Generali, l’era Perissinotto finisce in Procura

Consob e Ivass girano gli atti ai pm triestini per valutare eventuali profili di rilevanza legale della vecchia gestione del Leone di Trieste

MILANO. Le operazioni condotte dalla vecchia gestione di Generali in accoppiata con alcuni soci del Leone sono finite alla Procura di Trieste. Portate dai commissari della Consob e dell’Ivass, che vogliono capire se vi sono profili di rilevanza legale nelle scelte operate, dopo che l’indagine interna condotta dal gruppo triestino aveva fatto emergere irregolarità, ma anche suggerito di non procedere oltre. Gli ultimi sviluppi della vicenda sono stati riportati ieri da “Repubblica Affari&Finanza”, ma per comprendere il contesto in cui è maturata la decisione delle authority occorre fare un passo indietro.

Con l’arrivo di Mario Greco al timone di Generali si è deciso di dare una sterzata alle politiche di investimento adottate sotto la gestione di Giovanni Perissinotto, che in alcuni casi erano state condotte con parti correlate, cioè con soci della stessa compagnia. Una prima inchiesta interna ha fatto emergere alcune nebbie al riguardo, tanto che si è deciso di affidare una consulenza in merito a Kpmg, che a marzo ha redatto una relazione, i cui contenuti sono stati riportati nelle scorse settimane in un articolo de “Il Sole 24 Ore”. «Dall'analisi delle posizioni detenute e della documentazione resa disponibile si sono riscontrate potenziali aree di rischio... con un impatto sul patrimonio netto consolidato del gruppo stimabile tra i 202,9 milioni e i 316,6 milioni», si legge nella relazione. Un’analisi presa sul serio dai vertici di Generali, tanto che nella semestrale sono stati iscritte a bilancio – in via prudenziale – perdite per 234 milioni di euro. Le operazioni finite nel mirino avevano due elementi in comune, l’ambito di investimento, vale a dire nei fondi alternativi,e la riconducibilità - direttamente o indirettamente - a soggetti che attraverso i veicoli Ferak ed Effeti sono azioniste di Generali, dalla merchant bank Fin.Int. di Enrico Marchi e Andrea De Vido alla holding di investimento Palladio Finanziaria di Roberto Meneguzzo, al gruppo Valbruna della famiglia Amenduni. Della vicenda è stato investito anche lo studio legale Bonelli Erede Pappalardo, guidato da Sergio Erede, al quale è stato chiesto di valutare eventuali responsabilità in capo all’ax amministratore delegato Giovanni Perissinotto e a Raffaele Agrusti, nella passata gestione chief financial officer e, nel primo anno sotto la guida di Greco, a capo di Generali Italia.

Le indiscrezioni giornalistiche sulle indagini interne hanno spinto la Consob e l’Ivass a chiedere chiarimenti al gruppo triestino, che nelle scorse settimane ha fornito una nota chiarificatrice, spiegando che non sono emersi rilievi penali, mentre sul fronte civilistico si è deciso di non procedere, almeno al momento, considerato anche che «taluni degli investimenti oggetto di indagine non sono ancora giunti a scadenza».

Insomma, per il momento la società si è fermata, ma lasciando aperto uno spiraglio nel caso in cui emergessero novità. Il fatto che anche le authorities abbiano deciso di approfondire la cosa portando le carte in Procura potrebbe segnare una svolta nella vicenda. Intanto, la società triestina ha deciso di interrompere anticipatamente il rapporto con Agrusti. Intanto, rumors di mercato parlano di una possibile uscita di Effetti - controllata da Ferak e fondazione Crt - dal capitale di Generali (in modo da reperire le risorse utili a ripagare il prestito da 235 milioni di euro ricevuto da Veneto Banca). Questa prospettiva non sorprende gli addetti ai lavori. Secondo Websim, «la cessione sarebbe in linea con le attese di un azionariato da vera public company per il futuro per Generali. Non ci aspettiamo invece impatti significativi dalle possibili inchieste sull’operato del precedente management». Da qui la conferma del giudizio “interessante” sul titolo Generali, con target price a 18,50 euro, un euro e mezzo in più rispetto alla chiusura di ieri. Una conferma arriva anche Equita Sim, con il giudizio “hold” sul titolo e il prezzo obiettivo a 18,2 euro.

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