Giallo di Trieste, riesumata la salma di Liliana Resinovich
Completata la delicata operazione. Presenti il marito Visintin e l’amico Sterpin: ecco le loro dichiarazioni
TRIESTE La riesumazione dei resti di Liliana Resinovich è iniziata qualche minuto prima delle 9 questa mattina, martedì 13 febbraio, ed è stata completata entro le 9.40.
La bara, sistemata in una cassa di zinco, dopo che verranno apposti i previsti sigilli, partirà alla volta di Milano in un mezzo della Onoranze funebri San Giusto.
I dettagli su quella delicata operazione erano stati comunicati nei giorni scorsi ai legali delle parti lese.
Un momento certamente doloroso per i familiari, ma necessario per dare le dovute risposte alla morte della 63enne uscita da casa il 14 dicembre 2021 e ritrovata cadavere tra le sterpaglie del parco di San Giovanni il 5 gennaio di due anni fa.
Il marito Visintin: «Giornata dolorosa ma necessaria per stabilire la verità. Ormai credo nella teoria del suicidio»
«Per me è una giornata difficile, dolorosa ‒ ammette Sebastiano Visintin, il marito della donna presente nel cimitero di Sant'Anna ‒, ma non mi sono opposto neppure a questo ulteriore passo, nella speranza serva a definire finalmente la verità».
Visintin conferma, inoltre, di aver già dato mandato al suo avvocato Paolo Bevilacqua affinché «quando tutti gli esami sul corpo di Liliana saranno terminati, presenti alla Procura la richiesta per ottenere l’autorizzazione alla cremazione: come ho già ribadito più volte, voglio che quanto prima le volontà di mia moglie vengano rispettate.
«Credo nella teoria del suicidio purtroppo, per quello che ha lasciato a casa, il telefonino e altri oggetti. E penso che lei sia morta il giorno 14».
Sterpin: «Al suicidio non credo»
Seppur in posizione più defilata, ha seguito le operazioni anche l’amico di Liliana, Claudio Sterpin. Ecco le sue dichiarazioni: «Non puoi pensare che lei subisca questo, ho lasciato sulla tomba una tabella, che dice più o meno “scusa per il vilipendio che ti viene fatto, ma è indispensabile per ricercare la verità”. È quello che tutti noi speriamo».
«La verità - sottolinea Sterpin - è che non è sicuramente il suicidio che ci hanno voluto propinare e che a me dà un fastidio tremendo, solo a pensarlo. È stato fatto poco più di niente in un anno e mezzo, se non preparare un faldone che dice esclusivamente che si è suicidata. Ma come? Quando? Perché? Non credo a questa ipotesi».
L’operazione
E’ avvenuta dunque questa mattina la riesumazione di quel che resta del corpo di Liliana, con gli addetti alle sepolture e alle estumazioni nel cimitero di Sant’Anna che, sollevando la grande lapide che chiude il campo 11, hanno recuperato dunque la bara dal loculo 214, dove il corpo della donna riposava dal 25 gennaio del 2022, giorno del suo funerale.
La bara è, come detto, destinata all’obitorio dell’Università di Milano dove opera Cristina Cattaneo, l’antropologa forense alla quale il sostituto procuratore Maddalena Chergia ha affidato l’incarico di redigere la nuova consulenza medico legale.
La richiesta di archiviazione del caso era stata rigettata
Una consulenza disposta dopo che gip Luigi Dainotti non aveva accolto la richiesta di archiviazione avanzata dalla stessa Procura, disponendo ulteriori approfondimenti di indagine.
Il giudice aveva lasciato nelle mani del professionista incaricato di stendere la nuova relazione medico legale, la valutazione sulla necessità o meno di procedere anche alla riesumazione del cadavere.
Cattaneo, dopo aver esaminato gli elementi fin qui raccolti, il 21 dicembre scorso aveva avanzato alla Procura richiesta di riesumazione del cadavere.
L’autopsia bis e la relazione
I resti di Liliana verranno sottoposti al un nuovo esame autoptico giovedì 15 febbraio, alla presenza dei consulenti della Procura e a quelli incaricati dalle parti lese.
Da quella data, il collegio peritale incaricato dal sostituto procuratore Chergia ‒ composto, oltre da Cattaneo, anche dall’entomologo Stefano Vanin e dai medici legali Stefano Tambuzzi e Biagio Eugenio ‒ avrà novanta giorni di tempo per depositare la relazione, l’elemento considerato decisivo per dare un indirizzo chiaro a questo caso che ancora oggi alimenta molti dubbi sulla morte della 63enne.
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