Galateri: «Fiducia nel piano Draghi per la ripresa del Paese. Un Data center a Trieste»
TRIESTE Lo scorso anno la decisione del gruppo Generali di convocare l’assemblea a Torino, a causa delle norme restrittive anti-Covid. Domani l’assemblea, anche se senza azionisti, torna a Trieste e si riunirà per la prima volta a Palazzo Berlam, una delle sedi storiche del Leone.
Presidente Gabriele Galateri, che significato ha questa scelta nei 190 anni dalla Fondazione della compagnia?
«A Trieste ci sono le nostre radici. È importante fare sentire il nostro legame con la città in tempi così difficili. L’assemblea si riunirà domani nel palazzo contiguo al Palazzo Carciotti dove venne firmato l’atto di costituzione della società. A Palazzo Berlam è custodita la preziosa documentazione dell’Archivio storico della compagnia. Qui sono passati i protagonisti che hanno fatto la storia della compagnia, che va dai padri fondatori fino a Cesare Merzagora a Enrico Randone».
Come avete reagito alla pandemia?
«Alle Generali abbiamo subito adottato il lavoro da remoto. Uno strumento fondamentale nell’emergenza attuale per lavorare in sicurezza e che in appena due settimane è stato esteso al 90% dei nostri dipendenti».
Quali interventi avete messo in campo?
«Agiamo ogni giorno sui temi della sostenibilità. Abbiamo creato un fondo da 100 milioni di euro, già impiegato, per sostenere le comunità colpite dal Covid 19 dove le Generali operano; abbiamo messo in campo il piano Fenice da 3,5 miliardi per la ripresa delle economie Ue. Ricordo il progetto SME Enterprize per valorizzare le Pmi più sostenibili. Abbiamo di recente messo a disposizione il nostro Generali Square Garden a CityLife (già Palazzo delle Scintille) come hub vaccinale per la regione Lombardia. Siamo pronti, se necessario, a mettere a disposizione altre nostre strutture nel Paese.
Quale ruolo ha Generali in una crisi sistemica come quella attuale?
«Le Generali sono un motore di crescita economica per il nostro Paese. Nel rispetto dei nostri criteri di redditività, vedo con favore uno sforzo congiunto fra pubblico e privato ad esempio nelle opere infrastrutturali. In momenti difficili come questo ne avvertiamo la responsabilità come interlocutori del sistema istituzionale e politico per mobilitare risorse a vantaggio di famiglie e imprese. Possiamo e dobbiamo fare la nostra parte per sostenere l’economia, con prodotti e servizi diretti a proteggere salute e sicurezza. In questa direzione va anche la nostra proposta per la creazione di un fondo pandemico europeo. Il Group Ceo Donnet ne ha parlato con diversi commissari europei».
Come è andato il 2020 delle Generali?
«Siamo molto soddisfatti. Presenteremo ai soci un bel bilancio, con un patrimonio solido, nonostante uno scenario difficile per i tassi d’interesse negativi e per la pandemia. Le Generali si caratterizzano per una forte solidità patrimoniale con risultati importanti come un utile operativo da record a 5,2 miliardi (+8,3%) e un Solvency Ratio del 224% migliore rispetto alle altre compagnie europee. Siamo in linea con gli obiettivi del piano strategico Generali 2021. Rilevo anche l’ottimo andamento del titolo che negli ultimi sei mesi ha guadagnato quasi il 40%»
Lo scorso anno si era deciso di far slittare il pagamento della seconda tranche di dividendo per le imposizioni delle autorità finanziarie europee e Ivass. Quest’anno soci soddisfatti?
«Sarà proposto un dividendo di 1,47 euro da pagare in due parti: la prima relativa al bilancio 2020 sarà di 1,01 euro e sarà liquidata a maggio, la seconda tranche, relativa alla parte del dividendo 2019 non distribuita, pari a 0,46 euro, sarà erogata a ottobre alle condizioni previste. Un risultato importante nonostante i tassi di mercato negativi in Europa. Fra i nostri azionisti non ci sono solo grandi investitori e fondi istituzionali ma anche famiglie, fondazioni, piccoli imprenditori oggi in difficoltà o in crisi di liquidità. Anche il dividendo diventa una boccata d’ossigeno sul territorio per dare una mano al Paese».
Vede spiragli di ripresa dopo la più grave crisi mondiale dal dopoguerra?
