Giacca: città della scienza idea grandiosa per Trieste

Non è il primo scienziato della lunga lista (arrivata al numero 45), ma certo è uno dei più giovani in assoluto. Mauro Giacca, direttore dell’International Centre for Genetic Engineering and Biotechnology (Icgeb), ha ricevuto l’altro ieri, nella sala del Consiglio comunale, il San Giusto d’Oro 2011, riconoscimento promosso dai Cronisti del Friuli Venezia Giulia e assegnato a personaggi o realtà che si sono distinti per aver portato in alto o dato lustro al nome del capoluogo giuliano. Giacca, triestino del 1959, sposato, due figli, si è laureato in Medicina e chirurgia nel 1984 all’ateneo giuliano e ha conseguito il dottorato di ricerca in Microbiologia a Pavia nel 1989.
«Nessun’altra città in Europa e al mondo può vantare un elenco di personaggi tanto illustri» decanta come ogni anno Giorgio Cesare, presidente onorario dei cronisti, presenza immancabile assieme a Renzo Piccini, vicepresidente della Fondazione CRTrieste che sostiene il premio. Tra gli scienziati scorrono i nomi dei fisici Paolo Budinich e Luciano Fonda, del cardiologo senatore Fulvio Camerini (presente l’altro ieri), del chirurgo Pietro Valdoni (primo “San Giusto d’oro” nel 1967) e del medico Unicef Marzio Babile. È questa la prima volta in cui il “San Giusto d’oro” celebra il matrimonio tra la città e il suo “inconscio” scientifico. «Uno scienziato dal profilo internazionale», dice il sindaco Roberto Cosolini. Ma anche ex allenatore di pallavolo, ricorda il presidente del Consiglio comunale Iztok Furlanic: «”Mens sana in corpore sano”. Giacca ne è la perfetta dimostrazione». Non vale per tutti. La squadra è quella slovena del Bor.
«Ricevo questo prestigioso premio con molta commozione - spiega Giacca, ricevendo la statuetta opera dello scultore Tristano Alberti - un premio che voglio interpretare non solo come riconoscimento alla mia attività, ma anche all’idea grandiosa di Trieste Città della Scienza». Un’idea su cui Cosolini ha costruito gran parte del suo programma elettorale grazie proprio all’apporto, reso esplicito lunedì scorso, di Giacca. «Consigliere e consulente», confessa il sindaco. Arriva da lui l’idea di riempire di “scienza” l’ex Pescheria, in passato sede delle uniche due edizioni del Festival dell’editoria scientifica. «Un modo anche questo per porre termine a una stagione di separatezza tra città e comunità scientifica. Più conosciuta in India (dove l’Icgeb ha una sede) che qui» ricorda Cosolini. Questo è il problema. «I ricercatori non mancano. Risorse e risultati neppure. Il triestino comune però fatica a districarsi tra le sigle scientifiche. E intanto i giovani vanno via» spiega Giacca. Che aggiunge: «Quello che manca è un disegno globale della città non solo legata al Porto e al turismo. La scienza può avere ricadute importanti sull’economia e lo sviluppo di Trieste. Bisogna fare impresa».
Dal 2004 Giacca coordina l’attività di 17 gruppi di ricerca dell’Icgeb, che comprendono più di 200 ricercatori provenienti da più di 30 Paesi. Nel 2000 ha fondato il Laboratorio di biologia molecolare della Normale di Pisa, che ha diretto fino al 2004. Dal 2005 è professore straordinario di biologia molecolare alla Facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università di Trieste. Lunedì, durante il discorso, si è commosso due volte. La prima quando ha dedicato il premio alla memoria del padre scomparso; in prima fila la madre, la moglie e i due figli. La seconda quando ha ricordato il suo maestro, il genetista Arturo Falaschi, scomparso nel giugno 2010. «Non c’è niente di più fantastico al mondo della ricerca scientifica. Basta ci sia la passione. Non è un lavoro, è una maniera adulta di prolungare l’adolescenza, diceva Falaschi». Lungo applauso della sala. Nel 1983 Falaschi convinse 26 governi di paesi sviluppati o in via di sviluppo a istituire l'Icgeb, dotato di due componenti, una in India (con sede a Nuova Delhi) e una a Trieste, entrambe dedicate alla ricerca e alla formazione di giovani ricercatori provenienti da paesi in via di sviluppo. Dell'Icgeb fu anche direttore dal 1989 al 2004, prima di passare il testimone proprio a Giacca. Adolescente per vocazione. (fa.do.)
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