Galateri: «Generali forti e indipendenti»

«La quota Intesa sarà gestita nel miglior interesse della compagnia»
Giovannini, Trieste, 08/10/2011, BARCOLANA 2011.
Giovannini, Trieste, 08/10/2011, BARCOLANA 2011.

TRIESTE. Presidente Gabriele Galateri di Genola, nell’ultimo anno le Generali hanno accelerato una fase di forte cambiamento per il gruppo. Completato il riassetto finanziario con le cessioni, con quali strategie di crescita vi presentate domani in assemblea?

In assemblea presentiamo conti molto positivi che assieme alla proposta di dividendo rappresentano risultati straordinariamente interessanti e importanti. Il risultato netto è cresciuto del 2,5% a 2,1 miliardi e il dividendo aumenta dell'11,1% a 80 centesimi di euro. Nonostante uno scenario internazionale pieno di incognite abbiamo una visione strategica molto chiara che si focalizza sull’efficienza, sulla centralità del cliente e sull’innovazione. Per questo possiamo confermare gli obiettivi del piano al 2018, come annunciato dal Ceo Donnet nell’Investor Day di novembre, che prevede di generare cassa per oltre 7 miliardi di euro e dividendi aggregati per oltre 5 miliardi. La compagnia ha realizzato una trasformazione importante a livello di organizzazione, di obiettivi strategici e di risultati già acquisiti che sono una base solida sulla quale costruire il nostro futuro, anche su temi di sostenibilità, e che possono tranquillizzare i nostri azionisti sul fatto che questi risultati non sono un fatto episodico, ma un punto di continuità in una traiettoria crescente.

Sui mercati sembrano finite le turbolenze...

Dopo un 2016 dominato da una forte volatilità sui mercati finanziari, le previsioni per quest’anno sono confortanti. Secondo l’ultimo rapporto del Fondo Monetario Internazionale l’economia globale sta crescendo a un ritmo del 3,5%, di quasi mezzo punto superiore allo scorso anno sostenuta dalla forte espansione della Cina (+6%) e degli stessi Stati Uniti (+2%). Restano le incognite legate ai fenomeni geopolitici. Mi riferisco soprattutto alla Brexit e alle tentazioni protezionistiche di Trump che potrebbero condizionare la crescita del commercio globale.

E per quanto riguarda l’Italia?

Il governo ha rivisto leggermente al rialzo la crescita dell'anno in corso. La nuova stima del Pil è pari a 1,1% contro l'1,0% stimato finora. Speriamo che queste previsioni vengano rispettate. I mercati temono l’instabilità politica. Per il rilancio della crescita nel Paese servono riforme riducendo la spesa pubblica, rilanciando gli investimenti, abbassando la fiscalità sulle imprese e sul lavoro.

Come vede l’andamento del mercato assicurativo?

Veniamo da uno scenario complicato a causa dei bassi tassi di interesse il 46% dei bond governativi europei hanno oggi un rendimento negativo, penalizzando i risultati soprattutto nel ramo Vita. In Europa è stata impegnativa la regolamentazione introdotta con Solvency 2. Ma vediamo anche opportunità. In Europa e in Italia l’invecchiamento progressivo della popolazione sta infatti mettendo in crisi la previdenza pubblica: per questo gli assicuratori possono svolgere un ruolo importante. Risulta in crescita il risparmio gestito e bisogna riflettere sulla possibilità di estendere le coperture assicurative per la difesa contro i cataclismi naturali. In Italia il 45% della popolazione vive in zone a rischio di alluvione ma ad oggi le coperture assicurative attive sono quasi del tutto inesistenti.

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Philippe Donnet in una recente immagine d'archivio. ANSA/MOURAD BALTI TOUATI

Lei è anche presidente del comitato governance di Borsa Italiana. Ritiene che la governance di Generali oggi sia ottimale?

Abbiamo dimostrato con i fatti sia nel 2016 che nel 2017 di possedere una governance di alto livello. Mi riferisco all’efficienza e rapidità con cui abbiamo gestito l’uscita del precedente Ceo Mario Greco e anche al processo di nomina del nuovo cda. Abbiamo un consiglio snello di 13 consiglieri, e di questi otto sono indipendenti e cinque sono donne. C’è sempre un confronto aperto e un dialogo costante.

