Generali, oggi assemblea: la sfida di Greco
TRIESTE. Più che sulle decisioni dei soci, l'attenzione è puntata sulle parole che pronuncerà Mario Greco e sull'atteggiamento degli investitori internazionali. Mai come quest'anno, i punti all'ordine del giorno dell'assemblea di Generali rischiano di passare in secondo piano. Appuntamento con i soci oggi alle 9 alla Stazione Marittima al Molo Bersaglieri a Trieste.
Appianati i contrasti tra i grandi soci, grazie anche all'opera di risanamento dei conti attuata dal group ceo, e soddisfatti gli azionisti per il recupero dei valori di Borsa, non vi sono dubbi in merito all'approvazione dei conti 2014 (che si è chiuso con un utile netto di 1,67 miliardi di euro, in calo rispetto agli 1,91 miliardi del 2013 per una serie di oneri straordinari), né sulla ratifica dell'ingresso di Flavio Cattaneo nel cda (è stato cooptato a fine 2014 al posto del dimissionario Paolo Scaroni).
Né tanto meno sono da mettere in conto sorprese relativamente alle delibere sulle politiche per le remunerazioni e gli incentivi di lungo termine nei confronti dei manager.
La relazione di Greco e le sue risposte agli interrogativi degli azionisti potrebbero invece fornire indicazioni sulle strategie future del gruppo assicurativo, che nel 2014 ha completato il piano di dismissioni e ora è chiamato a mettere in campo nuove strategie per il recupero di marginalità. Con un obiettivo già definito: «Il nostro core business sono le assicurazioni», ha sottolineato ieri, in un'intervista a questo giornale, il presidente del gruppo triestino Gabriele Galateri.
Il programma di azione sarà presentato dal management nell'investor day programmato per il 27 maggio a Londra (nell'attesa di novità, il titolo ha ritracciato nelle ultime sedute, scendendo quota 17,3 euro), ma qualche indicazione potrebbe emergere già oggi. La scelta della capitale inglese per l'incontro con analisti e investitori non è casuale, dato che già nell'assemblea del 2014 i fondi internazionali presenti erano stati - presi nel loro insieme - la componente più rilevante, con il 15,2% del capitale. Un peso destinato a salire alla luce dei progetti di discesa delle partecipazioni esplicitati da alcuni storici azionisti italiani, in primis Mediobanca.
Non è escluso che si parli anche della possibile introduzione del voto plurimo, secondo l'ipotesi lanciata nei giorni scorsi da Lorenzo Pelliccioli, numero uno della De Agostini, azionista di peso con il suo 2,43%. «Generali va benissimo: siamo contenti dei risultati, siamo soddisfatti del lavoro fatto finora», aveva commentato il manager. Per poi precisare: «Se c'è un'azienda in cui il voto maggiorato sarebbe adatto, quella è Generali».
Il riferimento è alla norma introdotta dal Decreto Competitività per premiare gli azionisti non speculativi, che consente alle società quotate di raddoppiare i voti in capo a chi è azionista da almeno 24 mesi. Una misura che poche società hanno fino a questo momento adottato, anche per la contrarietà dei fondi internazionali, che temono il formarsi di gruppi di potere autoreferenziali ai vertici delle aziende. In ogni caso, una modifica di questo tipo richiederebbe del tempo, con una prima approvazione da parte del board e un successivo passaggio in assemblea dei soci, con quest'ultima che può adottare il nuovo sistema con una maggioranza qualificata di due terzi dei voti assembleari.
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