Galan difende l’Euroregione: io e Illy puntiamo a Est
Ma il Pdl si schiera con Frattini. L’assessore Iacop: no sbaglia, il nostro obiettivo è unire
TRIESTE
«Noi veneti ci sentiamo a casa nostra a Trieste come a Lubiana, a Klagenfurt come a Fiume. Sappiamo fin troppo bene che esiste una questione settentrionale ma, in quest’ambito, lo spazio storico, culturale, economico e sociale cui guardiamo è il Nordest». Gianfranco Galan difende a spada tratta l’Euroregione. Quella che vuole costruire con l’«amico» Riccardo Illy e che tuttavia, in piena campagna elettorale, vede attaccata da alleati e colleghi di partito. Il governatore del Veneto ha già risposto a tono a Umberto Bossi quando, chiudendo la sessione del Parlamento del Nord, ha messo la Padania di traverso sulla strada della «casa comune» tra Friuli Venezia Giulia, Veneto, Carinzia e, possibilmente, Slovenia e Croazia.
Adesso, seppur pacatamente, fa il bis e respinge le critiche che Franco Frattini, ex ministro degli Esteri e vicepresidente della commissione europea, ha lanciato. Paventando una divisione del Nord e raccogliendo la visione del Senatur di un’Euroregione lombardo-veneta. Lamentando l’assenza della Slovenia. Criticando la politica degli annunci e invitando ad attendere il nuovo governo. Ma mentre i big del Partito delle libertà del Friuli Venezia Giulia applaudono Frattini che martedì arriverà a Udine da candidato, attribuendogli il merito d’aver «smascherato il grande bluff illyano», Galan non teme d’andare controcorrente. E spendersi per «un progetto che non ha nulla di astratto, improvvisato o accelerato»: «Di astratto c’è solo il ritardo con cui i governi italiani si muovono. Ritardo insopportabile. Ma noi - aggiunge il forzista - stiamo lavorando da anni. Come Veneto siamo primi in Italia per l’utilizzo dei fondi europei. Abbiamo costituito l’Alpe Adria ancora negli anni Settanta. Abbiamo presentato tantissime iniziative transfrontaliere. E al castello di Duino Aurisina, dove abbiamo deciso che Trieste sarà la capitale, abbiamo elaborato insieme a Friuli Venezia Giulia e Carinzia, in un anticipo di Euroregione, molti progetti comuni che vanno da infrastrutture a sanità: mi sono commosso».
Nessuno, pertanto, provi a mettere i bastoni tra le ruote: «È entrata nel cuore e nella mente dei nostri cittadini come il federalismo fiscale, compreso e acquisito nelle nostre campagne ben più che a Roma o a Milano». E nessuno si sogni di snaturarla: «Le nostre strade e le nostre ferrovie portano a est. Noi vogliamo che i nostri aeroporti servano la nostra economia e il nostro turismo. O forse qualcuno ritiene che i nostri turisti debbano scendere a Malpensa?». Galan non incassa nemmeno l’affondo dell’ex ministro degli Esteri sull’assenza di Lubiana: «Mica lo scopriamo adesso. Faremo di tutto perché la Slovenia entri, ma nella consapevolezza che la politica significa investire nel futuro, e non solo nell’oggi».
Insomma, Bossi, Frattini e gli altri si rassegnino: «Vogliamo l’Euroregione. E l’otterremo. Ma tutti, nel centrodestra come nel centrosinistra, dovrebbero darsi da fare. Tanto più che parliamo di un’istituzione prevista dalla Ue, mica dall’Alaska...». E Illy? Il governatore del Friuli Venezia Giulia, mentre quello del Veneto si appassiona e si dilunga, risponde con l’ironia: «Siccome Frattini è il presidente della commissione scuole e maestri di sci, e quindi è anche il mio presidente, non potrei mai contrastarlo». Subito dopo, però, delega a Franco Iacop il compito di replicare nel merito. E l’assessore agli Affari europei non si fa pregare: «Frattini sbaglia. Le Euroregioni non sono strumento di divisione nazionale, bensì di integrazione europea». Nessuna divisione o spaccatura del Nord, dunque.
Tanto più che il Lombardo Veneto, con il Friuli, non ha granché da spartire: «Ma forse Frattini non conosce la storia della nostra regione. E non sa che ben più solide e importanti sono state le nostre collaborazioni con Carinzia, Slovenia e l’intera area mitteleuropea». Magari, incalza Iacop, non sa neppure che le collaborazioni si sono intensificate negli ultimi anni, con tanto di giunte «senza confini»: «È proprio questo mondo che vogliamo ancorare con l’Euroregione in un’Europa non più divisa». Quel che desta ancor più stupore, però, insiste l’assessore alle Autonomie locali, è che «un ex vicepresidente della Ue non sappia la differenza tra direttiva europea, per la quale servono determinati adempimenti dei governi nazionali, e regolamenti europei, per i quali bastano atti applicativi».
I Gruppi europei di cooperazione territoriale, quelli che danno veste giuridica all’Euroregione, spiega Iacop, «sono previsti da un regolamento e quindi possono essere subito realizzati». Non servono nuove leggi organiche, dunque, né l’Italia può ritoccare in maniera restrittiva quel regolamento europeo. Deve semplicemente limitarsi ad adottare le disposizioni applicative: «E lo deve fare subito perché è già in ritardo. Sennò ricorreremo alla Corte di giustizia europea».
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