Generali: scenario incerto per la pandemia ma il patrimonio del gruppo è solido

Non si temono scalate: «La governance è adeguata». L’azione sul fronte dell’emergenza. Giovedì l’assemblea a Torino

TRIESTE Le Generali presenteranno giovedì in un’assemblea blindata, spostata da Trieste a Torino e senza soci, un bilancio 2019 con il miglior risultato operativo nella storia del gruppo mentre sul Paese gravano le drammatiche conseguenze degli effeti globali della paralisi economica causata dalla pandemia. Il gruppo triestino si è impegnato in prima linea lanciando un fondo da 100 milioni per far fronte all’emergenza nel Paese finanziando le priorità definite dal servizio sanitario nazionale. E dove il Leone cerca di «fare la differenza» per alleviare la sofferenza in primis dei clienti Generali «in particolare difficoltà.

In diverse risposte dei vertici Generali alle domande (un centinaio)spedite online e pubblicate ieri sul sito del gruppo si legge una fase piena di incognite: «Dopo la grande incertezza e forte volatilità sui mercati finanziari non è possibile fare una stima sui danni economici della pandemia, sottolinea il gruppo. Tuttavia il patrimonio del Leone, che sottolinea di avere agito prontamente per proteggere la salute dei dipendenti, resta forte e «non ci sono ragioni per avere dubbi sulla stabilità del gruppo, il cui coefficiente di solidità patrimoniale rimane solido» grazie a una strategia basata sulla «crescita profittevole, ottimizzazione finanziaria, innovazione e trasformazione digitale». Generali, è emerso dalle risposte, ha un debito consolidato in calo a 11 miliardi di euro. Anche se virtuali, le domande rispecchiano da una parte un copione già visto nella storia del Leone, dall’altra i timori e le difficoltà dell’attuale emergenza nel Paese. Fra le prime c’è l’autonomia della compagnia, i rischi di scalate straniere, i piani strategici, il valore dell’azione patrimonio di tanti piccoli cassettisti. «Possiamo stare tranquilli?», sembra emergere da molti quesiti (alcuni anche ironici e affilati) nel disegnare l’umore di quella che sarebbe stato (e non ci sarà) il botta e risposta con il management in assemblea. Le Generali si sentono al sicuro anche dopo il disastro sui mercati causato dalla pandemia e rassicurano i soci: «Siamo un gruppo solido dal punto di vista patrimoniale, finanziario e di governance come dimostrato dai risultati.La stessa quotazione di Borsa è in linea con i principali concorrenti assicurativi in Europa», risponde il gruppo. Affiorano diverse domande deja vu sui rapporti con il gruppo francese Axa per i quali viene precisato che «non esiste alcun accordo operativo a livello di gruppo con i francesi».

Peraltro lo stesso Ceo Donnet, che proviene da Axa, «intrattiene rapporti istituzionali con tutti i Ceo europei e mondiali». Un azionista si preoccupa sui rapporti con il finanziere francese Vincent Bollorè, già vicepresidente della compagnia. Emerge forte la preoccupazione sull’impatto della bufera che ha colpito i mercati per l’epidemia di coronavirus in grado di mettere a rischio il controllo delle imprese strategiche italiane. Su questo specifico tema la compagnia chiarisce che per una questione di competenza che spetta semmai all’Ivass, Bankitalia non ha avviato alcuna indagine sulla compagnia. Diverse questioni investono i temi ecologici e ambientali dopo che negli ultimi due anni sono comparsi in assemblea gli attivisti di Greenpeace. In questo caso il gruppo conferma che per quanto riguarda il carbone, oltre a non investire in nuovi clienti carboniferi, il gruppo sta procedendo al disinvestimento dei 2 miliardi di euro di attività legate al carbone in portafoglio. Tema caldo anche la remunerazione dei top manager. Un segnale sul fronte delle misure di solidarietà per il Covid-19 è arririvato dal Ceo Philippe Donnet, dai componenti del management committee e dagli altri dirigenti con responsabilità strategiche: la decisione è stata quella di ridurre del 20% la propria remunerazione fissa (per Donnet nel 2018 era stata di 1,4 milioni di euro) a partire da aprile e sino a fine anno, per andare così a incrementare il fondo internazionale fino a cento milioni messo in campo dalla compagnia. Fra i soci c’è chi chiede se la compagnia ha intenzione di trasferire la sede fiscale in Olanda («no»), a quanto ammontano le spese di trasferta di presidente e Ceo, se sono previste riduzioni di personale («nessun piano di ristrutturazione in vista»). —


 

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