Generali a prova di contagio globale: Donnet conferma i piani di crescita
TRIESTE. «Fossi a Trieste chiederei di scostare le tende per vedere il mare»: la prima assemblea in streaming solo audio dell’era del Leone si estingue in due ore esatte. «Dopo la fine del lockdown penso che ci troveremo di fronte ad un mondo molto diverso», conclude il presidente Gabriele Galateri di Genola solo al microfono di fronte a una scrivania disadorna nel palazzo di Generali Italia a Torino. I soci, collegati da remoto, sono rappresentati dal dottor Alberto Elia che darà l’esito delle votazioni. In ascolto anche il Ceo Group Philippe Donnet e il capo della finanza Cistiano Borean.
Non c’è dubbio. Il dramma della pandemia è riuscita a incidere a fondo il rito asburgico delle Generali sottraendolo alla sede di Trieste per la prima volta nella sua storia. Galateri, nel suo discorso, descrive una compagnia resiliente grazie anche alla sua forza patrimoniale e in grado di superare questa drammatica crisi globale: «Il futuro è incerto ma siamo fiduciosi della nostra forza. Sarà necessario affrontare nuove sfide e nuovi paradigmi per la protezione delle persone e la gestione del risparmio. Le Generali da anni stanno investendo sulle nuove tecnologie e sulla sostenibilità, applicando e rafforzando un sistema di governance a supporto di un business responsabile». Sul fronte della prevenzione attualmente oltre il 90% dei lavoratori Generali opera in smart working.
L’assemblea approva il bilancio 2019 con maggioranza bulgara (98,96%) e la distribuzione di un dividendo da 0,96 centesimi in due tranche, in stretta osservanza con le raccomandazioni alla prudenza delle Auhority di controllo europea e nazionale: la prima da 0,50 euro pagabile a maggio (stacco della cedola il 18, in pagamento dal 20) e la seconda pari da 0,46 entro la fine dell’anno. A votare a favore oltre il 98% dei presenti. Nominato anche il nuovo collegio sindacale del gruppo, che sarà in carica fino all’approvazione del bilancio 2022, e via libera al cambio di governance che consentirà al cda di presentare la sua lista.
Nessuna novità di rilievo è emersa dalla lettura del libro soci: il primo azionista resta Mediobanca (12,86%), davanti a Caltagirone (5,11%), la Delfin di Leonardo Del Vecchio (4,84%), il gruppo Benetton (3,99%), la New B&D Holding (DeAgostini, con l’1,45%) e Fondazione Crt (1,3%). Nutrita la presenza dei fondi istituzionali (24,81%). La cordata tricolore pesa per circa il 30% del gruppo triestino che significa il 53% del capitale in assemblea.
In altri tempi i riflettori si sarebbero accesi sul dinamismo di un Del Vecchio cresciuto fino a diventare primo azionista di Mediobanca. Ma gli effetti della pandemia hanno relativizzato anche queste dinamiche. Il bilancio (chiuso con un utile operativo cresciuto del 6,9% a quota 5,2 miliardi) presenta come ha precisato Borean un indicatore di solidità patrimoniale Solvency II arrivato a quota 224%.
Via libera anche alla distribuzione del dividendo, suddiviso in due tranche distinte per ottemperare alle raccomandazioni dell’Eiopa (l’authority europea del settore): la prima da 0,50 euro pagabile a maggio (stacco della cedola il 18, in pagamento dal 20) e la seconda pari da 0,46 pagabile entro la fine dell’anno. Il Ceo Donnet, che sentito da Bloomberg Tv dirà che le acquisizioni «non sono prioritarie ma restano un’opportunità», definisce lo scenario «molto complesso» di cui è difficile prevedere l’evoluzione.
Ma aggiunge che la strategia industriale del gruppo al 2021 è pienamente confermata grazie alla «forza e solidità» del Leone: «Quest’anno siamo sotto pressione ma riusciremo a mentenere i nostri obiettivi. Generali 2021 è un piano ambizioso, che anticipava già alcune delle tendenze che la crisi ha accelerato, su tutte l'importanza della trasformazione digitale».
Fra gli obiettivi già raggiunti il Ceo Group ricorda la riduzione del costo del debito. Via libera anche ai cambiamenti della governance. In sostanza si propone di ampliare il ruolo delle minoranze (che potranno avere da 4 a 5 consiglieri) in un cda più snello che potrà essere composto da 13 fino a un massimo di 17 consiglieri (oggi 10-21).
Si potranno presentare fino a tre liste per il cda e ci potrà essere anche quella del consiglio uscente. Il tutto nel 2022 quando scadrà l’attuale cda. Passato anche il punto che modifica la formulazione della sede legale che resta a Trieste «dove la compagnia mantiene le sue radici storiche», ha puntualizzato Galateri. Tutto avviene rapidamente compreso il via libera al piano azionario collegato al mandato del Ceo.
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