Fvg, parte la corsa a ostacoli a 1531 cattedre regionali

I sindacati quantificano i posti del concorsone. «Sono troppo pochi. Precari penalizzati. Minoranza slovena dimenticata»
Alcuni bambini a scuola
Alcuni bambini a scuola

TRIESTE. Ci sono oltre 1.500 posti per il Friuli Venezia Giulia nel nuovo concorso bandito dal ministero. Ma non basta. Questione di numeri ritenuti non sufficienti e di modalità che escludono i non abilitati, denunciano le categorie.

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«Il concorso è naturalmente un bene - sintetizzano i segretari Adriano Zonta (Flc Cgil), Donato Lamorte (Cisl Scuola) e Ugo Previti (Uil Scuola) -, ma non risolverà il problema del precariato». Zonta aggiunge un rilievo locale: «Anche stavolta non si è pensato all’insegnamento dello sloveno. Si tratterà pure di una minoranza, ma le minoranze andrebbero rispettate».

Le cifre, viste le tabelle romane, le diffonde la Uil. Previti conta 1.531 posti a cattedra per la regione su un totale di 63.712 messi complessivamente a concorso a livello nazionale. Il maggior numero interessa le primarie (482), quindi le scuole dell’infanzia (189). Cifre importanti anche per lettere (112 tra medie e superiori), matematica e scienze (99), scienze motorie (47), tecnologia (45) e arte (43).

Al bando potranno partecipare tutti gli insegnanti in possesso di titolo abilitante, ed è su questo che i sindacati contestano, ad eccezione del personale con contratto a tempo indeterminato, compreso chi è in possesso di diploma magistrale conseguito entro l’anno scolastico 2001/02. Le domande dovranno essere presentate, esclusivamente on line, attraverso il portale Polis-istanze, entro le 14 del 30 marzo.

Il concorso, che diversamente dal passato non prevede alcuna preselezione, si svolgerà con una prova scritta con otto domande sulla materia di insegnamento, sei a risposta aperta e due, in lingua straniera, a risposta chiusa. Le date saranno rese note con avviso in Gazzetta Ufficiale previsto per il prossimo 12 aprile. Quanto alle sedi d’esame saranno interessate diverse regioni d’Italia. Molti aspiranti docenti si confronteranno con il test scritto in Veneto e in Lombardia. Ma per alcune classi di concorso ci si dovrà recare anche in Emilia Romagna, Lazio, Liguria, Campania, Puglia o Sicilia.

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Un appuntamento benvenuto, concordano Cgil, Cisl e Uil, ma le criticità non mancano. «A chi ha servito il paese insegnando nelle scuole italiane con contratti di lavoro precario per un lungo tempo - commenta il segretario generale di Uil Scuola Fvg Previti - si propone un concorso per coprire il turnover dei prossimi tre anni, ma si tratta di una proiezione che non può garantire a tutti di trovare posto. Molti continueranno a lavorare con contratti precari o rimarranno senza lavoro. In sostanza - insiste l’esponente sindacale - è mancata la fase di raccordo tra la legge 107 del 2015 e il concorso. E si continua a non mettere al centro dell’attenzione le persone».

Osservazioni molto simili anche da parte di Cgil e Cisl. Secondo Zonta (Cgil) «i 1.500 posti a disposizione per il Fvg non possono bastare, andrebbero stabilizzati almeno altrettanti precari».

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Dopo di che risulta indigeribile il paletto dell’abilitazione «che di fatto esclude chi già da tempo insegna. Si tratta di una disuguaglianza gravissima, oltre che, a livello pratico, di un modo per costringere varie persone a spendere soldi per fare i Tfa, Tirocini formativi attivi». Il risultato è che anche «chi ha vinto cause in sede di Corte di giustizia europea rischia di essere tagliato fuori una volta ancora».

Mentre Lamorte (Cisl) paventa una stagione di ricorsi: «Se è vero che il concorso serve alla stabilizzazione, si escludono dalla corsa migliaia di insegnanti in possesso di laurea e al lavoro da anni. Una penalizzazione che inevitabilmente favorirà le impugnazioni. Serve dunque dare la possibilità di accedere all’abilitazione perché altrimenti, è il caso della nostra regione, continueremo a non trovare più docenti, specialmente nelle primarie. Solo con le stabilizzazioni si garantisce efficienza e qualità alla scuola».

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