Garanzini: a Trieste Maldini e Trapattoni per la mostra sul Paròn

Il curatore: «L’occasione per ripercorrere un secolo di calcio attraverso Rocco». La gioia dei figli Bruno e Tito

Un lungo viaggio nella memoria, una sorta di percorso virtuale attraverso la penisola, toccando luoghi e spazi cari al Paròn. Ma anche un modo per far rivivere gesta e imprese del Nereo Rocco personaggio pubblico, insieme ad aneddoti e curiosità dell’uomo privato. Anche se mancano quattro mesi all’apertura della mostra dedicata al grande allenatore triestino, che sarà allestita al Magazzino 26 del Porto Vecchio, in città si respira già il profumo del grande evento.

Non ci sono ancora date ufficiali, che saranno rese note nella conferenza stampa di presentazione in programma tra qualche settimana, ma la vernice dovrebbe concretizzarsi già ai primi di maggio. Una mostra che, nelle intenzioni degli organizzatori, resterà aperta al pubblico fino alla fine di luglio e che nel corso di quasi tre mesi si avvarrà della presenza di numerosi ospiti, tra questi i “figli calcistici” del Paròn, vale a dire il golden boy del calcio italiano Gianni Rivera, il triestino doc Cesare Maldini e, compatibilmente con i propri impegni professionali, Giovanni Trapattoni, c.t. dell’Irlanda che proprio in quel periodo sfiderà gli azzurri di Prandelli ai prossimi campionati europei.

Ad anticipare quale sarà la filosofia dell’evento ci pensa Gigi Garanzini, ideatore della mostra e profondo conoscitore di Rocco. «Non ci sono dubbi che il Paròn rappresenti un’autentica pietra miliare per il calcio italiano - spiega Garanzini – abbiamo voluto quindi attraverso la figura di Rocco, che è stato un ambasciatore di Trieste nel mondo, ripercorrere un secolo di calcio italiano, passando per quelle che sono state le trasformazioni di questo sport, da semplice gioco a vero e proprio business. Dunque il calcio inteso come specchio dei tempi che cambiano, con i suoi inevitabili riflessi sugli aspetti storico-culturali della nostra società».

Una mostra a largo respiro quindi, che partirà inevitabilmente dalle tappe più importanti della vita e della carriera sportiva di Rocco, da Trieste a Milano, da Padova a Torino, per avvalersi poi di tutta una serie di manifestazioni collaterali che punteranno più sull’aspetto culturale dell’evento. Un’appuntamento, quello di maggio, che non poteva non avere tra i protagonisti i figli del Paròn, Tito e Bruno, entrambi coinvolti direttamente ed emotivamente dall’iniziativa. «Direi che si tratta di un doveroso tributo che la città dedicherà ad un personaggio che ha reso grande Trieste nel mondo – racconta visibilmente commosso Tito – un uomo dotato di enorme umanità, intelligenza e sensibilità, che ha sempre saputo adattarsi ad ogni ambiente che frequentava, e che ha amato, qualche volta “persino troppo”, la sua città natale». Sulla stessa lunghezza d’onda anche il fratello Bruno: «Non può che essere un grande onore per me celebrare una figura che ha saputo valorizzare soprattutto l’aspetto umano del calcio, quello dello spogliatoio per intenderci, e che a fronte di un tono solo apparentemente burbero con la scorza da duro, sapeva celare in realtà aspetti caratteriali intrisi di profonda sensibilità».

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