Gialuz: «Barcolana, un evento di Trieste intera. Tutti nella stessa barca per tutelare il mare»

TRIESTE «La Barcolana è di tutta la città, non si schiera a destra o sinistra. E con il 50esimo anniversario diverrà sempre più un evento a 360 gradi». Il presidente della Società velica Barcola Grignano Mitja Gialuz tira dritto sulle polemiche sul manifesto di Marina Abramovic - «quando si coinvolge un'artista della sua statura bisogna aspettarsi una dose di provocazione e ironia» - e delinea lo spirito con cui verrà festeggiato il mezzo secolo di vita della regata più grande al mondo.
Gialuz, per Barcolana 50 avete organizzato una duplice presentazione in grande stile.
La prima si è svolta a Milano, in una sede prestigiosa in via Monte Napoleone. La seconda in una sede istituzionale ancor più pregnante: l’ambasciata d’Italia a Londra, presente l’ambasciatore. Abbiamo parlato della Barcolana e tramite essa abbiamo promosso il territorio e la città di Trieste. Ma è solo l'inizio: ci saranno tanti altri appuntamenti, a Trieste e all'estero.
Il pubblico di Barcolana si è ampliato. Come crescere ancora?
Da anni lavoriamo per farne un evento a 360 gradi. Ormai è un vero festival dedicato al mare, elemento che ha fondato lo sviluppo di Trieste nei secoli. Usiamo tantissimi linguaggi: musica, teatro, letteratura, solidarietà. Ma anche gli altri sport, come il nuoto. Sarebbe sbagliato ridurre la Barcolana solo a una regata velica. Non a caso in questi giorni abbiamo lanciato un bando rivolto a privati, enti e associazioni che vogliano proporre iniziative da mettere in calendario. Arrivano proposte straordinarie.
Quali sono le linee guida per il 50esimo?
Seguiamo due filoni principali. Il primo, il posizionamento internazionale. Nel 2017 siamo divenuti la regata più grande al mondo e ciò comporta delle responsabilità. Anche il manifesto aveva questo scopo, dare un messaggio semplice in una lingua internazionale.
Poi ci torniamo. L'altra linea guida?
La celebrazione di 50 anni di storie di Barcolana, al plurale. Ci sarà la Storia con la “s” maiuscola, quella dei vincitori e dei presidenti, ma anche le storie dei tantissimi che hanno scritto pagine straordinarie della manifestazione. C'è anche una sezione del sito dedicata al “C'ero anch'io”, in cui tutti possono inviarci foto delle loro Barcolane, non necessariamente in barca.
Come siete arrivati al manifesto di Abramovich?
L'idea nasce da una proposta di Carlo Bach, direttore creativo di Illy con cui lavoriamo da anni per portare il linguaggio dell'arte nel contesto di Barcolana. Quest'anno volevamo dare un messaggio universale, per il 50esimo: non potevamo limitarci all'autocelebrazione. Abbiamo pensato alla tutela del mare e dell'ambiente. E quando Bach ha suggerito che fosse Abramovich a realizzarlo sono saltato sulla sedia: una delle più note artiste del mondo, un vero onore.
“Siamo tutti nella stessa barca” si riferiva all'ambiente, quindi?
Sì, abbiamo iniziato a lavorare a gennaio con quest’idea. E Marina Abramovic l'ha interpretata con il suo simbolismo, il suo linguaggio provocatorio e una grande ironia. L'urgenza era di richiamare la necessità di farci tutti carico del mare e delle sue fragilità. E mi pare che l'obiettivo sia stato raggiunto. Inoltre, credo che il messaggio sia molto collegato allo spirito della Barcolana: tutti assieme alla linea di partenza a condividere un'emozione unica.
Nessun riferimento alle scelte del governo, quindi?
Allora eravamo lontani dalle emergenze attuali. Sono stupito la si butti in politica. Il messaggio è alto e universale. Non è di destra o sinistra perché la Barcolana non si fa fazione, è l'evento di tutta la città. È in fondo pure il senso del manifesto: prendere la bandiera che nel Novecento fu il simbolo della parte e metterci un segnale universale, rivolto a tutti.
Le reazioni dei cittadini?
Ha fatto discutere e questo è ciò che conta. A tanti piace e ad altri no. Moltissimi ci hanno scritto per acquistarlo, cosa mai vista. Altri l'hanno preso come spunto per rielaborarlo, in modo critico o ironico. Pubblicheremo le migliori elaborazioni.
Nel futuro di Mitja Gialuz, invece, cosa c'è?
Il mio futuro lo vedo nell'organizzare Barcolana 50. Garantisco che è una mole d'impegno più che sufficiente. —
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