Gallina legata a scuola, scoperto l’autore: uno studente che ora rischia la sospensione

Massimo riserbo sull’identità. Dovrebbe trattarsi di un allievo del biennio. «A breve un Consiglio di classe sul tema»

TRIESTE. La “terapia d’urto” attuata dalla presidenza di concerto con il Consiglio d’istituto, assieme all’azione “investigativa” voluta fin da subito dalla stessa dirigente scolastica Tiziana Napolitano, ha dato i suoi frutti: è stato individuato infatti il responsabile che venerdì 31 gennaio aveva lasciato una gallina con le ali legate nel bagno dei maschi al pianterreno dell’istituto tecnico Fabiani-Deledda.

Gallina legata nel bagno della scuola, tutti puniti per la bravata al Fabiani

È stato di conseguenza sospeso il provvedimento adottato dalla scuola dopo l’episodio, che prevedeva lo stop immediato a uscite e viaggi di istruzione per tutti gli alunni. Alla base di questa decisione c’era il fatto, come ribadisce Napolitano, che «non ce la sentivamo di accompagnare nelle ore extracurriculari dei giovani capaci di mettere in atto comportamenti di questo tipo». Questo fino a quando, appunto, si è scoperto chi ha portato l’animale – che si trova ancora all’Enpa e sta bene – all’interno dell’istituto con le ali avvolte dal nastro adesivo.

La preside non vuole aggiungere particolari, ma da quanto è emerso l’autore dovrebbe essere uno studente del biennio. Non si sa ancora se abbia agito da solo o con qualche altro compagno. «Abbiamo fatto un po’ di attività inquirente ma manteniamo il “segreto istruttorio”, la persona comunque non si è autodenunciata», si limita a dire Napolitano, che ha lavorato al caso per una settimana.

A quanto pare non ci sarebbero stati studenti decisi a comunicare spontaneamente informazioni per risalire al responsabile. Nessuna “spia”, insomma. Diverse sono state invece le persone convocate nei giorni scorsi nella stanza della dirigente . Per arrivare alla soluzione, si può presumere, sono stati incrociati i dati delle entrate posticipate e le testimonianze di alcuni alunni.

«Gallina nella nostra scuola, uno shock»
La gallina Titti come era stata trovata venerdì


Ma quali saranno le contromisure che prenderà la scuola ora che il “colpevole” è stato smascherato? «Seguendo la normale prassi – spiega Napolitano – verrà applicato il regolamento interno, che prevede una serie di passi in seno agli organi collegiali per la valutazione del comportamento difforme, appunto, dal regolamento d’istituto».

In parole semplici, verrà convocato un Consiglio di classe straordinario in cui si discuterà del caso. Verranno sentiti il responsabile e i suoi genitori, a cui si farà pervenire la cosiddetta contestazione di addebito, nella quale viene specificato il motivo per cui si ha intenzione di intraprendere un’eventuale provvedimento disciplinare a carico del ragazzo. E lui, che cosa rischia? In base al tipo di infrazione (il regolamento interno prevede la sospensione da scuola) una sospensione con obbligo di frequenza nonché lavori socialmente utili o l’organizzazione di una conferenza.

«Come agenzia educativa e non punitiva – specifica ancora Napolitano – si considera l’opportunità di certi provvedimenti, cogliendo anche l’occasione per fare un po’ di chiarezza. Così lavoriamo in questa scuola. Valuteremo soggetti e circostanze prima di decidere qual è la soluzione migliore».

È stata anche lanciata una raccolta fondi, subito dopo l’accaduto, con la campagna “Io sto con la gallina”. «Un modo per dare una mano a chi si occupa di animali feriti e abbandonati», sottolinea la dirigente scolastica: «In questo caso all’Enpa, che ha accolto la gallina e a cui verseremo periodicamente una somma di denaro. Lo abbiamo fatto proprio per sensibilizzare la nostra comunità e anche perché siamo una scuola a indirizzo ambientale-sanitario. Abbiamo colto la positività da un episodio negativo, che ci ha fatto molto riflettere».

In ultimo, Napolitano lancia anche un appello ai genitori: «La scuola provvede a fornire dei modelli educativi e degli input, ma se questi non trovano sponda all’interno delle famiglie, noi non otteniamo niente. Le famiglie ci devono essere. Spero che, di questo episodio, se ne parli a casa, che sia un momento di riflessione».

 

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