In merito alla recente uscita di Minali, sarà nominato un nuovo direttore generale?

Come tutti i temi di governance anche questa decisione sarà di competenza del consiglio d’amministrazione, in accordo con l’amministratore delegato.

Le Generali non sono più un case study di Intesa San Paolo che ha rinunciato ai piani di integrazione con la compagnia. Finite le turbolenze sull'asse Milano-Torino-Trieste, come gestirete la quota del 3,4% di Intesa Sanpaolo acquistata come mossa difensiva?

La quota sarà gestita nel miglior interesse della compagnia. Il nostro obiettivo è sempre quello di tutelare gli interessi di tutti i nostri azionisti.

Pensa che il tema della difesa dell’italianità delle Generali resti attuale?

Vogliamo mantenere e rafforzare il nostro ruolo di grande operatore assicurativo italiano, internazionale e indipendente. Abbiamo tutti i mezzi per poter svolgere un ruolo da protagonisti sulla scena internazionale.

Le Generali sono sufficientemente attrezzate per un ruolo competitivo sui mercati globali?

Rispetto ai nostri grandi competitori siamo sufficientemente attrezzati e forti. Ma la dimensione non è l’unico metro di paragone. Il Ceo Donnet ha ricordato spesso che il nostro obiettivo non è essere la più grande ma la migliore compagnia di assicurazione. Azionisti e management sono uniti, coesi e concentrati sul piano strategico. Se proseguiamo sulla strada della crescita, valorizzando in modo corretto le nostre potenzialità, la nostra indipendenza non sarà mai messa in discussione.

Tuttavia sui mercati c'è chi ipotizza la necessità di una acquisizione importante...

Quando ci saranno opportunità di acquisizioni le esamineremo e saranno sottoposte ai nostri azionisti.

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La bandiera di Generali sulla sede triestina

Nel piano è prevista l’uscita da 13-15 mercati non strategici. La sfida competitiva si gioca in Europa?

Il mercato europeo oggi conserva interessanti prospettive di crescita. Ma abbiamo una presenza importante anche in Asia e in alcuni Paesi dell’ America Latina.

Mediobanca da tempo ha annunciato un ridimensionamento della sua quota dal 13 al 10%. Pensa che ci sia sufficiente equilibrio fra i soci per garantire un assetto stabile?

Lavoriamo per tutti gli azionisti. Sicuramente un fattore unificante è l’obiettivo di creare valore che si traduce in una politica di dividendo e apprezzamento del titolo. Sono sicuro che su questi obiettivi abbiamo la convergenza dei soci storici e del mercato.

Pensa che l'Italia abbia bisogno di diventare più incisiva nella internazionalizzazione delle proprie imprese rispetto ai crescenti investimenti esteri in Italia?

La globalizzazione è un processo ineluttabile e tutto ciò che permette alle aziende di affrontare l’internazionalizzazione ed avere la capacità di competere sui mercati globali è positivo. Non è ragionevole difendere a tutti i costi posizioni nazionalistiche. Dobbiamo invece fare più innovazione aumentando la produttività e mantenendo la testa delle nostre imprese in Italia.

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Trieste resterà il cuore del gruppo anche dopo il completamento della torre delle Generali a Milano nel nuovo centro direzionale della finanza?

La presenza a Trieste resta fondamentale per la storia e la tradizione della compagnia. Qui ha sede il quartier generale della holding e alcune importanti direzioni. Vanno però migliorati i collegamenti con il resto del Paese, anche se qualche passo avanti è stato fatto. Per esempio l’attività del porto sta crescendo in modo importante. Il recupero del Porto Vecchio, che per le sue potenzialità mi ricorda quanto è stato fatto a Torino nell’area del Lingotto dismessa dalla Fiat, può essere il volano di una rinascita della città che auspicano tutti e non solo i triestini.

La compagnia ha avuto una forte trasformazione tecnologica. Generali sempre più modello Amazon?

Puntiamo sulla crescita sostenibile, sull’innovazione, sul rispetto dell’ambiente. Anche per questo abbiamo sviluppato nuovi prodotti assicurativi come per esempio Vitality in Germania e Francia, l'innovativo programma di salute e benessere pensato per incoraggiare e premiare una vita più sana.

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