Galateri, soci compatti con i nuovi vertici: le Generali sono solide
TRIESTE. «Siamo un gruppo solido che è stato in grado di superare passaggi molto delicati come il recente cambio al vertice dopo le dimissioni di Mario Greco. Il consiglio d’amministrazione, gli azionisti, il comitato nomine hanno gestito questo passaggio in modo professionale e rapido. Abbiamo esaminato risorse interne ed esterne, attraverso una società internazionale di selezione del personale. In meno di due mesi il comitato nomine ha indicato Philippe Donnet e Alberto Minali. É una scelta di cui sono molto soddisfatto»: il presidente delle Generali, che sarà riconfermato, ricostruisce alla vigilia dell’assemblea del gruppo domani a Trieste (ore 9, Stazione Marittima) il percorso che ha portato alla scelta dei nuovi vertici dopo l’addio del Ceo passato a Zurich.
Presidente Gabriele Galateri, lei guida anche il Comitato per la corporate governance di Borsa Italiana. La governance di Generali si è rivelata adeguata per superare questa transizione senza traumi?
Donnet e Minali garantiscono una grande professionalità al vertice. Abbiamo compiuto un percorso nel rispetto delle migliori regole della governance dando una grande prova di efficienza. L’esempio delle Generali è stato la dimostrazione che, sul piano della governance delle società quotate, l’Italia a livello di sistema non ha nulla da invidiare alla best practice internazionale.
Come si presentano le Generali in assemblea?
Con i risultati migliori degli ultimi anni. Nel 2015 abbiamo conseguito risultati di business che sono punti di svolta decisivi. Chiudiamo l’anno con utili netti in crescita a oltre 2 miliardi di euro (+22%) e con un utile operativo superiore a 4,7 miliardi che sale del 6%. I premi complessivi superano i 74 miliardi. Siamo un gruppo solido patrimonialmente, come dimostra la crescita di 16 punti dell’Economic Solvency, in salute e pronto ad affrontare le prossime sfide".
Il 26 gennaio il Ceo Mario Greco le ha comunicato l’indisponibilità a un nuovo mandato. Quali sono state le ragioni del suo addio?
Greco ha fatto un ottimo lavoro alle Generali. Non mi interrogo sulle ragioni della sua scelta. É stata una sua valutazione personale di fronte a una nuova opportunità professionale. Sottolineo che alla base della sua decisione non c’è stato alcun contrasto con gli azionisti. Abbiamo trovato una rapida soluzione e il mondo va avanti. Oggi le Generali sono organizzate in modo molto solido ed equilibrato con un focus sul business assicurativo. Abbiamo tutti gli strumenti a disposizione per affrontare in modo corretto il futuro.
Quali saranno le prossime sfide nell’attuazione del piano strategico?
É cambiato l’assetto di vertice ma la strategia del nostro gruppo non cambia. Philippe Donnet e Alberto Minali stanno riflettendo su come raggiungere gli obiettivi del piano strategico annunciato nel maggio dello scorso anno, approvato all’unanimità dal cda, e che resta fondamentale. Si tratta di ragionare su come raggiungere questi obiettivi nel nuovo contesto dei mercati assicurativi e finanziari.
Giovedì l’assemblea sarà chiamata a rinnovare il consiglio d’amministrazione che cresce da 11 a 13 componenti, con 8 indipendenti e due posti per le minoranze. Quali le ragioni di questa scelta?
In primo luogo vorrei ringraziare tutto il consiglio uscente, che esaurisce il mandato, per il grande impegno dimostrato nel sostenere i programmi della società. Le discussioni in cda sono sempre avvenute con grande trasparenza e efficace dialettica anche nei momenti delle decisioni più importanti come l’introduzione delle procedure di Solvency II. L’aumento a 13 consiglieri dipende da una doppia scelta: mantenere una quota maggioritaria di indipendenti e garantire più spazio alle minoranze. Sarà un consiglio di grande spessore in termini di competenze, di esperienza e con una forte e qualificata componente femminile.
Caltagirone ha superato il 3%. Mediobanca dovrà scendere dal 13 al 10% entro il 2016. Come vede gli equilibri nel parterre dei grandi soci del Generali?
Abbiamo una compagine azionaria con soci industriali presenti da lungo tempo nel capitale. Gli acquisti del gruppo Caltagirone rappresentano un segnale di fiducia nelle prospettive della compagnia. Mediobanca e gli altri soci industriali sono una garanzia di stabilità. Mi piace sottolineare la presenza dei molti consiglieri indipendenti che completano una squadra molto professionale.
Donnet conserverà l'incarico di country manager per l'Italia?
Come ha già ricordato il Group Ceo non c’è fretta. La scelta verrà fatta nei tempi opportuni.
Qual è il ruolo delle assicurazioni per rilanciare il Sistema Paese?
Le assicurazioni, anche come grandi investitori, sono importanti per la crescita di un Paese. Per questo auspico una rapida approvazione del disegno di legge sulla concorrenza in discussione in Parlamento. Ci sono temi urgenti per il nostro settore come il contrasto alle frodi e la spinta all’efficienza.
Generali, come altre compagnie, ha aderito al Fondo Atlante che sosterrà fra l’altro l’aumento di capitale della Popolare Vicenza. Quali le ragioni di questo investimento?
Il sistema bancario ha attraversato enormi difficoltà non sempre affrontate in tempi rapidi. La nostra partecipazione al fondo Atlante vuole essere un contributo alla stabilità del nostro sistema finanziario.
Il rischio Brexit vi preoccupa?
Le Generali sono un grande gruppo internazionale. L’uscita della Gran Bretagna dall’Ue potrebbe destabilizzare il sistema economico europeo. Mi auguro che alla fine prevalga il no.
Come vede le prospettive per l’Italia e quale giudizio da dopo due anni di navigazione del governo Renzi?
Il governo Renzi ha rappresentato una svolta importante. Penso in particolare al via libera alle riforme istituzionali e al Jobs Act. La strada perchè il Paese torni competitivo è ancora lunga.
Lei è anche presidente dell’Istituto italiano di tecnologia. Dopo gli accordi con Microsoft e le nuove piattaforme tecnologiche presentate dal gruppo si è parlato di Generali modello Amazon..
Il Mit (Massachusetts Institute of Technology) ha classificato le Generali fra le cinquanta società più innovative del mondo. Stiamo compiendo un grande sforzo di innovazione tecnologica, un pilastro del nostro piano strategico, con grande attenzione alla digitalizzazione.
Il gruppo si prepara a riunire i dipendenti di Milano nella grande torre Hadid. E per quanto riguarda Trieste?
A Trieste occupiamo oltre 2.300 persone. Qui resta la nostra sede legale e manterremo le nostre radici. Non sono giustificati i timori di un distacco dalla città. Come ho detto più volte va risolto il problema logistico e delle infrastrutture, mi riferisco soprattutto alla funzionalità di ferrovie e autostrade. Trieste per il suo posizionamento geopolitico dovrebbe essere servita dall’alta velocità con un aeroporto collegato alle maggiori capitali europee. Spero che, anche grazie allo sviluppo del suo porto, Trieste raggiunga la posizione di prestigio che merita.
Le Generali sono pronte a investire nel Porto Vecchio triestino?
Tutti i nostri investimenti devono essere mirati al business assicurativo. Detto questo valutiamo sempre tutte le opportunità che si presentano purchè abbiamo adeguata redditività.
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