Gialli, delitti e Dna Una rivoluzione che si chiama Pcr

di Mauro Giacca Il delitto dell’Olgiata, l’omicido di Meredith Kercher, l’assassinio di Melania Rea sono soltanto alcuni dei casi in cui, nell’ultimo mese, le indagini di polizia hanno fatto ampio

di Mauro Giacca

Il delitto dell’Olgiata, l’omicido di Meredith Kercher, l’assassinio di Melania Rea sono soltanto alcuni dei casi in cui, nell’ultimo mese, le indagini di polizia hanno fatto ampio ricorso all’indagine del Dna per l’identificazione dei colpevoli. Questo tipo di analisi è sostanzialmente basato sulla possibilità di identificare la presenza del Dna di uno specifico sospettato sulla scena del delitto. Dal momento che il Dna è contenuto in tutte le nostre cellule, la sua presenza può essere rilevata in minuscole tracce di sangue, saliva, sperma o di cellule della pelle. Mentre il 99.9% della sequenza del Dna di ciascuno di noi è identica, il rimanente 1 per mille varia da persona a persona. L’analisi di queste variazioni, quindi, consente di identificare in maniera inequivocabile uno specifico individuo. Rimane ovviamente il problema di riuscire ad analizzare tracce così minuscole di Dna, ma questo è stato risolto grazie a una tecnologia inventata alla fine degli anni ’80 da Kary Mullis e chiamata Polymerase Chain Reaction (Pcr, o reazione di polimerizzazione a catena). Partendo virtualmente anche da una singola molecola di Dna, grazie alla Pcr è possibile amplificare in maniera esponenziale un tratto di Dna di interesse, fino ad ottenerne molti miliardi di copie identiche, che possono quindi agevolmente essere caratterizzate. La Pcr ha letteralmente rivoluzionato il mondo della diagnostica medica, consentendo, ad esempio, la diagnosi prenatale di malattie ereditarie o l’analisi ad alta sensibilità di infezioni virali; per questa sua invenzione, nel 1993 a Kary Mullis è stato attribuito il premio Nobel per la chimica. Nel caso delle indagini giudiziarie, la Pcr viene utilizzata per amplificare le regioni del Dna che provengono da sequenze note per essere particolarmente variabili tra i diversi individui. Analizzando sullo stesso campione di Dna un numero di 10 o 13 (a seconda dei sistemi legati dei diversi Paesi) di queste regioni iper-variabili, viene ottenuto un profilo che caratterizza in maniera specifica un individuo, tanto che la probabilità che sul pianeta esista una persona identica è solitamente di meno di 1 su un quintilione (1 seguito da 18 zeri), cioè virtualmente nulla. Se il profilo ottenuto dal Dna della scena del delitto è lo stesso del sospettato, ecco che le conclusioni possono essere immediatamente tratte. Il problema principale dell’analisi del Dna in ambito forense è legato proprio alla straordinaria sensibilità della Pcr, che impone che i campioni debbano essere trattati con estrema cautela per evitare anche minime contaminazioni da parte delle cellule degli investigatori stessi.

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