Fvg, l'assalto di mille pirati del welfare

Ben 943 irregolarità accertate a fronte di 1.300 controlli complessivi, cioè il 73% del totale. Sono i numeri del fenomeno dei “furbetti della sanità” in Friuli Venezia Giulia
GUARDIA DI FINANZA CONTROLLO DOCUMENTI CONTABILI ISPEZIONE FISCALE - GDF.STANDARD & POOR'S - fotografo: IMAGOECONOMICA
GUARDIA DI FINANZA CONTROLLO DOCUMENTI CONTABILI ISPEZIONE FISCALE - GDF.STANDARD & POOR'S - fotografo: IMAGOECONOMICA

TRIESTE Ben 943 irregolarità accertate a fronte di 1.300 controlli complessivi, cioè il 73% del totale. Sono i numeri del fenomeno dei “furbetti della sanità” in Friuli Venezia Giulia. Regione in cui, al pari di quanto avviene in tante altre realtà italiane, esiste un piccolo esercito di finti poveri e presunti nullatenenti. Cittadini che, in realtà, possono contare su redditi consistenti e risparmi corposi, e non hanno quindi alcun titolo per accedere alle prestazioni sanitarie agevolate.

A tenere alta la guardia contro i “pirati del welfare”, tentando di stanarne il maggior numero possibile, sono gli uomini della Guardia di Finanza. Sono stati loro ad accertare dal 2013 al 2017 ammanchi nelle casse pubbliche attorno al milione da parte di cittadini che hanno beneficiato di prestazioni sociali agevolate o evitato di pagare il ticket sanitari senza averne titolo. Errori compiuti magari in buona fede ma soprattutto false autocertificazioni reddituali alla base di questo trend che, come detto, ha coinvolto quasi 1.300 controlli da parte dei comandi provinciali delle Fiamme Gialle del Fvg, di cui 943 hanno dato esito d’irregolarità.

I dati forniti dal Comando regionale del Fvg delle Fiamme Gialle riguardano il periodo che va dal 2013 ai primi sei mesi di quest’anno. Una maxi frode che la Finanza cerca di arginare con controlli sempre più stringenti. Lo Stato a sua volta mette in campo strumenti di valutazione maggiormente difficili da manipolare. Ticket e prestazioni prendono due strade completamente diverse, coinvolgono lo stivale dal Nord al Sud. Il Fvg si ritaglia una posizione di tutto rispetto ai piani alti della lista delle regioni meno virtuose.

Una parte corposa delle irregolarità si riferisce ai ticket sanitari, vale a dire a quei contributi che i cittadini danno alla spesa sanitaria, pagando una quota specifica per alcune prestazioni comprese nei livelli essenziali di assistenza, come farmaci e visite mediche. In base a particolari esoneri, alcuni contribuenti hanno diritto ad aiuti per un reddito basso, determinate condizioni sociali, presenza di specifiche patologie, riconoscimento dello stato di invalidità e altri casi particolari. L’altra partita riguarda le prestazioni sociali agevolate, cioè gli aiuti economici e i servizi sociali di assistenza che spettano ai cittadini sulla base della loro condizioni economica e sociale: bassi redditi, nuclei famigliari numerosi, anziani soli con necessità di aiuto. In questi casi si può beneficiare di assistenza domiciliare e vari sostegni.

È il caso delle prestazioni sociali agevolate a lasciare i maggiori buchi nei bottini dello Stato. Persone con patrimoni ben più ricchi di quello che dichiarano ogni anno al Fisco riescono a rientrare nel gruppo dei cittadini “bisognosi” da soccorrere. «La posizione geografica della nostra regione - afferma il comandante della compagnia di Gorizia Andrea Gilardenghi - offre anche la possibilità di aprire conti correnti oltreconfine, che nascondono il reale cespite. Viene occultata così la reale capacità reddituale. Però grazie agli accertamenti incrociati riusciamo sempre più a monitorare il fenomeno».

Si va a finire così pure nel penale, rischiando anche la reclusione da sei mesi a tre anni. Si parla di 84 denunce dal 2013 ai primi mesi del 2017 per prestazioni agevolate. Somme più basse per i ticket che sono sfociate in una sola denuncia. A legiferare questo reato è l’articolo 316 ter del codice penale. Per somme indebitamente percepite pari o inferiori ai 3.999,96 euro si applica soltanto la sanzione amministrativa che va da 5.164 euro a 25.822 (non può superare il triplo del beneficio conseguito). Con una veloce operazione aritmetica, stabilita sulla base dell’importo minore che solitamente viene applicato, si scopre che le ammende potrebbero ammontare a circa 5milioni di euro dal 2014 al 2017.

Nel caso dei ticket, secondo Gilardenghi, possono pesare errori frutto di incomprensioni tra chi sta allo sportello e il fruitore delle prestazioni. «Potrebbero esserci delle indicazioni dei codici relativi alla categoria per esenzione di ticket oppure la persona ad esempio disoccupata che si reca negli uffici fa riferimento all’anno in corso, quando la situazione reddituale si riferisce all’anno precedente». La classifica delle province Fvg più “disoneste” vede al primo posto Udine, seguita da Trieste, Pordenone e Gorizia.

Discorso a parte per un’altra tipologia di dati, quelli del Gruppo spesa pubblica e danni erariali delle Fiamme Gialle. In base a questi numeri, riferiti al solo 2017, il Fvg si colloca all’ottavo posto, prima della Sicilia, accumulando un insieme di ticket evasi per un totale di 53.583 euro e sanzioni pari a 84.533 euro.

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