Galateri: «In Italia ripresa ancora fragile. Avanti con le riforme»

«Il nostro gruppo oggi è un modello di governance societaria A Trieste solide radici. Con la Academy formeremo i futuri leader»
Gabriele Galateri (Foto di Massimo Silvano)
Gabriele Galateri (Foto di Massimo Silvano)

TRIESTE. «Le riforme varate dal governo Renzi, mi riferisco al Jobs Act e alla legge elettorale, vanno nella giusta direzione. Bisogna consolidare una ripresa ancora fragile tagliando la spesa pubblica e riducendo la pressione fiscale su imprese e cittadini»: il presidente delle Generali, Gabriele Galateri, alla vigilia dell’assemblea, guarda alle mosse del governo come un primo passo per consolidare la ripresa.

Presidente Gabriele Galateri, le Generali hanno superato la tempesta della crisi globale. Quali prospettive vede per l'Europa e per l'Italia?

Ci sono i primi segnali di ripresa. L'Europa, aiutata dall'azione della Banca centrale europea con il lancio del quantitative easing, sta uscendo dal tunnel grazie anche ai bassi tassi di interesse e al minore costo dell'energia. Ci sono fattori convergenti positivi che possono contribuire alla ripresa europea.

E l'Italia?

Anche per l'Italia possiamo avere fiducia. Nel 2016 il Pil è previsto in crescita dell'1 per cento. Le riforme varate dal governo Renzi, mi riferisco al Jobs Act e alla legge elettorale, vanno nella giusta direzione. Bisogna consolidare una ripresa ancora fragile tagliando la spesa pubblica e riducendo la pressione fiscale su imprese e cittadini. Solo così potremo rilanciare i consumi e gli investimenti nel Paese. L'economia globale sta crescendo in modo diseguale. La ripresa europea premierà le imprese che si faranno trovare pronte all'appuntamento.

Quest'anno ai soci portate un aumento del dividendo. É stato completato il turnaround, fatta pulizia nei conti, venduti tutti gli asset non strategici. Missione compiuta?

Il 2014 delle Generali si è chiuso con ottimi risultati. Il 27 maggio il Ceo Greco e il management presenteranno all'Investor Day di Londra il nuovo piano. In questa fase è stata migliorata la governance complessiva del gruppo. Oggi le Generali rappresentano un modello di governo societario allineato alle realtà dei Paesi più avanzati. Il consiglio a 11 membri è molto più snello ed efficiente. La componente femminile nel cda è molto importante e qualificata professionalmente. I comitati nomine funzionano secondo le migliori indicazioni del codice di autodisciplina. La consultazione fra il management e i consiglieri avviene in modo continuo ed efficace. Le Generali si presentano in assemblea con una governance ottimale e un managament internazionale e di alto profilo guidato da Greco. Gli obiettivi sono chiari: il nostro core business sono le assicurazioni.

Le Generali hanno spiegato la decisione di ritirare il rating di Standard & Poor's con i criteri troppi inflessibili dell'agenzia che basa il suo giudizio sul rischio Italia...

Le Generali sono una grande compagnia globale. Siamo leader in grandi Paesi europei come Francia, Germania, Spagna con una presenza rilevante in mercati con importanti prospettive di crescita come Asia e America Latina. É sbagliato valutare la compagnia sulla base del solo rischio Paese.

Oltre il 44% delle società per azioni a Piazza Affari, secondo Unimpresa, è posseduta da soggetti esteri. Tornano gli investitori stranieri in Italia?

L'Italia è tornata ad attirare capitali stranieri. Penso che ciò sia avvenuto grazie a una ritrovata stabilità politica, al vantaggio competitivo di un euro debole rispetto al dollaro, all'inflazione sotto controllo. Gli investimenti finanziari sono sempre positivi se rafforzano il patrimonio delle imprese e aprono nuovi orizzonti sui mercati.

Lei è anche presidente del comitato di governance per le società quotate. Esiste però il pericolo che la globalizzazione spinga sempre più imprese italiane sotto il controllo straniero?

La globalizzazione può essere un fenomeno positivo per quelle imprese che, grazie anche alla presenza di investitori stranieri nel capitale, possono ampliare la base produttiva nazionale e aprirsi verso nuovi mercati. Mi riferisco ad esempio al settore automobilistico in Gran Bretagna. Diventa invece un problema per aziende poco competitive che per la loro fragilità produttiva e tecnologica possono cadere in mano estera e diventare solo un varco per il mercato interno. Ecco perchè sostengo che il sistema industriale italiano deve puntare sempre più sull'innovazione.

La presenza di investitori stranieri nelle Generali è cresciuta sensibilmente: nel 2013 superavano il 32% per raggiungere il 37,11% nel corso del 2014. Di recente c'è stato l'ingresso di Bank of China con circa il 2%.

I grandi operatori internazionali hanno riconosciuto il valore della ristrutturazione negli ultimi due anni con un deciso rilancio della redditività del gruppo che può dare molte soddisfazioni agli azionisti. Le Generali sono tornate a competere da leader sui mercati.

É stato raggiunto il giusto equilibrio fra soci industriali e finanziari?

C'è un ottimo rapporto, solido e coeso, fra gli azionisti del gruppo, il management, il consiglio.

Mediobanca entro il 2016 dovrà scendere al 10% della compagnia.

Questo per ragioni legate alle regole finanziarie europee, non ha niente a che vedere con il rapporto Mediobanca-Generali. Mediobanca è uno dei grandi azionisti e credo che siano soddisfatti, come gli altri azionisti, di come le Generali sono gestite e delle sue prospettive.

Manterrete radici salde a Trieste?

Generali a Trieste conta su 2.300 dipendenti. Qui hanno sedi importanti anche Banca Generali e Genertel. Ci sono poi diverse iniziative che dimostrano il nostro attaccamento alla città. Quest'anno si è insediata la Academy dove istruire la capacità di leadership dei futuri dirigenti del nostro gruppo. Una istituzione simile alla scuola di Marentino della Fiat ai tempi di Agnelli: non dimentichiamo che a Torino si formava la classe dirigente del gruppo. A Trieste, grazie alla presenza di un sistema accademico di grande livello (il Mib School of management e l'Università, ndr) vogliamo creare un tessuto di conoscenza e competenze di primo livello. La nostra Academy sarà un incubatore di professionalità e di eccellenza.

In Italia si premia abbastanza il merito?

Presiedo l'Istituto italiano di tecnologia che nasce proprio sulla base della necessità di creare nel Paese una struttura di eccellenza con l'obiettivo di trasferire ricerca e innovazione al sistema produttivo. Gli scienziati dell'Istituto, provenienti da 50 Paesi, vengono tutti scelti su base meritocratica. Si tratta per il 45% di "cervelli" stranieri che scelgono di venire a lavorare in Italia. Le stesse istituzioni scientifiche triestine, dove lavorano 13 mila fra scienziati e ricercatori, possono avere grandi potenzialità di sviluppo nel creare nuove risorse e opportunità per l'economia della città.

Resta un problema di isolamento del Friuli Venezia Giulia dal punto di vista dei trasporti che inevitabilmente complica anche la presenza delle Generali.

Trieste, grazie alla sua posizione baricentrica in Europa, ha grosse opportunità. Per questo motivo il problema logistico e delle infrastrutture, mi riferisco alla funzionalità di porti, ferrovie e autostrade, deve essere affrontato per rendere attraente il territorio a molti operatori economici.

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