Garage incendiato a Trieste, Console e Cavalli in aula
Un incendio appiccato a un garage per punire Lorenzo Gioseffi, “reo” di non essersi mai voluto sottomettere ai voleri della banda di Roiano. Venerdì Giuseppe Console e Alessandro “Tex” Cavalli, i due assassini di Giovanni Novacco saranno nuovamente in aula davanti al giudice Laura Barresi. Il pm Maddalena Chergia li accusa di incendio doloso.
Il box era stato danneggiato il 12 gennaio 2009. Era stato Gioseffi a denunciare per primo le azioni, le bravate della banda di Roiano e si era presentato agli investigatori indicando Console e Cavalli come autori di un’impressionante serie di reati. Gioseffi non si era sottomesso alle prevaricazioni del gruppo e si era presentato agli inquirenti denunciando Console e Cavalli per una impressionante serie di reati. Violenze, minacce, lesioni, associate a inseguimenti per le strade di Roiano e Gretta, fughe, sassate, esibizioni di coltelli e tirapugni in metallo. «Chi si mette contro di me fa una brutta fine, il mio istruttore è un poliziotto, possiede una pistola e me la presterebbe se ne avessi bisogno», aveva “promesso” Giuseppe Console. Il gruppo, secondo l’accusa, aveva messo in atto anche minacce trasversali, come quella dell’incendio. Tra il 12 e il 13 gennaio Giuseppe Console aveva dato fuoco al box auto di proprietà della nonna di Lorenzo Gioseffi, Jolanda Bormioli, già insegnante di matematica al Liceo Oberdan. In precedenza lo stesso Lorenzo era stato avvicinato per sentirsi dire: «Ti ammazzerò, adesso vado a prendere il coltello».
A raccontare tutto questo era stata Micaela Nordio, 21 anni, ex moglie di Console che nel pomeriggio del primo ottobre del 2012 in un ufficio della Squadra mobile aveva riferito che erano stati Console e “Tex” Cavalli a dare fuoco al garage. Così ha detto l’ex moglie di Console: «Assieme a Cavalli erano andati nello stabile dove ci sono i garage, quello sito sotto al giardinetto di via Boccaccio, e con un cacciavite avevano provato a forare la lamiera della saracinesca del box di Gioseffi, ma non erano riusciti perché la lamiera era troppo spessa». Continua Micaela Nordio: «Dopo un secondo tentativo Cavalli e Console erano tornati nel garage per forzare la porta con un piede di porco. Poi non riuscendoci avevano forato la lamiera e quindi erano andati a prendere i petardi “Mefisto” e dell’alcol o della benzina. Così avevano versato i liquido nel foro e poi avevano buttato il petardo Mefisto acceso. Console mi aveva poi detto di essersi fermato nelle vicinanze e di aver dopo poco visto arrivare i vigili del fuoco con le autopompe». (c.b.)
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