Gasometro storico nessun futuro a breve Costi inarrivabili
Bruttino perché vecchio e senza lifting. Anche delicato, giacché è pur sempre una testimonianza dei tempi che furono, soggetta alle “Belle arti”. Situato, per giunta, in una zona meno solare di altre, con vista sulla sopraelevata e su un pezzo di Scalo legnami. E, soprattutto, decentrato. Troppo isolato rispetto al resto dei contenitori cittadini, concentrati sulle Rive.
Dell’ultimo gasometro storico di via D’Alviano - ma meglio sarebbe dire “visibile” da via D’Alviano in quanto posizionato all’interno del sottostante grande comprensorio di AcegasAps, Trieste Trasporti e Amt - la città pare essersi ricordata solo a inizio febbraio. Nei giorni della bora distruttrice, che ha sventrato proprio la cupoletta poligonale finestrata del gasometro, costringendo le autorità alla chiusura temporanea della stessa via D’Alviano per ragioni di pubblica sicurezza.
Da quell’evento atmosferico del tutto eccezionale ha ripreso a circolare, come se si fosse presa al balzo la palla dei lavori da fare (e dei soldi da metterci) una serie di interrogativi: quale destino per quella cattedrale nel deserto, peraltro attualmente vuota, da 35 metri d’altezza per 43 di diametro? Una risposta inequivocabile non esiste oggi né sarà elaborata nel breve (o medio) periodo. Ci vorranno ancora anni, presumibilmente. Per il momento la città si deve accontentare di tre “mezze risposte”, comunque a loro modo rivelatrici.
La prima è che il gasometro del Broletto è in realtà un “monumento” che nessuno vuole. È di proprietà del Comune, in un’area AcegasAps. Una specie di enclave che, da tempo, frena ogni ragionamento sereno su un eventuale riuso da parte di chi amministra il Municipio. «Non è un problema di idee, ma di fattibilità», mette le mani avanti l’assessore plenipotenziario a Lavori pubblici, Edilizia e Urbanistica Elena Marchigiani.
Fino a tre anni fa, grosso modo, la multiutility lo aveva usato, da ente gestore, come magazzino e archivio. Ora è come un vecchio appartamento sfitto. Con la differenza che, solo per metterlo a posto senza rattoppi di fortuna e senza neanche iniziare a pensare come riempirlo, servono denari a vangate. «Tre milioni di manutenzione straordinaria, e molto ma molto a spanne, probabilmente di più», ammette la Marchigiani. E questo non è il momento ideale. Ergo: resterà decadente a tempo indeterminato.
La seconda: va da sé che non potrà essere ripreso il progetto, suggestivo e altrettanto faraonico, di trasformazione del gasometro in planetario. Un’idea sviluppata al crepuscolo dell’Illy bis in Municipio, 11 anni fa, con tanto di piano di fattibilità commissionato alla locale facoltà di Architettura, da 150 milioni di euro riducibili a 50. La terza: questo - data la ristrettezza finanziaria e le urgenze diffuse - non è il primo dei pensieri di Roberto Cosolini. Il gasometro del Broletto - come rileva l’assessore Marchigiani - fa parte di un ragionamento complessivo su tutti i contenitori della città. E, fra questi, non è per nulla il primo della lista.
«Le risorse sono contenute - taglia corto in effetti il sindaco - e le priorità ora si chiamano Palazzo Biserini, cioè la Biblioteca civica, e Carciotti. Il gasometro dovrà aspettare. E anche abbastanza».
Quanto all’idea del planetario in via D’Alviano «è chiaro - precisa sempre il primo cittadino - che non è compatibile con la nostra volontà, già incanalata, di fare del Salone degli Incanti un contenitore di divulgazione scientifica». E anche in fatto di considerazioni su quali destinazioni d’uso dare a ogni scatola, «va fatta una cosa alla volta. E la cosa che mi appassiona di più al momento - chiosa Cosolini - è riuscire a dare una funzione armonica ai contenitori che vanno da Campo Marzio a Porto Vecchio. È questa la questione numero uno dei prossimi anni».
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