Gdf di Trieste scopre maxievasione: 10 indagati, 4 ai domiciiari

Le Fiamme Gialle hanno sequestrato beni per 18 milioni di euro. L'operazione era volta al contrasto di traffici illeciti di oli minerali. 
La Guardia di Finanza di Trieste
La Guardia di Finanza di Trieste

TRIESTE Dieci imprenditori e commercialisti indagati, di cui 4 finiti agli arresti domiciliari, e il sequestro preventivo di immobili e disponibilitò finanziarie per un totale di 18 milioni di euro. Sono i numeri del'operazione "Dirty Credit" portata avanti negli ultimi mesi dalla Guardia di Finanza di Trieste, volta al contrasto dei traffici illeciti di oli minerali, che ha portato all'intercettazione di numerosi carichi illeciti in transito attraverso il confine giuliano (sono stati sequestrati 46 autobotti/camion e circa 1,3 milioni di litri di gasolio di provenienza). 

L'articolata attività di indagine ha permesso di scoprire una colossale evasione fiscale sviluppata su tutto il territorio nazionale.  

In sostanza, un gruppo di imprenditori, attivi principalmente in Lombardia, ha acquistato, nel corso degli ultimi mesi, ingenti quantitativi di prodotto petrolifero, estraendolo da un maxi-deposito fiscale a Trieste. L'uscita del prodotto dal deposito ha originato un debito tributario di poco meno di 10 milioni di euro.

Per fronteggiare all’esborso milionario, però, le imprese non hanno materialmente optato per il pagamento monetario delle imposte dovute, ma hanno utilizzato il sistema della “compensazione”, una possibilità, questa, prevista nel nostro ordinamento tributario che consente di sottrarre gli importi a debito con altrettanti “crediti tributari” vantati da un’impresa. 

Questa sistematica modalità di pagamento ha destato sospetti e ha attratto l’attenzione della Procura della Repubblica di Trieste che ha voluto approfondire l’origine effettiva di questi crediti “spesi” per evitare il pagamento diretto di altri tributi.

Oltre all’individuazione di 3 soggetti lombardi, titolari di 9 società del settore beneficiarie della frode, i militari hanno fatto luce su una rete, composta da professionisti compiacenti, che consentiva l’acquisto di crediti Iva fittizi – generati principalmente da imprese decotte – e, successivamente, si adoperava per trasferirli a beneficio delle società obbligate al pagamento delle imposte sugli oli minerali mediante due diverse modalità: attraverso contratti di compravendita “formalmente” regolari oppure mediante l’accollo/compensazione di posizioni Iva create da commercialisti compiacenti in capo a terzi soggetti ignari.

I crediti Iva fittizi, così creati solo sulla carta, venivano ricondotti alle società di capitali coinvolte negli illeciti, e, poi, come detto, utilizzati per il “pagamento” delle accise gravanti sul prodotto petrolifero.

Sono stati quindi emessi provvedimenti restrittivi nei confronti di 4 soggetti – tre imprenditori lombardi e un commercialista toscano – principali artefici della frode, per i quali il Giudice ha disposto la restrizione agli arresti domiciliari. Contestualmente, nei confronti di 10 indagati è scattato il sequestro preventivo “per equivalente” per un controvalore pari all’entità dell’evasione realizzata da ciascuno, per distinti importi complessivamente pari a circa 18 milioni di Euro. 

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