Giacomelli a capo della Mobile: «Collaborazione con i cittadini»

Questura, parla il nuovo dirigente della Squadra, a Trieste dal 7 ottobre: «Un generale è forte se lo è l’esercito. E qui gli agenti sono capaci. Contento della nomina, utile rimettersi in gioco»
Di Matteo Unterweger
Lasorte Trieste 02 03 04 - Questura di Trieste
Lasorte Trieste 02 03 04 - Questura di Trieste

Dal 7 ottobre prenderà ufficialmente in mano le redini della Squadra mobile della questura di Trieste. Roberto Giacomelli, trentino e ancora per pochi giorni al timone della Mobile a Trento, guarda al nuovo incarico con la convinzione di poter ottenere risultati importanti grazie al lavoro d’équipe, all’apporto di tutti gli agenti con cui opererà. «Il generale è forte se è forte l’esercito. E so che la Squadra mobile di Trieste è professionalmente capace: un ottimo biglietto da visita», è il primo messaggio che Giacomelli invia ai nuovi colleghi. E dai cittadini auspica collaborazione: «Siamo tutti austroungarici, no? Prima di tutto - continua - sarà comunque importante dimostrare di proseguire il lavoro svolto sin qui dalla Mobile con impegno».

Giacomelli, cosa si aspetta dalla realtà di Trieste anche in termini di criticità da affrontare?

Innanzitutto già la prossima settimana verrò in città per un primo contatto con il questore Padulano, e anche per capire come organizzarmi a livello logistico. Sulle criticità, mi informerò con i colleghi. E, subito dopo averlo fatto con il questore, ne parlerò con il collega e amico Mario Bò (il dirigente della Mobile di Trieste che andrà a guidare la Divisione anticrimine della questura di Gorizia, ndr). Sono contento della nomina, è utile cambiare per rimettersi in gioco, per trovare nuovi stimoli. Spero sia una bella avventura, assieme ai miei nuovi compagni di viaggio.

Trieste la conosce già?

Essendo una città di confine sarà importante avere un quadro generale sulla situazione delle zone confinarie e anche sul porto per esempio. Immagino vi siano dei problemi di immigrazione clandestina, ma anche di traffico di droga. Trieste l’avevo già conosciuta in due grosse indagini sull’immigrazione clandestina, nel 2001 e nel 2005, che ci avevano portato ad arrestare rispettivamente una cinquantina e un centinaio di cittadini curdi in vari Paesi europei.

Un bilancio della sua attività alla Mobile di Trento?

Abbiamo effettuato altre indagini importanti, collaborando anche con la Dcsa (Direzione centrale servizio antidroga, ndr) per sgominare un traffico di droga con l’Olanda. E ancora, operando nel 2005 con la Squadra mobile di Milano, abbiamo individuato una banda di rapinatori che aveva messo a segno una cinquantina di colpi nelle ville. Grazie a questa indagine, un mio collaboratore ha ricevuto una promozione al merito. Inoltre, a Trento i cittadini sono stati i primi a collaborare con noi, sentono l’aspetto della legalità: ci hanno messo a disposizione anche i loro appartamenti e negozi per aiutarci.

Si aspetta quindi la stessa collaborazione a Trieste?

Penso sarà così. Prima, dovremo dimostrare di proseguire con impegno il lavoro svolto sin qui dalla Squadra mobile di Trieste.

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