Galleria rifugio anti-aereo a Monfalcone, primi progetti di recupero

MONFALCONE La messa in sicurezza dell’accesso e dell’esterno della galleria rifugio della Seconda guerra mondiale che si stende tra piazza della Repubblica e le prime pendici carsiche è un obiettivo che il Comune di Monfalcone vuole raggiungere nei tempi più stretti possibile. La galleria, conservatasi pressoché intatta, ha già subito intrusioni un paio d’anni fa, mentre introdursi nel tunnel, allo stato attuale, se non adeguatamente attrezzati, rappresenta un serio rischio per l’incolumità di chi ci provasse. L’ente locale sta quindi lavorando all’accatastamento del bene che, come emerso alla fine dello scorso anno, risulta “figlio di nessuno” . In sostanza, l’Agenzia del demanio non ha in carico la galleria rifugio, nonostante sia stato il Regno d’Italia a realizzare l’opera, tra il 1943 e il 1944 ed esistano le tavole del progetto.
«Siamo in contatto con l’Agenzia del demanio di Udine – spiega l’assessore ai Lavori pubblici e all’Urbanistica Giuseppe Nicoli – che ha effettuato un sopralluogo ed ha già dichiarato la propria disponibilità ad assegnarci il bene per una sua gestione e valorizzazione».
Quella ipotizzata sulla spinta delle ricerche storiche e sul campo effettuate in questi ultimi anni da Pietro Commisso che con un gruppo di altri monfalconesi ha fondato lo scorso anno l’Associazione galleria rifugio. I beni ritrovati nell’enorme tunnel (oggetti ed effetti personali smarriti dalle migliaia di monfalconesi che utilizzarono la galleria per sfuggire alle bombe alleate) da Commisso, dopo essere stati in mostra in un paio di occasioni in città, sono ora conservati al Consorzio culturale del Monfalcone. In attesa, magari, di ritornare nella galleria, ma in esposizione permanente, a raccontare la storia drammatica degli ultimi due anni del conflitto mondiale per una città sede di un cantiere navale, ma anche di molte altre importanti realtà industriali.
È quanto ha ricordato Gianfranco Beltrame, ricercatore locale, nella conferenza tenuta venerdì pomeriggio nella sede dell’Unuci e dedicata proprio alla galleria rifugio di piazza della Repubblica. «In un solo bombardamento furono sganciate 1. 560 bombe sul cantiere di Monfalcone», ha aggiunto Lucio Gregoretti, illustrando la devastazione provocata dagli ordigni anche nella porzione di Panzano più vicina allo stabilimento. La galleria, come racconta la ricerca storica di Maurizio Radacich, che ha affiancato Pietro Commisso in questi anni, fu utilizzata per la prima volta il 19 marzo del 1944, data del primo dei sette bombardamenti che causarono in totale 130 vittime in città. L’amministrazione comunale avvierà a breve le procedure per arrivare all’accatastamento del tunnel e poi definire con l’Agenzia del demanio la formula con cui assumerne la gestione.
Nel bilancio di previsione 2018 sono stati stanziati 50 mila euro per la realizzazione dei primi interventi, quelli più urgenti, per evitare appunto intrusioni e incidenti. «Una volta ottenuto il bene e stabilito con quale formula – aggiunge Nicoli –, potremo definire il progetto di valorizzazione di un’opera che rimane davvero eccezionale e che va a completare con la sua presenza le evidenze storiche rappresentate dalle trincee della Prima guerra mondiale». A oltre 70 anni dalla sua realizzazione, il tunnel impressiona per l’opera di ingegneria che è in sé, con i suoi 262 metri di lunghezza e i cinque di altezza per sei di larghezza scavati nella pietra viva. Dimensioni che negli anni avevano fatto ipotizzare utilizzi di strada di collegamento con il Carso, dove la città avrebbe dovuto svilupparsi, o di parcheggio. Ora in modo molto più fattibile, anche dal punto di vista finanziario, per la galleria si profila un recupero come bene storico e culturale.
L’attività di Pietro Commisso, tra i fondatori dell’associazione, e Maurizio Radacich ha già permesso di definire un quadro storico e di recuperare molti oggetti abbandonati dalle persone che tra il’44 e il’45 utilizzarono il tunnel.
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