Gialuz: «Barcolana da rinnovare: più iscritti e più vicina alla città»
Rinnovare la Barcolana, adeguandola ai tempi ma senza stravolgerla. Riavvicinare i triestini alla regata, incrementando il numero degli iscritti. E lasciare la politica fuori dalla sede di viale Miramare, dialogando però sempre con tutte le istituzioni. Sono alcune delle basi su cui poggia il progetto di Mitja Gialuz per la Svbg. Da ieri il docente universitario ed ex velista è anche formalmente al timone della Società velica di Barcola e Grignano, dopo il trionfo elettorale di domenica. Consultazione che ha sancito l’ingresso nel consiglio direttivo Svbg della sua squadra: ventiquattro ore più tardi, la prima riunione del board ha ufficializzato le cariche interne. Con Gialuz, appunto, nuovo presidente del sodalizio che organizza la Barcolana.
Gialuz, partiamo dalle questioni per cui la precedente gestione (guidata da Vincenzo Spina) era stata contestata: incrementerete il canone sociale annuale?
I soci hanno già messo mano al portafoglio, con il contributo straordinario deliberato per rimettere in pareggio il bilancio 2013. La Svbg al momento è sana. I canoni andranno adeguati come i contributi per i servizi, ma non ho mai condiviso l’idea del mio predecessore di raddoppiare la cifra. Non siamo uno yacht club, ma una realtà sociale, inclusiva: come la Barcolana, che deve avvicinare tutti alla vela. È uno dei valori fondamentali della regata, veicolo formidabile nel trasmetterli, a partire dalla democraticità garantita: alla Barcolana si parte sulla stessa linea, la stessa possibilità per tutti. Uno degli obiettivi sarà quello di far tornare i triestini alla regata: negli ultimi anni ci sono stati sempre meno iscritti.
La gestione economica fra evento e attività della società rimarrà unica?
Dovremo studiare, approfondire e valutare. Per tenere assieme la componente dell’appartenenza alla Svbg e la professionalità necessaria per organizzare un evento di questa portata.
Quale ricetta per rinnovare una Barcolana che forse rischia di pagare una certa monotonia?
Ci sono due piani diversi su cui ragionare. Il primo è quello del numero degli iscritti: dobbiamo ripartire dal nostro mare, in questo sono tradizionalista, e andare a battere tutti i marina dell’Adriatico. La massa la faranno i nostri vicini. Sul versante della contendibilità della gara, verificheremo.
Qualche idea, però, ci sarà: cosa potrebbe cambiare?
C’è l’esigenza di avvicinare la regata a quello che è il suo stadio naturale (quindi alla città, ndr). Però dovremo confrontarci con tutti, al fine di contemperare l’esigenza di spettacolo e la tutela della sicurezza. La parola d’ordine: innovare, crescere.
Il percorso attuale la convince? Sarà modificato?
Sospendo il giudizio perché l’anno scorso non è stato provato tutto (era stata ridotto con traguardo anticipato per il poco vento, ndr). Andrà rivalutato.
Come tutelare i “piccoli”?
I “piccoli” devono regatare assieme ai “grandi”. La forza della Barcolana è in questa alchimia, nel fatto che tutti stiano assieme.
Quali variazioni agli eventi a terra?
Bisognerà riflettere. Ma non si può chiedere alla Svbg di sobbarcarsi una spesa per eventi a terra che sono molto onerosi: solo il palco in piazza Unità, ad esempio, costa qualche decina di migliaia di euro. Una spesa che non si può sostenere nella situazione attuale. Ciò non significa che organizzeremo una manifestazione in tono minore.
Cioè?
Rifaremo gli eventi Barcolana tenendo conto delle esigenze degli sponsor, mantenendola “energetica” ma spendendo meno. E senza compattare gli appuntamenti in meno giorni: l’obiettivo resta quello di proporre una settimana di festa della vela e del mare. Trieste è anche la città della Barcolana, cosa che ha un valore simbolico per un rapporto senza eguali con il suo mare. L’evento rappresenta un’iniezione di fiducia per la città, oggi non ce ne sono tante.
Riuscirà a dedicarsi appieno al ruolo di presidente Svbg, conciliandolo con il suo lavoro di professore universitario (Gialuz insegna Procedura penale all’ateneo triestino)?
Sarà dura, ma non ho preoccupazioni di questo tipo. È compatibile.
Lei ha fatto parte anche dell’assemblea provinciale del Pd, è ancora impegnato in politica?
In questo momento la politica, intesa nel senso di attività partitica, non entra nella mia vita. La politica intesa come impegno verso la comunità sì, avviene ad esempio in un’istituzione quale la Fondazione CRTrieste del cui Consiglio faccio parte. Peraltro ho accettato di guidare una società composita come è la Svbg, nella quale credo la politica non debba entrare. Questo non significa che non terrò i rapporti con gli enti istituzionali: la mia interlocuzione sarà aperta, franca con tutti, dalla Regione alla Provincia, dal Comune all’Autorità portuale, alla Camera di commercio, all’Università.
Della sua squadra in seno alla Svbg fa parte l’ex presidente Mauro Parladori, che nel 2005 aveva lasciato il vertice del sodalizio non senza tensioni interne.
Mauro Parladori è una risorsa della società, è stato un ottimo presidente e ho bisogno di avere al fianco una persona di esperienza e di cui mi fido totalmente come lui. Non vanno date letture al passato. La mia è stata una candidatura, l’ho sottolineato anche nell’assemblea dei soci di domenica, libera da vincoli del passato: il senso è voltare pagina, guardare avanti, superare una gestione che ha portato alla sclerotizzazione all’interno della società. I soci l’hanno capito e di questo li ringrazio. Non era mai capitato che una compagine così coesa entrasse nel direttivo.
Lei ha affermato di aver apprezzato il passo indietro di Ennio Bandelli prima delle elezioni del direttivo e di essere pronto a dialogare con lui. Avrà un ruolo in società?
Ennio Bandelli è una risorsa della Svbg. Anche nell’assemblea ha dimostrato il suo profilo volto a unire la società per rilanciarla. Saremo aperti al suo contributo di esperienza, ma ad ora non ci sono ruoli direttivi nella società dove poterlo inserire. Nella sostanza, però, sarà una persona con cui mi confronterò: continua a vedere bene attualità e futuro.
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Riproduzione riservata © Il Piccolo