«Sul piano economico si pensava di avere già visto il peggio nella crisi finanziaria dei mutui subprime nel 2008. Purtroppo non è andata così. Con l’avanzata del piano di vaccinazioni a livello mondiale dovremmo vedere la fine del tunnel. Anche negli Stati Uniti con la presidenza Biden la situazione è molto migliorata grazie a consistenti pacchetti di aiuti da 2-3 miliardi di dollari nella sanità e nelle infrastrutture. L’Europa grazie al Next Generation Ue e al Recovery Fund sta dando prova di grande determinazione nell’uscire dall’emergenza».
E l’Italia di Draghi?
«Le risorse del Next Generation per 248 miliardi sono fondamentali per il cambiamento del Paese. Il programma del governo va nella giusta direzione soprattutto quando punta su rilancio delle infrastrutture, semplificazione burocratica e transizione sostenibile dell’economia. Bisogna ridare fiducia a chi vuole investire. C’è un’enorme quantità di risparmio privato congelato per l’incertezza. Ho fiducia. Il premier Draghi, che gode di grande prestigio nelle istituzioni europee, ha qualità professionali, competenza e credibilità. Se possibile un termine di paragone il suo prestigio è pari a quello che poteva avere l’Avvocato Agnelli o Guido Carli governatore di Bankitalia. Nel governo ho grande stima di molti ministri, come Roberto Cingolani, che è stato per anni direttore scientifico dell’Istituto italiano di tecnologia di Genova da me presieduto, Daniele Franco, Dario Franceschini, Maria Cristina Messa e molti altri».
Aviva ha scelto di vendere le sue attività in Polonia ad Allianz per oltre 2,5 miliardi cui erano interessate anche le Generali. Com’è andata?
«L’Est Europa è uno dei mercati dove stiamo investendo molto e gli obiettivi di rafforzamento restano immutati. Abbiamo pronti 2,3 miliardi per acquisizioni, e come ha detto il Group Ceo Philippe Donnet, siamo pronti a valutare opportunità ma sempre stando molto attenti al rigore finanziario. In Polonia si era arrivati a un prezzo troppo elevato e non abbiamo rimpianti. In linea con il piano strategico abbiamo già compiuto diverse acquisizioni investendo circa 1,8 miliardi. Le ultime operazioni, dal Portogallo alla Grecia, ci hanno consentito di rafforzarci in Paesi in cui eravamo già presenti».
Quanta armonia c’è nel cda? Si è parlato di un cda diviso sul dossier malese.
«Una differenza di vedute su dossier complessi nei consigli delle grandi imprese, e l’ho verificato di persona nei consigli di cui ho fatto parte da Fiat e Telecom, può succedere. Il mio impegno personale è quello di aiutare questo gruppo, il management e il consiglio di cui fanno parte persone di grande qualità ed esperienza, a svilupparsi e a crescere».
Nella primavera del 2022 scadrà il board delle Generali e sarà il cda a presentare la sua lista.
«Ci penseremo al momento opportuno. Qualsiasi decisione spetterà al consiglio. La governance delle Generali ha finora funzionato bene ed è molto apprezzata dal mercato».
A Trieste il peso nel capitale degli azionisti privati Caltagirone e Del Vecchio è cresciuto nel tempo rispetto a Mediobanca. Come valuta il rafforzamento di Del Vecchio in Piazzetta Cuccia dove è divenuto primo azionista?
«Non commento le scelte di investimento dei nostri azionisti in altre società. Il Cav. Del Vecchio è un grande imprenditore, azionista stabile delle Generali, in cui credo investa perché ha fiducia in questa Compagnia e nella sua redditività. Nel nostro board, come in quello di altre aziende in cui ho lavorato, ho conosciuto altri imprenditori come lui di straordinaria capacità».
Cosa avete in serbo per i 190 anni per Trieste?
Abbiamo perfezionato da poco un accordo fra i centri di ricerca del territorio per la creazione di un Data Science Hub. Una operazione coordinata dal nostro Cfo Cristiano Borean, neo-presidente del Mib Trieste, che tra l’altro vanta un Phd in fisica delle particelle.
I big data sono una grande risorsa ma l’interesse di questa iniziativa è rilevante perché promuove un trasferimento della conoscenza da parte degli enti di ricerca verso applicazioni di business. . —
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