari per «individuare eventuali responsabilità dirette» e «stabilire se siano ancora attive».
L’assessore all’Ambiente Luisa Polli ha assicurato che, dopo la bonifica, il Comune andrà ad analizzare nel tempo i terreni ripuliti: «Così capiremo se e quali fonti inquinanti sono ancora attive». Così il sindaco: «La petizione la faccio propria. Nelle prossime settimane ci saranno passaggi importanti. Il 25 maggio saremo al ministero dell’Ambiente, in una riunione in cui sarà convocata anche Siderurgica triestina, per parlare delle inadempienze sull’accordo di programma. Per noi la chiusura dell’area a caldo resta l’obiettivo primario».
Il tema è stato affrontato anche da due domande di attualità, una del capogruppo Fi Piero Camber e una della consigliera M5S Cristina Bertoni, che ha commentato: «Ci preoccupano invece le dichiarazioni dell’assessore Polli che vuole monitorare le deposizioni degli inquinanti solo dopo la bonifica dei terreni». Cosa che per il M5S allungherà ulteriormente i tempi. Camber ha rilevato invece come «l’Aia non tiene conto dell’inquinamento acustico, che nel caso della Ferriera era già stato acclarato da Arpa in due diverse occasioni in passato. In queste condizioni quel documento è nullo o annullabile». Sempre nella giornata di ieri, il Comune ha emanato un comunicato in cui il sindaco commenta la relazione inviata dal gruppo Arvedi in risposta all’ordinanza seguita alle fumate del 18 aprile: «Non risponde alla richiesta di tutela dei lavoratori della Ferriera e della salute dei cittadini». Per questo motivo il Comune l’ha inoltrata ad Arpa, Azienda sanitaria e alla Procura della Repubblica.
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