Generali, dividendo e piani di rilancio: la svolta di Greco
TRIESTE. Mario Greco all’ultimo vertice italo-tedesco (con il summit Renzi-Merkel) si è trovato seduto allo stesso tavolo di Wolfgang Schäuble, il ministro delle Finanze tedesco, inflessibile rigorista. Il Ceo del Leone è convinto che si può sperare nella ripresa. Per questo oggi affronterà l’assemblea degli azionisti alla Stazione Marittima a partire dalle 9 con la percezione di un ritrovato interesse per il brand Italia sui mercati di cui le Generali sono un simbolo importante. Un segnale è venuto dal bond subordinato da 1 miliardo lanciato dal gruppo nei giorni scorsi che è andato infatti esaurito in poche ore con una forte richiesta da parte degli investitori istituzionali. In questo scenario la compagnia triestina presenta oggi ai soci i conti 2013 con un utile di 1,915 miliardi di euro, definito «il migliore degli ultimi 6 anni». Gli azionisti si vedranno riconoscere un dividendo di 0,45 euro per azione, più che raddoppiato rispetto all'anno scorso.
Il clima triestino della vigilia è tranquillo anche se sullo sfondo c’è l’offensiva legale contro gli ex vertici Giovanni Perissinotto e Raffaele Agrusti. Di fatto i grandi soci (ieri Francesco Gaetano Caltagirone e Leonardo Del Vecchio), hanno confermato piena fiducia a Greco. Pieno appoggio al Ceo anche da parte di Lorenzo Pelliccioli, ad di De Agostini (2,4%), contrario alla causa contro Perissinotto. Sul fronte dell’azionariato importanti “pacchetti” di Generali sono in movimento con quote fino al 12%. II Fondo Strategico avrebbe già avviato la vendita graduale della sua quota del 4,5%, eredità della Banca d’Italia. Mediobanca scenderà dal 13% al 10% nel triennio anche se la partecipazione triestina è destinata a restare ancora strategica. Nel medio termine potrebbero assottigliare le quote anche i soci veneti cui fa capo l’1,5% direttamente e un 2,1% condiviso a metà con la CrTorino. Vedremo oggi se emergerà qualche chiarimento al riguardo.
Nel 2013 Generali ha riportato il focus sul business assicurativo, il vero mantra di Greco, completando dismissioni di asset non core per 2,4 miliardi e acquisizioni di minorities in aree strategiche per 1,5 miliardi. In ballo in queste settimane c’è la cessione di Bsi, la banca della Svizzera italiana. Gli ultimi rumors sulla piazza elvetica piazzano in pole position per l'acquisto della banca ticinese l'istituto brasiliano Btg Pactual. Gli altri pretendenti al momento ci sarebbero Cinvene e l’Investindustrial della famiglia Bonomi. Vedremo oggi cosa dirà il top manager triestimo. Oggi in primo piano ci sarà anche la ristrutturazione delle attività in Italia che Greco ha definito «gigantesca» con una forte concentrazione sul marchio Generali. Generali Italia (19,6 miliardi di premi e una quota di mercato del 15,4% con un risultato operativo pari a 1,7 miliardi), guidata dal francese Philippe Donnet, nasce dalla fusione delle attività italiane del Leone con Ina-Assitalia e Toro con e Alleanza, Genertel e Banca Generali che mantengono il proprio status.
La compagnia ha vinto dopo un confronto molto duro anche la battaglia con Standard & Poor’s che ha confermato il rating della compagnia dopo avere minacciato un possibile declassamento per il rischio default dell’Italia. La forza patrimoniale del gruppo ha resistito allo stress test estremo previsto dai nuovi criteri di Basilea 2. Il fatto che il gruppo triestino abbia superato la prova «è un ottimo segnale anche per il Paese», come ha scandito il presidente Galateri. Già finanziato senza dover fare ricorso al debito il pagamento a Ppf della seconda tranche di 1,23 miliardi prevista dall’accordo con il gruppo ceco per l’acquisto delle sue quote nella joint venture nell’Est Europa. L’intesa, siglata a inizio 2013, prevede che Ppf ceda il suo 49% della Jv per un totale di 2.5 miliardi. Greco, anche su questo fronte, ha messo la compagnia in sicurezza.
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