Gherghetta si dimette dall’Azienda porto
Il presidente della Provincia di Gorizia, Enrico Gherghetta, s’è dimesso dal Consiglio di amministrazione dell’Azienda speciale per il Porto. Le sue dimissioni le ha presentate ieri mattina. Poche, stringate ed essenziali parole, senza dilungarsi in spiegazioni di sorta.
Un’uscita tanto repentina quanto irrevocabile, nel pieno corso della partita di rinnovo dei vertici dell’Aspm. Nessun chiarimento, dunque, ma Gherghetta non lesina invece poi in dettagli e approfondimenti a chiedergli lumi sulla sua improvvisa decisione. Il motivo è esplicito: l’entrata nel Cda dell’Aspm del commissario dell’authority triestina, Zeno D’Agostino.
Certo, precisa subito Gherghetta, nessuna questione personale con l’esponente triestino in questione. Di mezzo, piuttosto, c’è una logica dalla quale il presidente della Provincia si dissocia completamente.
Tanto che Gherghetta osserva: «La scelta della Camera di commercio di Gorizia in ordine alla nomina nel Consiglio di amministrazione dell’Azienda speciale per il porto del commissario dell’authority triestina, Zeno D’Agostino, rappresenta una decisione che non condivido nel modo più assoluto. Per un motivo molto semplice: significa commissariare il Porto di Monfalcone svendendo il nostro territorio a Trieste».
Parole forti, quelle di Gherghetta, che non le manda a dire. Ed è evidente che la sua drastica rottura non può che scatenare reazioni, ma anche perplessità, pur peraltro “sottotraccia”, nel mondo politico e nell’ambiente economico e camerale. Le sue dimissioni, infatti, aprono la strada a una ridda inevitabile di commenti e di diverse interpretazioni.
Il tutto proprio all’indomani dell’indicazione emersa nell’ambito della Commissione speciale per il Porto del Consiglio comunale di Monfalcone, espressa dal presidente della Camera di commercio di Gorizia, Gianluca Madriz, chiamato in audizione per poterlo sentire sul rinnovo dei vertici dell’Aspm.
Quindi, spunta il nome di D’Agostino e parte la lettera di dimissioni di Gherghetta. Che con “due righe” sbatte la porta. E di rumore, ma anche di “rumors”, ne provoca sicuramente molto.
«La figura predominante - osserva Gherghetta - è proprio quella del commissario D’Agostino. E nutro seri dubbi che Trieste si possa relazionare “alla pari” con Monfalcone. È piuttosto l’ambiente triestino che avanza, dopo 20 anni di azioni contro il porto della città dei cantieri. Per tutto questo, non posso accettare questa logica».
Il presidente della Provincia ne ha per tutti. Per Trieste, ma anche per la Regione. «Il porto di Monfalcone continua a rimanere ostaggio delle non scelte. Nel 2013 avevamo presentato il nuovo Piano regolatore e ad oggi la Regione viaggia nella nebbia. Per non parlare dell’escavo del canale. Sono elementi oggettivi, che comprovano gli ostacoli frapposti in questi vent’anni. Avrei potuto peraltro capire - aggiunge - se il Piano regolatore e l’escavo fossero stati completati, ma non a caso sono ancora bloccati».
Insomma, altro che aperture e relazioni con Trieste: «Non si tratta qui di collaborazione, si tratta di mettersi in ginocchio. Non ci sto. Non intendo fare il burattino, non ho alcuna intenzione di rimanere nel Cda dell’Azienda speciale per il porto, poichè non voglio partecipare a questa buffonata. E se il presidente Madriz vuole svendere lo scalo monfalconese, a questo gioco non voglio partecipare. Faccio, invece, ciò che ritengo giusto per Monfalcone, per gli interessi e lo sviluppo del nostro porto». Gherghetta conclude: «Dubito che il Consiglio comunale di Monfalcone sia in grado di decidere. È un’operazione estranea al territorio».
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