Gianotti: «Conoscenza accessibile a tutti per aiutare a ridurre le disuguaglianze»

TRIESTE Se è diventata una fisica, lo deve a un professore delle superiori, che è riuscito a farla innamorare della materia. Ma di mezzo c’è anche un libro, la biografia della chimica e fisica polacca naturalizzata francese Marie Curie, una donna che in casa si destreggiava tra i fuochi e il laboratorio. Per inaugurare Trieste Città europea della scienza, ieri, c’era anche Fabiola Gianotti, la direttrice generale del Cern, ora al secondo mandato.
Per lei, la scienza può essere lo strumento idoneo per affrontare le crisi come quelle della pandemia. Perché?
Racchiude “un sistema di valori, che promuove la collaborazione tra scienziati di tutto il mondo” e questo è necessario “per affrontare le sfide globali”.
Con il Covid scienza e scienziati hanno agito in prima linea, ma era necessaria una pandemia per mostrare al mondo che la scienza alla fine riguarda tutti?
Sì, la pandemia ha portato la scienza in prima linea, con parte dei governi che si avvalgono dei pareri di scienziati e i cittadini che ascoltano le risposte di vari esperti. Tutto ciò va benissimo, ma è molto importante che con la fine della crisi la scienza non venga relegata in un cassetto per essere richiamata alla prossima crisi, perché il miglior modo per affrontare queste ultime è quello di evitarle.
E come?
La scienza non ci fornisce solo conoscenza e strumenti, ma è proprio un sistema di valori, che promuove la collaborazione tra scienziati di tutto il mondo. Quest’ultimo aspetto è importante per affrontare le sfide globali, come una pandemia. La scienza inoltre fornisce anche gli strumenti di conoscenza e di educazione che permettono alle persone di crescere e funge quale strumento per ridurre la disuguaglianza, che purtroppo ancora oggi è presente nel nostro pianeta. La conoscenza e l’educazione scientifica sono strumenti importanti, che permettono alle persone di svilupparsi e ridurre le disuguaglianze. È importante che tutti abbiano accesso a tali strumenti.
A livello pratico com’è possibile diffondere un’educazione scientifica?
Ad esempio pubblicando degli articoli di giornali aperti a tutti, non a pagamento, sviluppando degli hardware a disposizione di tutti e cercare di promuovere attività educative su tali temi.
Che cosa ha fatto il Cern nell’ambito della pandemia?
Abbiamo utilizzato competenze e tecnologie per aiutare la società in varie direzioni. Abbiamo utilizzato i nostri laboratori meccanici e chimici per produrre mascherine e gel igienizzante per scuole e ospedali locali in Svizzera e Francia. Abbiamo sviluppato anche un ventilatore per persone in cura in terapia intensiva, particolarmente adatto per i Paesi in via di sviluppo. Abbiamo messo a disposizione le nostre grandi infrastrutture di calcolo per gli scienziati che sono in prima linea per la lotta al Covid e piattaforme “open access” per archiviare dati legati alla pandemia.
Donne e scienza: quali sono le strategie da mettere in campo per evitare gli stereotipi ancora presenti in questo ambito e attenuare la diseguaglianza di genere?
A partire dalle bambine, bisogna diffondere loro dei messaggi corretti, cioè che la scienza fa per tutti, che non ci sono lavori per uomini e per donne e che permette di aiutare ad affrontare le grandi sfide. Perché la scienza è sexy, non è qualcosa di arido o non interessante.
E poi?
Aiutare le donne che hanno intrapreso un’attività nel campo della ricerca scientifica a portarla avanti, dando loro le strutture di conciliazione lavoro-famiglia e assicurarci che le carriere vengano monitorate per la parità. Al Cern abbiamo fatto molto a questo proposito. Donne e uomini avanzano in maniera simile. Le donne rappresentano il 20% del personale. Non è tanto, ma quando ho iniziato come giovane post doc nel ’95 eravamo solo l’8%: c’è stato progresso ma bisogna andare avanti. —
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