Garanzia Fincantieri inserita nel patto sindacati-Ferriera

Nel testo il richiamo al salvagente assicurato da Patuanelli. Il gruppo Arvedi conferma tutti gli impegni. Giovedì la firma
Una veduta della Ferriera (Silvano)
Una veduta della Ferriera (Silvano)

TRIESTE Dopo il referendum con cui i lavoratori della Ferriera hanno approvato l’accordo sindacale con quasi il 59% dei voti, l’intesa fra azienda e sigle favorevoli è stata perfezionata ieri a Milano e sarà definitivamente firmata giovedì nella sede triestina di Confindustria. La riunione è avvenuta alla presenza di Rsu, segreterie provinciali e vertici nazionali di Fim Cisl, Uilm, Failms e Usb, che hanno ottenuto la limatura di alcuni dettagli, a cominciare dall’inserimento di un riferimento esplicito agli impegni assunti dal ministro dello Sviluppo economico Stefano Patuanelli sul totale assorbimento degli esuberi grazie alla disponibilità di Fincantieri. Da parte sua, il gruppo Arvedi ha confermato la disponibilità alla maggiorazione della cassa integrazione e ribadito che lo spegnimento dell’area a caldo comincerà il primo di febbraio. L’operazione si protrarrà per tutto il mese e, stando ai sindacati, i contratti dei lavoratori interinali potrebbero dunque essere prolungati fino al 28 febbraio.

Patuanelli: «Fincantieri è pronta ad assumere gli operai della Ferriera a rischio esuberi»
Il ministro Stefano Patuanelli nella sede del Piccolo (Foto Lasorte)


La convocazione a Milano ha riguardato solo i sindacati sottoscrittori dell’accordo trovato nei giorni di Natale nella sede del Mise. Come spiega il segretario provinciale della Uilm Antonio Rodà, «abbiamo rafforzato il riferimento al coinvolgimento delle istituzioni, citando l’impegno preso dal ministero. Abbiamo inoltre condiviso la necessità di definire tutti i tavoli tecnici tra Rsu e azienda indispensabili in questa fase di transizione per gestire le operazioni». Rodà evidenzia che «per quanto riguarda lo spegnimento dell’area a caldo, l’azienda ha confermato che le operazioni di spegnimento prenderanno tutto il mese di febbraio, nel rispetto dei protocolli di sicurezza». È facile immaginare che il gruppo Arvedi stia pensando a uno spegnimento graduale, per poter consumare tutte le materie prime ancora presenti nel sito e che altrimenti dovrebbero essere trasferite altrove con costi aggiuntivi. Forse proprio per questo, «l’azienda valuterà di fare le proroghe dei contratti in scadenza», dice il sindacalista della Uilm.

In Ferriera vince il sì all’accordo con Arvedi. Più vicino lo stop all'area a caldo
Lavoratori della Ferriera alle urne (Bruni)


Mentre per la stipula dell’Accordo di programma si attende che Autorità portuale e proprietà trovino un punto d’incontro sulla cessione dei terreni, l’intesa sindacale recepisce il piano industriale basato su smantellamento e bonifica dell’area a caldo, rilancio della logistica, riconversione della centrale elettrica e potenziamento del laminatoio. Il tutto dovrebbe durare 24 mesi e richiedere un investimento da 180 milioni. Al termine dell’operazione, i lavoratori di Servola passeranno da 580 a 417: per 66 si procederà con trasferimenti in aziende terze, 58 verranno prepensionati e per i restanti 39 sono previste uscite volontarie con incentivi. Per tutti scatteranno 24 mesi di cassa integrazione a rotazione.

E proprio su quest’ultimo punto l’azienda ha confermato gli impegni assunti con i sindacati. Primo fra tutti la maggiorazione di due euro lordi per ogni ora di cassa integrazione: un totale di 346 euro lordi qualora il lavoratore stia a casa per tutto il mese, ipotesi che si tende a escludere per la volontà delle parti di far lavorare i dipendenti a rotazione, spostando ad esempio gli operai dell’area a caldo nel laminatoio per l’affiancamento finalizzato alla formazione. Il gruppo Arvedi prevede inoltre 28 mila euro lordi di buonuscita per chi volesse lasciare volontariamente il posto di lavoro, mentre per i pensionandi sono previsti due anni di cassa e poi una maggiorazione di 1.175 euro lordi per ogni mese di Naspi ricevuta nel periodo di disoccupazione, cioè fra l’uscita dall’azienda e la maturazione dei requisiti per la pensione. —


 

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