Giacca: "Un balzo avanti per battere l'Aids"
È un vero balzo in avanti contro l'Aids: il triestino Mauro Giacca, genetista, al vertice mondiale di Icgeb e direttore e coordinatore del gruppo di ricerca nelle sedi Icgeb di Trieste, New Delhi e Città del Capo che ha scoperto dove si nasconde il virus Hiv una volta entrato in una cellula, spiega come ora si aprano nuove strade per cure innovative, con l'obiettivo di sconfiggere definitivamente il virus nell'organismo.
«Individuati i meccanismi di questa caratteristica del virus, è più facile pensare alla possibilità di sviluppare farmaci nuovi con un bersaglio diverso. Non è facile, ma è un balzo in avanti, culturale anche: il fenomeno si conosceva dall'inizio dell'epidemia, anni '80 ma nessuno era riuscito a spiegarlo». E Giacca ammette che si tratta di «una vittoria italiana, conquistata tutta in Italia e anche da ricercatori stranieri, venuti a lavorare in Italia. Il nostro centro è controtendenza, riceviamo centinaia di richieste di giovani ricercatori da tutto il mondo che chiedono di venire a lavorare. È la dimostrazione che si può fare eccellenza in Italia».
La ricerca è stata condotta in collaborazione con il Dipartimento Medicina dell' Università di Trieste, Università di Modena e Genethon di Parigi ed è stata pubblicata oggi sul sito della rivista Nature. Più nello specifico il ricercatore ha spiegato che «il virus si integra in particolari regioni vicino alla porta d'entrata della cellula. Entra attraverso i pori e poi non lo si trova più, scompare perché si va a integrare nei cromosomi della cellula che va a infettare. Si integra all'interno ed è come se una cellula invece di avere 20 mila geni ne avesse 20 mila e 1. Scompare dal radar. Noi abbiamo scoperto dove si trova».
In sostanza «è come quando entriamo in una sala cinematografica al buio. I posti più comodi sono quelli più lontani, ma i più facili da raggiungere sono vicini all'ingresso ed è li che ci sediamo. Lì si annida, nascondendosi, il virus». Scoperto il 'nascondiglio' le cose cambieranno nella lotta all' Hiv. «Inserendosi nei geni vicino alla porta d'ingresso la probabilità che il virus si nascondesse ai farmaci era più alta: è il motivo per cui oggi i poco più di trenta farmaci che funzionano in questo campo rallentano la progressione verso l'Aids ma non riescono a eliminare l'infezione. A differenza di influenza, morbillo o rosolia, che ci infettano ma poi il virus viene eliminato e il paziente diventa immune, con l'Aids non ci si libera mai dal virus. Di tutti gli 80 e più milioni di persone malate non ne è mai guarite alcuna».
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