Gestione della piscina, Abram a processo
MONFALCONE Si apre il processo per bancarotta in relazione alla società General Service Srl di Monfalcone, finita nelle more del fallimento. La società, con il legale rappresentante Roberto Abram, all’epoca gestiva la piscina comunale cittadina. Una presenza storica, quella di Abram, che ha portato avanti l’attività in concessione dell’impianto natatorio di via Capitello del Cristo per anni, dal 1986, ma anche storico presidente alla guida della Consulta comunale dello Sport.
La pubblica accusa in questo procedimento contesta la bancarotta, in base all’articolo 216 della legge fallimentare, in ordine a presunti pagamenti eseguiti dalla società a favore di alcuni fornitori rispetto ad altri.
I fatti sono collocati tra aprile e settembre 2014, prima della dichiarazione di fallimento della società.
Durante l’udienza filtro, l’8 febbraio al Tribunale di Gorizia, davanti al Collegio giudicante presieduto da Marcello Coppari le parti hanno presentato le proprie istanze probatorie e l’elenco dei testimoni da ammettere a dibattimento. Complessivamente sono circa sette i testimoni che sono stati accolti dal Collegio giudicante, tra quelli presentati dalla pubblica accusa e quelli da parte della difesa, rappresentata dall’avvocato Angelo Andrea Aluisi. In particolare, sono cinque i testi della difesa, tra cui personale all’epoca dipendente della società Gs che garantiva i servizi dell’impianto natatorio comunale, mentre la pubblica accusa ha indicato tra i suoi testi il cuatore fallimentare.
Tutto era maturato nell’ambito della procedura di fallimento, la cui sentenza era stata pronunciata dal Tribunale di Gorizia il 9 dicembre 2015. La curatela fallimentare affidata a Riccardo Tessarolo, di Monfalcone, aveva quindi trasmesso la relazione in Procura, quale atto dovuto ai fini della procedura. Da qui era scaturita l’«anomalia» che condusse alla formulazione dell’ipotesi di accusa di bancarotta nei confronti del legale rappresentante di General Service Srl. Reato, dunque, quello ascritto a Roberto Abram, configurato in relazione al presunto “favoreggiamento” nei pagamenti di alcuni fornitori a discapito di altri.
L’avvocato Aluisi, da parte sua, ha spiegato la circostanza: «La scelta dei pagamenti, in realtà, era dettata dal fatto che, di fronte alla grave situazione societaria, che aveva successivamente portato alla dichiarazione di fallimento, si intendeva assicurare prima i pagamenti del personale e dei fornitori ai fini del mantenimento dell’attività dell’impianto natatorio comunale. Ciò anche in virtù dell’ottemperanza del contratto di concessione della piscina stabilito dall’ente locale. Un possibile blocco dell’attività avrebbe potuto configurare una violazione contrattuale per interruzione di pubblico servizio. Era, in sostanza, un modo per mettere in sicurezza la continuità del servizio onde non incorrere in ulteriori situazioni problematiche, alla luce della criticità economica della società dovuta alla riduzione della durata della concessione della piscina».
La prossima udienza è stata fissata a novembre.
Il 9 dicembre 2015, dunque, il Tribunale di Gorizia aveva pronunciato la sentenza di fallimento, con la quale era stata dichiarata l’insolvenza della General Service Srl. Un fallimento a fronte di una perdita societaria di circa 630 mila euro, rappresentata in parte da mutui aperti legati alla realizzazione a proprio carico del reparto wellness “Acquamica” all’interno dell’impianto natatorio e in parte da ingiunzioni creditorie. Crediti sull’ordine dei 226 mila euro, riconducibili a Equitalia (circa 55 mila euro), Inps (circa 15 mila euro), nonchè a fornitori e istituti bancari (circa 156 mila euro).
General Service aveva rappresentato un riferimento in città, avendo per quasi trent’anni gestito in concessione diretta la piscina comunale di Monfalcone. Nel 2014, tuttavia, il rapporto di concessione tra Comune e società aveva iniziato ad incrinarsi, fino ad interrompersi nell’autunno di quell’anno. La piscina era stata chiusa, sollevando le proteste degli utenti, ma anche delle società natatorie monfalconesi che s’erano trovati all’improvviso senza la possibilità di usufruire dell’impianto per gli allenamenti.
Non erano mancate le manifestazioni pubbliche, una prima iniziativa organizzata dalle famiglie e dagli atleti sotto l’ufficio dell’allora sindaco Silvia Altran, seguita da una seconda davanti alla piscina di via Capitello del Cristo. Tutto s’era sbloccato con l’aggiudicazione di una nuova società per la gestione, a partire dal gennaio 2015.
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