Fvg, vitalizi più ricchi per la pattuglia degli ex di Palazzo
TRIESTE. «Non ricordo», «non ho le carte», «non so». C’è sempre imbarazzo a parlare dei vitalizi di Palazzo. Pure stavolta. Nel comunicare l’approvazione del bilancio di previsione 2018-2020 da parte dell’Ufficio di presidenza, il Consiglio regionale rende note al centesimo le spese per pulizia sedi, cancelleria e noleggio fotocopiatrici. Ma sul capitolo «assegni degli ex» si limita a informare che «la spesa è stata calcolata considerando che dal 1 luglio 2018 terminano sia la riduzione prevista dalla legge regionale 2/2015 sia il blocco della rivalutazione annuale della misura del vitalizio previsto dalla L.R. 3/14».
Qual è il risultato finale del calcolo? Non lo si precisa. Ma è inevitabilmente all’insù. Franco Iacop parla di un «+3%» rispetto a un moloch che quest’anno è costato poco meno di 7 milioni di euro. Il presidente dell’assemblea legislativa non può però che confermare che, dal secondo semestre del prossimo anno, i 209 tra ex consiglieri e aventi diritto con reversibilità recupereranno la loro pensione al 100%. Il 30 giugno scadrà infatti il dettato della legge 2 del 2015, l’intervento a tempo scattato nel marzo di quell’anno che ha sforbiciato gli assegni mensili lordi da un minimo del 6% tra i 1.500 e i 2.000 di importo a un massimo del 15% oltre i 6.000 euro, con una maggiorazione del 50% per chi già godeva di un vitalizio dal Parlamento (italiano o europeo) o da altri Consigli regionali. Si va da 36 a oltre 800 euro in meno al mese.
Qualche esempio? L’importo più alto, quello di Roberto Antonaz e Gianfranco Moretton tra gli altri, è ridotto di 605,55 euro ogni mese (da 6.437 a 5.831,45). Quello di Ferruccio Saro, che di vitalizi ne ha due, di 855,65 euro (da 6.202,93 a 5.347,28). Un “buco” che da luglio verrà colmato. Perché, nel Paese del «milleproroghe», il contributo di solidarietà che scade viene rimpallato alla legislatura successiva. «Se ne occuperà il prossimo Consiglio», fa sapere Iacop aggiungendo che il tema si inserisce nell’«evoluzione della disciplina dei vitalizi». Un’evoluzione, peraltro, in fase di blocco visto che il ddl Richetti sembra ormai nella palude.
Su un articolato che imporrebbe il ricalcolo contributivo, con effetto retroattivo, pure agli ex consiglieri della Regione - di fatto, un taglio medio del 40% sulle pensioni pubbliche costruite in passato con numeri sempre favorevoli alla Casta -, si era esposto la scorsa primavera, e poi di nuovo in estate, Ettore Rosato: «Ci siamo». E ancora: «Credo che il percorso si chiuderà in pochi mesi». E invece, mentre il capogruppo alla Camera del Pd ricorda di avere fatto dichiarazione di voto per l’approvazione (il 26 luglio l’ok di Montecitorio con 348 voti a favore, 17 contrari, 28 astenuti) e si ribadisce «convinto che sia una legge giusta», sono proprio alcuni senatori dem ad avere frenato.
A tirare un sospiro di sollievo sono evidentemente anche i tanti ex eletti di piazza Oberdan. Mario Toros, 34 anni filati in Parlamento, se passasse la riforma, perderebbe 2.750 euro al mese. Giulio Camber, che si è fermato a 26 anni tra Camera e Senato, se ne vedrebbe tagliare solo un po’ di meno: 2.560. Continuerebbero a viaggiare ancora attorno ai 4mila euro netti di vitalizio al mese: niente male, ma non più come prima. Stessa riduzione, sempre del 40% anche secondo la simulazione del presidente dell’Inps Tito Boeri, pure per chi ha il doppio vitalizio. Non solo Saro, anche Roberto Antonione, Milos Budin, Giorgo Rossetti. A tutelarli, nessun dubbio, c’è il presidente dell’associazione degli ex Dario Barnaba che, da mesi, considera incostituzionale la proposta Richetti.
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