Fvg Strade scarica i dipendenti triestini
Fvg Strade trasloca e “asfalta” i dipendenti triestini. La società regionale che si occupa della gestione e della manutenzione della viabilità in Friuli Venezia Giulia ha disdetto il contratto di affitto nella sede del capoluogo, in via Mazzini, e si prepara al trasferimento. Tra le ipotesi caldeggiate dalla dirigenza lo spostamento all’Interporto di Cervignano. Con una particolarità: l’azienda, per le future assunzioni, intende favorire i friulani. Lo dice piuttosto chiaramente uno dei passaggi contenuti in una comunicazione interna tra il direttore generale, Augusto Burtulo, e il presidente Roberto Paviotti: «È presumibile che le nuove procedure di selezione porteranno a diluire la percentuale di residenti a Trieste sul totale dei dipendenti», si legge in un documento del 17 settembre. Parole che non mancano di innescare scintille sul fronte politico e che mettono in imbarazzo gli ambienti della giunta. Una gaffe, insomma, che l’assessore Mariagrazia Santoro si affretta subito a correggere: «Non faremo discriminazioni».
Lo scambio di vedute tra il management ha ragioni economiche: mantenere gli uffici nel capoluogo costa troppo. Se n’è accorta proprio la giunta che, alle prese con la spending review, ha invitato Fvg Strade a prospettare soluzioni diverse. L’analisi del direttore, che prevede l’unificazione delle basi operative di Trieste e Udine nella più funzionale palazzina di proprietà dell’Interporto di Cervignano, fa innanzitutto notare le ingenti somme che l’azienda deve sborsare annualmente per l’affitto in via Mazzini: sono 213.042,36 euro; mentre il canone per gli uffici friulani, parzialmente in comodato gratuito dall’Anas, pesa per 22.545,60 euro. Con i costi di posti auto, riscaldamento e acqua, si raggiungono i 311.898,28 euro. Gli spazi di Cervignano, invece, non richiederebbero più di 150mila euro, comprensivi delle spese vive. Il risparmio supererebbe i 150mila annui. Un’operazione che, in definitiva, consente di portare soldi alle casse della Regione, dal momento che l’Interporto è controllato da Friulia.
Tra le “controindicazioni” il direttore non manca di segnalare la questione dipendenti: 36 dei 94 in servizio sono residenti nel capoluogo, ma 14 hanno un’età superiore ai 58 anni. «Sarà necessario provvedere al loro rimpiazzo», si evidenzia nel documento. Spostando il baricentro a Cervignano, si dovrà «diluire la percentuale di residenti a Trieste sul totale». Diluire i triestini? Il consigliere regionale del Pd, Stefano Ukmar, sbotta: «Probabilmente ci sarà qualche cattedrale nel deserto da riempire in quel di Cervignano - afferma -. L’ intento del direttore che con questa operazione si propone di diluire il numero dei dipendenti triestini dell’ azienda appare invece irricevibile - insiste - poiché lede la dignità dei lavoratori triestini e l’immagine della città stessa. Spero che qualcuno lo richiami».
La vicenda non passa inosservata ai Verdi. «Siamo stupiti dalla strategia suicida adottata dalla giunta Serracchiani – attacca il portavoce Alessandro Claut – che sotto certi aspetti fa perfino rimpiangere Tondo. Fvg Strade deve continuare ad avere questa organizzazione "federalista" perché meglio risponde alle esigenze dei cittadini. Ci sono diversi aspetti negativi - osserva - ma il principale è sicuramente lo spreco di denaro pubblico, visto che la Regione continua a spendere 250mila euro di affitto per la sede di Trieste nonostante tutti gli edifici di sua proprietà che sono in stato di abbandono in città. Solo delle persone incompetenti possono scrivere, tra l'altro, che l'obiettivo dello spostamento della sede è detriestinizzare la Regione. Come minimo - conclude - ci aspettiamo che chi ha permesso ai suoi collaboratori di scrivere queste scemenze rassegni le dimissioni».
Santoro frena: «Ci sono altre ipotesi al vaglio, tra cui la possibilità di trasferire la sede nel palazzo della Regione in Scala dei Cappuccini, nel capoluogo. In ogni caso - spiega - non c’è alcun intendo punitivo rispetto alla residenza. Qualsiasi decisione sarà presa con grande attenzione e in accordo con le parti sociali».
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