«Garlatti a caccia di incarichi dai Comuni»
TRIESTE. La Cgil non dimentica Andrea Garlatti. E l’ex assessore non dimentica la Cgil: «Non sono mai stati miei amici. Ma adesso querelo». Non si litiga per aumenti mancati e dipendenti pubblici da tagliare. Stavolta il ring è una lettera aperta che la Funzione pubblica della Cgil di Gorizia scrive agli amministratori locali accusando Garlatti di andare a caccia di consulenze. «Un raro insieme di odiose falsità» commenta, in risposta, il professore universitario di Udine.
Se n’è andato dalla giunta mesi fa, Garlatti. Compito esaurito, ha fatto sapere. Ma anche un nuovo ruolo, ha ammesso, da direttore scientifico della nascente Scuola di formazione della funzione pubblica regionale. Meriti acquisiti, evidentemente, visto che Tondo non ha mai nascosto l’apprezzamento per il lavoro di un assessore che ha contenuto dirigenti e spese di Palazzo. E che si è trovato spesso muro contro muro con il sindacato. Un sindacato che lo tiene ancora d’occhio. E che, nella lettera aperta che rischia di diventare un caso giudiziario, invita gli amministratori «a valutare bene la scelta di consulenze e incarichi affidati all’esterno, perché l’opinione pubblica non è più disposta a sorridere di sprechi e mancanze, mentre si tagliano pesantemente i servizi alla cittadinanza». Un richiamo non casuale.
Qualcuno, sostiene infatti la Cgil isontina, «non vuole rinunciare alle proprie rendite di posizione». Quel qualcuno sarebbe Garlatti. Dell’ex assessore alla Funzione pubblica la Cgil ricorda il fresco passato. Docente universitario di prima fascia a Udine, busta paga «pesante», «vitalizio maturato e immediato transito nel cda di Insiel», «direttore scientifico in pectore della costituenda Scuola di formazione della Pa, incarico disegnato ad personam con un pesantissimo compenso a regime di 120mila euro annui» e, infine, «consulente al tavolo di confronto delle associazioni delle autonomie designato dal nuovo assessore De Anna». Garlatti viene definito «presunto moralizzatore economico della cosa pubblica regionale, che ha ottenuto, anche se oltre il tempo massimo visto che le dimissioni le aveva già date, il suo miglior risultato nel moltiplicare le posizioni organizzative della macchina regionale, salite a 159 dal primo settembre 2012, dopo aver dichiarato che il suo obiettivo era la loro abolizione». Critiche feroci anche sulle leggi in tema di personale «scopiazzata malamente da quelle nazionali» e sulla riduzione di addetti, «risultato magnificato ma che non è altro che l’applicazione del blocco del turnover disposto dal governo».
Ma l’attacco specifico della lettera è un altro. E riguarda il presente. «L’esimio professore – scrive la Cgil – troverebbe ora il tempo per reclamizzare le sue virtù taumaturgiche proponendosi nei Comuni come consulente in forma privata, per il controllo di gestione e la riorganizzazione del personale. Forma privata consentita legittimamente dal comma 6 dell'articolo 10 dello statuto della costituenda Scuola di formazione, ma che lascia qualche dubbio di opportunità e di compatibilità con la cattedra universitaria retribuita con i soldi versati dai contribuenti alla fiscalità generale e le tasse degli studenti». Chiusura con ulteriore veleno: «È da chiarire se queste consulenze saranno effettuate dal professore o “appaltate” alla società Main, con la quale Garlatti collabora abitualmente, forse perché entrambi hanno eletto la residenza al medesimo indirizzo del centro di Udine».
Molto più stringato, Garlatti, nella replica. «Non sono a caccia di niente - afferma -, e a oggi non ho alcun incarico in enti locali». Ma qualche richiesta c’è stata? «Non ho chiesto alcunché». Secco e infastidito con la Cgil, l’ex assessore. Anzi, pronto ad andare dal giudice.
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