Generali affila le armi nel business del mattone
Già raddoppiate le acquisizioni nel 2017, la controllata Real Estate ora accelera concentrando le forze sui mercati più redditizi a partire dalle grandi città europee

MILANO. Concentrare le risorse nei mercati reputati potenzialmente più profittevoli, uscendo da quelli nei quali la quota detenuta è marginale. La rotta decisa a livello di gruppo dal Leone di Trieste prende forma anche nella controllata Generali Real Estate. Un colosso che ha chiuso il 2017 con un valore del patrimonio in gestione pari a 26,4 miliardi di euro, con l’Italia che costituisce sí il mercato più importante, ma ormai non supera un terzo (il 34% per l’esattezza). Seguono Francia e Germania, rispettivamente con il 29 e il 16%, quindi Austria, Svizzera e Spagna, con piccole quote nell’Est Europa e al di fuori del Vecchio Continente.
A livello di destinazione, dominano gli immobili per uffici (il 63%), con il retail a quota 18%. All’inizio di quest’anno è stata varata una nuova organizzazione che copre i diversi mercati attraverso un incrocio tra presidi locali (serviti da quattro sedi regionali: Italia e Spagna; Francia e Benelux; Germania, Austria e Svizzera; e centro-est Europa) e funzioni di supporto e di controllo centralizzate. L’obiettivo è accelerare il ritmo dei processi di investimento, trasformazione e dismissione. Una svolta epocale per l’organizzazione che conta oggi circa 450 dipendenti, impegnata nella ricerca di una maggiore efficienza.
In un’intervista di qualche giorno fa al Sole 24 Ore, Aldo Mazzocco, da un anno timoniere di Generali Real Estate, ha indicato la rotta: «Vogliamo attuare un piano che porti al riposizionamento dell’intera attività immobiliare del gruppo. Con il nostro portafoglio siamo presenti in 14 Paesi, vogliamo passare a una strategia più netta concentrandoci nelle prime 15-20 città europee. Qui opereremo principalmente con una gestione diretta delle proprietà, fuori dall’Europa investiremo inizialmente con fondi di fondi per poi costituire piattaforme con partner locali». L’obiettivo per il prossimo triennio è quello di aumentare le masse in gestione di circa un terzo, dando vita a nuovi fondi immobiliari, eventualmente anche aperti a soggetti esterni al gruppo triestino. Di pari passo la società punta ad accrescere il rendimento del portafoglio con una rotazione degli immobili. Nel 2017 in questa ottica sono state realizzate acquisizioni per 1,28 miliardi, più del doppio rispetto ai 500 milioni del 2016.
Intanto prosegue a tasso spedito la realizzazione di Citylife, il progetto di riqualificazione dell’area nella quale un tempo c’erano i padiglioni della fiera di Milano. È in fase di avvio la costruzione fuori terra della terza torre - dopo quelle di Generali e Allianz – dopo che ne è stato individuato il locatario in Pwc, gigante della revisione contabile e della consulenza, che sposterà in questa sede i tremila professionisti oltre alle 500 persone di staff operativi a Milano. L’amministratore delegato di Citylife, Armando Borghi, ha fissato il traguardo: «Puntiamo ad arrivare all’ultimo piano (dello scheletro, ndr) entro dicembre per poi completare i lavori entro il 2020, quando Pwc entrerà». E quanto ai lavori del cantiere, «fin qui abbiamo completato 530 appartamenti, occupati al 90%», conclude Borghi: «Restano da realizzare 120 appartamenti». Il cuore del quartiere è costituito da un district shopping da poco inaugurato, che raggruppa negozi dedicati a casa, design e arredamento. In abbinata c’è il mall vero e proprio distribuito su tre piani, con negozi e servizi. Una volta completata, Citylife sarà la più grande area pedonale in Italia, con la circolazione delle auto e i parcheggi dislocati esclusivamente ai piani interrati.
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