Gay pride a Trieste, la sfilata per i diritti di tutti che divide la città

Il Fvg Pride si terrà a Trieste il prossimo 8 giugno. L’evento sarà preceduto da un mese di appuntamenti culturali e artistici.
Una città scelta non a caso, che riceve lo scettro da Udine, dove l'evento è stato ospitato nel 2017: la necessità di una presenza arcobalena si è fatta sentire - hanno spiegato gli organizzatori - dopo i tanti casi politici per cui la città è salita alla ribalta dei media nazionali, dalla polemica sul Gioco del Rispetto al rifiuto della sala matrimoni per le unioni civili.
L'annuncio è arrivato lo scorso gennaio durante una conferenza stampa pubblica al Caffè San Marco, a Trieste. Antonella Nicosia (presidente Arcigay Arcobaleno Trieste/Gorizia) aveva accompagnato il suo discorso con una serie di slide con cui si spiegava il perché del Pride del Triveneto in Friuli Venezia Giulia e, in particolare, perché a Trieste. Le ragioni consistono in sostanza nell’attuale «allineamento a destra del governo nazionale, regionale e dei Comuni capoluoghi», che comporta un «totale appiattimento su posizioni reazionari e radicali».
La presidente di Arcigay aveva elencato quindi una serie di fatti verificatisi a Trieste da quando la città è governata dal centrodestra: l’abolizione del Gioco del rispetto, la polemica sulla sala matrimoni, l’uscita dalla rete Ready, l’inasprimento del Daspo, le ronde di Forza Nuova e le sparate di Fabio Tuiach e via dicendo.
Aveva commentato Nicosia: «L’Fvg Pride è un’occasione per riaffermare l’impegno a lottare contro ogni forma di violenza e di discriminazione agita non solo nei confronti delle persone Lgbtqia (lesbiche, gay, bisessuali, transessuali, queer, intersessuali, asessuali), ma anche delle donne e delle persone di diversa provenienza nazionale e/o etnica».
Il centrodestra triestino non ha tardato a opporsi al Fvg Pride che si terrà l'8 giugno. Non solo negando il patrocinio alla manifestazione ma di recente anche piazza Unità per l'ultima parte del grande evento.
Non si sono fatte attendere le reazioni, non solo da parte dei protagonisti dell'organizzazione ma anche del mondo civile che opera nei settori della scienza e della cultura.
Tanto che la senatrice Cirinnà, promotrice della legge nazionale sulle unioni civili, ha fermamente espresso la convinzione che la scelta del sindaco Dipiazza è "anticostituzionale".
Anche se non è la prima volta, durante questo suo terzo mandato, che il primo cittadino fa una scelta del genere. Un altro caso, nel 2016, aveva visto protagonista il comitato Danilo Dolci, che da sei anni raduna in piazza Unità i cittadini il 18 settembre, giorno della promulgazione delle leggi razziali avvenuta sul balcone del Municipio per bocca di Benito Mussolini. In quel caso la mancata autorizzazione dello spazio ha fatto scoppiare una polemica che Dipiazza ha arrestato facendo retromarcia e concedendo lo spazio.
A promuovere - seppur non a pieni voti - la giornata che mira a promuovere i diritti in particolare di gay, lesbiche e lgbt, ci ha pensato l'Università degli studi di Trieste.
Undici i pareri a favore, cinque contro e tre astensioni. «Io ho votato a favore del patrocinio - spiega Maurizio Fermeglia - al termine di una discussione lunga e articolata. Siamo comunque sereni della nostra scelta anche perché una iniziativa simile era stata adottata due anni fa per il Pride di Udine e non c’erano state polemiche.
La scelta di concedere il patrocinio è stata presa sulla base dell’articolo 3 della Costituzione e degli articoli 1 e 2 dello statuto dell’ateneo». Norme che fanno riferimento all’uguaglianza e alla rimozione di ostacoli di ordine economico e sociale, e all’impegno a favore di una formazione che sia anche critica e punti a promuovere lo sviluppo culturale e civile.
Una più netta divisione si è registrata all'interno della politica che, sul tema Fvg pride, si è letteralmente spaccata. Se la destra tiene il pugno duro negando patrocinio e piazza Unità, l'oppoisizione si è fatta sentire esprimendo il proprio totale disappunto sulle scelte intraprese.
Chi ha deciso di suggellare la propria unione, come previsto dalla legge Cirinnà del 2016, ha avuto non poche difficoltà per poter fruire degli spazi comuni già disponibili per i matrimoni celebrati in Comune.
«C’è una sala matrimoni destinata ai matrimoni tra un uomo, una donna e i bambini. E questa è in piazza Unità» aveva affermato Roberto Dipiazza che infatti non ne voleva sapere di parificare luoghi e cerimonie tra matrimoni civili e unioni civili.
E così l’amministrazione, negando la sala di piazza Unità, aveva inizialmente messo a disposizione la sala Bazlen di palazzo Gopcevich, dopo aver proposto in un primo momento l’ufficio dei divorzi brevi.
Successivamente, in seguito alle sentenze dei Tar di Brescia e Padova che andavano nella stessa direzione, ribadendo l’uguaglianza di trattamento fra matrimonio e unione civile, il Comune ha dovuto fare dietro front.
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