Generali in difesa compra il 3% di Intesa
TRIESTE. Intesa San Paolo sarebbe pronta a investire nelle Generali per difendere il Leone delle avances francesi: uno scenario che infiamma Piazza Affari. La banca di Carlo Messina, che ha circa 10 miliardi di “munizioni” da spendere, potrebbe intervenire per stabilizzare il controllo del Leone sottraendola alle mire dei francesi di Axa. Secondo i rumors a farsi avanti ci sarebbe anche Allianz (che smentisce) per rilevare alcuni asset. Ma le Generali reagiscono ai venti di scalata mostrando i muscoli e comprando 505 milioni di azioni di Intesa San Paolo pari al 3% dei diritti di voto "attraverso un'operazione di prestito titoli", spiega una nota da Trieste dopo una giornata convulsa e piena di colpi di scena. Un arrocco in piena regola che secondo alcuni analisti sarebbe il segno di una contesa annunciata fra Intesa San Paolo e Mediobanca (azionista principe del gruppo triestino). Secondo quanto previsto dalla legge nel caso di partecipazioni incrociate, la prima società che denuncia il possesso di almeno il 2% di una concorrente, ne congela i diritti di voto in caso di acquisto incrociato di azioni. Se Intesa Sanpaolo acquistasse azioni di Generali oltre il 3%, i suoi diritti di voto relativi sarebbero sterilizzati. Sulle strategie, e non solo sulle sovrapposizioni operative, si sarebbe infine consumato l’imminente divorzio (il cda si riunirà domani) della compagnia triestina con l’attuale direttore generale e Cfo Alberto Minali in conflitto con il Ceo francese Philippe Donnet.
Il Leone, che ha in pancia 70 miliardi in titoli di Stato e vale 470 miliardi di asset gestiti tra polizze e fondi, resta l’ultimo diadema della finanza Made in Italy. Dopo la partita Vivendi-Mediaset, si apre così il fronte Generali. I rumors dicono che Intesa vorrebbe giocare d’anticipo. L'idea che sembra essere maturata nel management, secondo fonti finanziarie, è quella di costruire un polo della bancassurance in Italia unendo le attività di Generali a quelle di Intesa Sanpaolo Vita.
Smentite dal fronte tedesco. Nel quartier generale di Allianz mostrano «sorpresa». Il portavoce del gruppo di Monaco prende le distanze da quelle che ha definito «speculazioni di mercato». Nessun commento da parte di Intesa San Paolo. Ieri il titolo del Leone ha comunque fatto faville schizzando del 7% per chiudere con un guadagno del 3,94% a 14,25 euro. Consistenti gli scambi: sono passate di mano 35 milioni di azioni, pari al 2,2% del capitale. E mentre infuriano le indiscrezioni, la Consob di Giuseppe Vegas avvia un monitoraggio del titolo. Fra sussurri e grida, le preoccupazioni per la sorte di Generali, soprattutto a livello di governo, ci sono. Il Leone oggi capitalizza 21,4 miliardi a fronte dei 56 miliardi di Axa e dei quasi 72,8 miliardi del colosso di Monaco di Baviera. Gli stessi analisti, nel complesso scettici su quella che è stata persino definita una «guerra atomica» in corso su Generali, sottolineano che il gruppo triestino appare troppo vulnerabile di fronte a possibili scalate dopo mesi di sussurri e grida su una possibile incursione di Axa. Mediobanca, primo socio storico con il 13,5% del capitale, potrebbe come annunciato ridurre la sua partecipazione dal 13 al 10% ma di certo non resta a guardare. L’ad Alberto Nagel ha sottolineato nell’ottobre scorso che le Generali restano strategiche.
Grandi soci industriali come Leonardo Del Vecchio (3,16%), reduce dal mega-accordo per Luxottica in Francia, e Francesco Gaetano Caltagirone (che ha comprato Generali fino al 3,5%), sono schierati al fianco di Donnet, che ha assunto a Trieste diversi manager ex Axa, ma si attendono redditività e dividendi. Da sondare l’umore di Unicredit e delle Fondazioni di fronte all’ipotetico ingresso di Intesa San Paolo come garante dell’italianità delle Generali. La banca di Jeanne Pierre Moustier, primo azionista di Mediobanca con una quota dell’8,7% alla pari con il finanziere bretone Vincent Bollorè (patron di Vivendi che ha dato l’assalto a Mediaset e già vicepresidente di Generali), a breve dovrà realizzare un aumento di capitale da 13 miliardi di euro. Nell’ultimo Investor Day di fine novembre Donnet ha annunciato la cessione di una quindicina di mercati, tra Asia, America Latina ed Europa dell’Est pari al 5% dei premi complessivi del gruppo. Il piano strategico di Donnet con dismissioni e taglio dei costi, secondo alcuni analisti, comporta inevitabilmente un ridimensionamento della presenza storica del gruppo triestino. Il Ceo ha di fronte una missione difficile dovendo fare i conti con i tassi di interesse a zero e con la promessa, annunciata all’Investor Day di Londra, di 5 miliardi di dividendi cumulati entro il 2018.
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