Genio e follia scritti nel nostro Dna

Uno studio sulla storia genetica di oltre trecentomila islandesi mette in stretta correlazione - con tutte le prudenze del caso - la predisposizione per la creatività con la malattia mentale
Un ritratto di Salvador Dalì
Un ritratto di Salvador Dalì

Think out of the box, pensa al di fuori dagli schemi: è il motto fondamentale per artisti, scrittori, musicisti e chiunque riponga nella creatività la ragione della propria esistenza (scienziati compresi). Ma la storia ci insegna che la creatività è assai spesso connessa alla follia. Dagli episodi psicotici di Vincent Van Gogh e John Nash alla depressione di Virginia Woolf e Ernest Hemingway, genio e follia sono sempre stati intrinsecamente connessi, sia nella realtà che nel nostro immaginario collettivo. E il nesso persiste sin dall'antichità, se anche Aristotele fu portato a concludere che "non esiste grande genio senza una dose di follia".

Anche quando il tema iniziò a essere affrontato scientificamente, la connessione risultò evidente: uno studio condotto tra 2011 e 2013 su più di un milione di svedesi indicò come coloro che avessero parenti stretti che soffrivano di schizofrenia e psicosi maniaco-depressiva avevano una probabilità più alta di diventare dei professionisti il cui lavoro era basato sulla creatività.

Lo scienziato islandese Kari Sefansson
Lo scienziato islandese Kari Sefansson

Ma il legame tra genio e follia deriva dall'ambiente, dall'educazione o dalla genetica? Continua a far rumore uno studio pubblicato su Nature Neuroscience che sembra aver dato una risposta ferma alla questione. Condotto dalla deCode Genetics, un'azienda di Reykjavík, insieme al King's College di Londra e a diversi altri centri di ricerca internazionali, lo studio ha investigato se esista una correlazione tra variazioni genetiche, temperamento artistico e malattie psichiatriche in più di 80mila islandesi. La ricerca ha tratto vantaggio del fatto che la deCode Genetics, fondata nel 1996 da Kari Stefansson, islandese, professore di neurologia, ha ormai accesso al Dna di una gran parte degli abitanti attuali dell'Islanda, circa 325mila, la maggior parte discendenti dai primi coloni arrivati sull'isola nell'anno 870 e rimasti geneticamente isolati.

Lo studio ha rivelato come scrittori, ballerini, artisti, attori e musicisti, quando confrontati con il resto della popolazione analizzata e con qualsiasi altra professione, abbiano una probabilità molto maggiore di possedere quelle varianti geniche che notoriamente sono associate alla schizofrenia o alla sindrome maniaco-depressiva. Sono gli stessi geni, quindi, che predispongono sia alla creatività sia alla malattia mentale.

Con tutti i caveat del caso, soprattutto legati alla difficoltà di definire in modo preciso il concetto di creatività, mai dimostrazione così puntuale è stata prima fornita su come temperamento individuale, malattia mentale e variazioni genetiche siano così indissolubilmente connessi.

Riproduzione riservata © Il Piccolo