“Giallo” sul futuro di Insiel Mercato

Una cordata interessata all’acquisto del “ramo Pa” accusa Tbs: «Non rispetta gli accordi». L’azienda smentisce
Di Massimo Greco
Silvano Trieste 28/03/2015 Teatro Verdi, Trieste Citta' Europea: La Via per Crescere
Silvano Trieste 28/03/2015 Teatro Verdi, Trieste Citta' Europea: La Via per Crescere

Ancora Insiel Mercato, società controllata dalla triestina Tbs Group, alla ribalta della cronaca economica: stavolta non si tratta di ammortizzatori sociali, ma di una delicata questione di carattere societario sollevata da fonti vicine a una cordata interessata all’acquisto del ramo d’azienda specializzato nella Pubblica Amministrazione (Pa). Questione che viene sollevata, con inequivocabile tempestività, proprio il giorno prima del cda Tbs, che oggi esaminerà cosa fare del settore “information technology” (it).

La faccenda si pone nei seguenti termini. Un ex consulente di Tbs, Giovanni Esposito, ha presentato già un paio d’anni orsono un’offerta vincolante relativa all’acquisizione del ramo Pa di Insiel Mercato.

La trattativa, secondo le fonti vicine a Esposito, avrebbe visto richiedere da parte di Tbs un “impairment test” sugli asset post-cessione e una “fair opinion” sul prezzo offerto. I test sarebbero stati superati e - stando alla narrazione di questa fonte - il cda Tbs si sarebbe occupato della proposta a più riprese, tant’è che nel dicembre 2015 sarebbe stato definito un memorandum che fissava le modalità della cessione, previa scissione del ramo Pa e conferimento dello stesso in una nuova società.

I termini del memorandum scadevano in aprile e, secondo la stessa fonte, non sarebbero stati rispettati. Tra l’altro Esposito aveva trovato un partner industriale ritenuto importante: la Halley Informatica, azienda di punta nel software per la Pubblica amministrazione, con sede a Matelica (Macerata), con ricavi da 26 milioni, con 400 addetti diretti. Dati ai quali vanno aggiunti quelli delle società in franchising.

La fonte vicina a questa cordata Esposito-Halley sottolinea inoltre che la proposta avrebbe comportato il riassorbimento di 7 dipendenti in Cassa integrazione “zero ore” e la cancellazione della Cassa per altre 20 unità impiegate in Insiel Mercato.

Il dossier sarebbe diventato scottante quando il 26 aprile scorso Tbs ha avvertito la cordata Esposito-Halley circa una nuova offerta di acquisto, che stavolta avrebbe riguardato l’intera Insiel Mercato. Non ci sono annunci e/o conferme, ma sembra che la proposta concorrente sia stata presentata dalla trentina Gpi, che opera nell’informatica sanitaria.

Ma il duo Esposito-Halley non ci sta e, temendo di veder sfumare l’operazione, paventa un’azione legale per ottenere un risarcimento - sostiene la fonte - con un valore ancora da stimare, in aggiunta alla penale ammontante a 100 mila euro. Sindacati e Regione non sarebbero stati avvertiti di trattative e memorandum, questo fatto - sempre secondo la fonte - potrebbe mettere a repentaglio la firma per la Cig avvenuta al ministero del Lavoro a metà marzo.

Deliberatamente asciutta la reazione ufficiale di Tbs, che «non ritiene di essere venuta meno, nè nella forma nè nella sostanza, ad alcun accordo con terze parti». Lontano dal microfono, si chiarisce che ogni accordo prevede riservatezza e che gli obblighi della legislazione borsistica sono ben noti (Tbs è quotata nel segmento Aim di Borsa Italiana). E comunque sarà l’odierno cda ad assumere le decisioni del caso in merito alla branca aziendale “it”.

Di Insiel Mercato si è cominciato a parlare insistentemente dalla fine di febbraio, in seguito alla richiesta di Cassa integrazione straordinaria (Cigs) avanzata da Tbs: tagli alla sanità pubblica e mancato rinnovo di contratti con la Regione Fvg motivavano il passo aziendale. A marzo l’accordo in sede ministeriale, che statuiva Cigs per 12 mesi, con 18 unità “zero ore” e 42 a rotazione. Insiel Mercato ha chiuso in rosso il bilancio 2015, rosso mitigato dalle buone prestazioni della controllata austriaca Pcs.

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